Rocco Moliterni
Leggi i suoi articoliTorino con le sue nove stelle Michelin è una città d’eccellenza per la ristorazione, ricca anche di trattorie, qui chiamate piole, bistrot, pizzerie (da provare almeno una volta la pizza al padellino che è una specialità torinese) e locali di street food. In zona Lingotto, non lontano dall’Oval, c’è la Pista sul tetto della vecchia fabbrica di automobili (via Nizza 262), dove il giovane chef Alessandro Scardina sfodera una cucina che va dai classici piemontesi a piatti di chiara influenza orientale. Menu a 80 e 95 euro. Non distante all’interno di Green Pea, in via Fenoglietti 20, il ristorante Casa Vicina propone una cucina dalle salde radici piemontesi ma ricca di innovazione, da non perdere un classico come la Bagna Cauda nel bicchiere (menu a 110 e 150 euro). All’interno di Eataly (via Fenoglietti 14) ci sono vari ristorantini ma vale la pena di assaggiare i mitici agnolotti del plin di Lidia Alciati nel ristorante Giù da Guido, gestito dal figlio Ugo, dove non mancano in questa stagione i piatti al tartufo. Si spendono 40 euro per mangiare, ma la cantina è immensa e ovviamente il tartufo fa salire i costi.
Cinque proposte per chi ama le esperienze stellate. Un viaggio nel cuore della Torino sabauda si fa tra gli specchi e gli stucchi del ristorante del Cambio (piazza Carignano 2), dove Matteo Baronetto sposa i classici con le sue invenzioni. Menu a 185 euro. Davide Scabin, genio e sregolatezza della ristorazione torinese, officia al Carignano dell’Hotel Sitea (via Carlo Alberto 35) dove ogni piatto è una sorpresa. Menu a 260 euro. Un mix di invenzioni di Ferran Adrià e di cucina emiliana si trova invece da Condividere nella Nuvola Lavazza (via Bologna 20): il locale di Federico Zanasi offre menu a 120 e 140 euro. Torino dall’alto si gode al Piano 35, il ristorante di Marco Sacco al 35mo piano del Grattacielo di Intesa Sanpaolo (corso Inghilterra 3). Menu da 110 a 140 con scelta tra cucina piemontese, italiana e di lago. Il vegetale al centro è invece lo slogan di Cristian Mandura all’Unforgettable di via Valerio 5 dove c’è un solo lungo tavolo e più che mangiare sembra di partecipare a una jam session jazzistica. Menu a 150 euro.
Mandura dal 10 ottobre firma anche i piatti della Maison Capriccioli, uno storico ristorante di pesce in via San Domenico 40. Menu a 70 e 90 euro. Per chi ama i piatti di mare di scuola pugliese (crudi strepitosi) un indirizzo sicuro è il Tiffany Bistrot di via Pertinace 19 a Mirafiori Nord. Di scuola siciliana il Fratò di via Andrea Doria 21 da poco supervisionato da Federico Allegri. Siciliano con influenze orientali anche l’Oinos di via della Rocca 39. Una novità è il Pollastrini di corso Palestro, storica insegna di cucina piemontese diventato da poco una trattoria di mare. Autentica trattoria o meglio piola di cucina toscana tra terra e mare è Lauro in via Airasca 13, zona San Paolo.
Un discorso sulle piole, le antiche trattorie torinesi, dove mangiare tomini al verde e peperoni con la bagna cauda porta alle Antiche Sere, di via Cenischia 9, o alle Ramine di via Isonzo 64. Sono entrambe in zona San Paolo, non distanti dalla Fondazione Merz e dalla Fondazione Sandretto, in via Modane 16, dove da poco, dopo la chiusura del ristorante stellato Spazio 7, ha riaperto la caffetteria con l’insegna Stella Caffe.
Per finire due posti del cuore. Il Parlapà, enoteca con cucina di corso Principe Eugenio 17, dove non manca mai in menu il rognone, e il Ristoro 28 di via Pigafetta 28, dove Raffaella Garcia propone un mix di cucina di terra e di mare.
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