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Breve storia del futuro. In 50 opere

Breve storia del futuro. In 50 opere

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Milano. Oltra lla mostra del centenario di Bocconi, sempre oggi si apre in Palazzo Reale la mostra «2050. Breve storia del futuro» (fino al 29 maggio), a cura di P.-Y. Desalves e Jennifer Beauloye, una rassegna in arrivo dai Musées des Beaux-Arts di Bruxelles che, prendendo le mosse dal libro omonimo del 2006 di Jacques Attali (economista, giornalista, consigliere di Stato di Mitterrand, primo presidente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo e molto altro) rilegge le tematiche di quel saggio attraverso 50 opere di 46 artisti contemporanei internazionali.

Nei loro lavori (dipinti, sculture, foto, video e installazioni), ordinati in otto sezioni, gli artisti presenti indagano liberamente altrettanti nuclei concettuali esposti da Attali nel suo studio: dalla Los Angeles anni Ottanta, luogo di nascita del microprocessore (riletta da Chris Burden, Edward Burtynsky, Edward Ruscha, Tracey Snelling…), si passa al declino dell’Impero americano, identificato negli attentati dell’11 settembre 2001 (Wolfgang Staehle, Hiroshi Sugimoto) e nei successivi sconvolgimenti planetari (Mark Napier, Alighiero Boetti, Mona Hatoum).In questa fase storica Attali colloca l’avvento di un «iperimpero» fondato sulle diseguaglianze economiche (AES+F, Andres Serrano, Aaron Koblin o Gavin Turk), nel quale anche il tempo diventa merce (Gustavo Romano, Roman Opalka, On Kawara) e il corpo umano si fa macchina (Stelarc, Hans Op de Beeck): un luogo calamitoso, segnato dal sovraconsumo (John Isaacs), dalla sovrapopolazione (Michael Wolf, Yang Yongliang), dallo sconsiderato sfruttamento delle risorse naturali e dall’inquinamento (Olga Kisseleva, Robert Mundt). Da tale situazione insostenibile si genera l’«iperconflitto», agevolato da un crescente accesso alle armi di distruzione di massa (Gregory Green) e sostenuto da ideologie religiose distorte (Al Farrow). Uno scenario a dir poco catastrofico, purtroppo drammaticamente in linea con ciò che sta accadendo (il curatore non ha potuto partecipare alla conferenza stampa, poiché la bomba dell’aeroporto di Bruxelles è esplosa mentre stava per imbarcarsi per Milano), cui si oppongono però in mostra opere che alludono all’«iperdemocrazia», la quinta «ondata del futuro» secondo Attali: un momento che (se l’umanità sopravvivrà) potrebbe sfociare in un mondo migliore (Bodys Isek Kingelez, Mark Titchner, Gonçalo Mabunda, Jean Katembayi Mukendi e il progetto Little Sun). La mostra è realizzata con il sostegno di Alcantara.
 

Ada Masoero, 23 marzo 2016 | © Riproduzione riservata

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Breve storia del futuro. In 50 opere | Ada Masoero

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