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Rocco Moliterni
Leggi i suoi articoliLa notizia bella è che dopo alcuni mesi di chiusura per restauri ha riaperto la Caffetteria dei Musei Reali di Torino. Quella brutta (si fa per dire) è che la proposta rispetto a una visita di qualche anno fa sembra di un’aurea mediocrità, al di sotto di quanto un posto così affascinante e la sempre maggiore presenza di turisti stranieri meriterebbero. Affascinante perché nel Caffè Reale quasi nascosto al fondo del cortile dello storico palazzo sembra di essere in un film: le due sale conservano antichi e altissimi armadi a vetrina in cui è esposta una collezione di porcellane Richard Ginori oltre a manufatti in argento e metallo. Sulle mensole sono in bella vista oltre trecento oggetti perlopiù utilizzati per la tavola reale. In mezzo a tutto questo ben di dio ci si trova fuori dal tempo e quasi in imbarazzo a ordinare una cioccolata piuttosto che un bicerin, la classica bevanda torinese di caffè, cioccolato e crema di latte.
Io ci sono andato il primo martedì di maggio in orario da aperitivo e per questo ho chiesto un vermouth e un tramezzino, due must della cultura enogastronomica torinese. Per chi non è di Torino c’è da ricordare che tanto il vermouth quanto il tramezzino sono nati nella capitale sabauda. A poche decine di metri da Palazzo Reale una lapide commemora Benedetto Carpano, che nel 1786 inventò in quel palazzo il vermouth facendo nascere l’epopea degli aperitivi. Poco distante sotto i portici di piazza Castello c’è lo storico Caffè Mulassano dove negli anni ’30 del secolo scorso nacque il tramezzino, con la complicità di D’Annunzio. Mi sarei aspettato se non proprio una carta dei vermouth almeno un minimo di scelta. Nulla di tutto ciò: propongono un solo vermouth bianco di produzione industriale che servono quasi annacquato per il troppo ghiaccio. Non va molto meglio con i tramezzini: ce ne sono solo di tre tipologie, io ho scelto quello tonno e olive e mi è arrivato freddo di frigo e ancora avvolto in un triste sudario di pellicola trasparente. Certo si possono anche mangiare piatti caldi e freddi. Di caldi oltre ai plin della tradizione piemontese, lasagne alla bolognese e parmigiana di melanzane. Tra i freddi una scelta di insalata russa, battuta di fassona, vitello tonnato, caprese e insalate varie. Ci sono proposte di brunch e di «merenda sinoira» (tradizionale pasto pomeridiano piemontese, che può sostituire la cena) e anche di colazioni e merende reali con dolci e biscotti, bicerin e cioccolata. Io ho speso con un caffè 18 euro ma sono rimasto persuaso che come biglietto da visita della città la Caffetteria dei Musei Reali non faccia (ancora?) sognare.
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