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Felix Vallotton, «Le chapeau violet», 1907, prestito a lungo termine alla Fondazione Hahnloser Jaeggli. Foto di Reto Pedrini

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Felix Vallotton, «Le chapeau violet», 1907, prestito a lungo termine alla Fondazione Hahnloser Jaeggli. Foto di Reto Pedrini

Arthur ed Hedy: purché siano francesi

Capolavori della collezione Hahnloser Jaeggli all'Albertina

Flavia Foradini

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Vienna. È una delle più importanti collezioni private di arte moderna francese. Raccolta tra il 1908 e il 1936 da Arthur e Hedy Hahnloser, entrambi discendenti da grandi imprenditori tessili svizzeri, la collezione si sviluppò senza un vero e proprio disegno curatoriale, vivendo invece soprattutto del contatto diretto con gli artisti del tempo, fra cui Pierre Bonnard, Giovanni Giacometti, Ferdinand Hodler, Henri Matisse e Féliz Vallotton, e delle predilezioni personali della coppia. Col tempo numerosi lavori di altri artisti francesi come Cézanne, Renoir, Toulouse-Lautrec, Manet, Van Gogh, Gauguin, accrebbero la collezione a 500 opere.

Villa Flora a Winterthur, residenza degli Hahnloser, si trasformò in una sorta di museo e ancor più in un circolo di parenti, amici e conoscenti votati al collezionismo, ma anche al mecenatismo: assai generose furono attorno al periodo della Grande Guerra le donazioni a musei elvetici, primo fra tutti quello di Winterthur, che già nel 1916 poteva vantare un rilevante corpus di opere di arte moderna francese.

Dopo la morte della coppia, oggi sono gli eredi e la fondazione Hahnloser Jaeggli a occuparsi dell’ingente collezione, che include anche artisti svizzeri. L’Albertina espone per la prima volta in Austria dal 22 febbraio al 24 maggio col titolo «Van Gogh, Cézanne, Matisse, Hodler» una scelta di 120 capolavori tra dipinti, disegni e grafica, e li integra con opere fra l’altro dal Kunstmuseum di Berna e dal Kunstmuseum di Winterthur. Fra i lavori esposti, pure alcuni che per motivi conservativi lasciano raramente la Svizzera, come il guazzo di Van Gogh «Il caffè di notte» del 1888, non più prestato dal 1984.

Flavia Foradini, 20 febbraio 2020 | © Riproduzione riservata

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