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La Galerie Christian Deydier al 30 di rue de la Seine a Parigi

Courtesy Galerie Christian Deydier

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La Galerie Christian Deydier al 30 di rue de la Seine a Parigi

Courtesy Galerie Christian Deydier

Christian Deydier chiude la sua galleria parigina

A poche settimane dall’introduzione della nuova normativa europea sull’importazione di oggetti di oltre 200 anni («Un sistema che rende le cose sempre più complicate per questo tipo di commercio»), l’antiquario, specialista in arte cinese, organizza la sua ultima mostra a Parigi. Proseguirà l’attività a Hong Kong 

Mentre a Parigi è in pieno svolgimento il Printemps asiatique, evento dedicato alle arti orientali, uno dei più eminenti mercanti specializzati in questo settore organizza la sua ultima mostra a Saint-Germain-des-Prés. Christian Deydier ha infatti deciso di chiudere i battenti della sua galleria in rue de Seine il prossimo autunno, «il tempo necessario per sbrigare le pratiche burocratiche, imballare, classificare le scorte e gli archivi, compresa la biblioteca, e spedire tutto nei magazzini», confida. Si ritirerà nella sua seconda galleria situata a Hong Kong, pur mantenendo una residenza secondaria a Venezia.

Tra i motivi principali che hanno spinto l’ex presidente del Syndicat national des antiquaires (Sna) francesi a prendere questa decisione figurano alcune piccole contrarietà amministrative. Innanzitutto, la lentezza del Service des musées de France nel concedere le licenze di esportazione, che sempre più spesso richiedono tempi «aberranti», come li definisce Deydier, mentre la legge prevede un termine massimo di due mesi. Ciò complica le transazioni o i prestiti per le mostre. 

Altro motivo di preoccupazione: la nuova legislazione europea che entrerà in vigore il 28 giugno 2025 in materia di importazione nell’UE di oggetti di oltre 200 anni. D’ora in poi sarà necessario presentare i documenti e la fattura originali in caso di rivendita, cosa spesso difficile per i reperti archeologici più antichi: «Un sistema che rende le cose sempre più complicate per questo tipo di commercio», commenta l’antiquario.

Il mercante parigino preferisce ricordare i suoi momenti di gloria. Laureato in Lingua e civiltà cinese all'Università di Parigi, ha studiato Archeologia cinese all'Università di Tai Ta a Taipei prima di specializzarsi nello studio dei jiaguwen, «prima forma conosciuta di scrittura cinese, incisa su gusci di tartaruga e ossa di bufalo, risalente alla dinastia Shang [XIII-XII secolo a.C.]». Nel 1976, all’età di 26 anni, pubblica il suo primo libro sull'argomento, edito dall'École française d’Extrême-Orient. 

Esperto presso Drouot dal 1980, il grande specialista di bronzi arcaici ha poi aperto una galleria a Londra e, alla fine degli anni ’90, a Parigi.

«Ho partecipato alle più belle Biennali dell'Antiquariato, quelle con François-Joseph Graf o Karl Lagerfeld [come decoratori]», si rallegra, rimpiangendo quegli anni fastosi. Lui che ha donato molti pezzi ai musei è ancora felice di aver venduto, con grande disappunto dei migliori mercanti britannici, la collezione Meiyintang di 800 porcellane, un vasto insieme di cui una parte si trova oggi nel fondo del Museo Rietberg di Zurigo, in Svizzera.

Con il titolo «Il Qi» (La forza vitale) dal 4 al 21 giugno Christian Deydier dedica un’ultima mostra a sette oggetti unici ed eccezionali, tra cui uno splendido cavallo in bronzo cinese della dinastia Han orientale (25-220 d.C.) e un eccezionale bodhisattva seduto delle dinastie Song o Jin (fine del X-inizio del XII secolo), di cui un modello simile è conservato al Metropolitan Museum of Art di New York. Si tratta, sottolinea, del «regalo d'addio dell'antiquario francese che ero e non è senza un pizzico di malinconia che continuerò a esercitare la mia professione, la mia passione, sotto altri cieli».

 

Christian Deydier

Alexandre Crochet, 05 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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Christian Deydier chiude la sua galleria parigina | Alexandre Crochet

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