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Alfred Sisley, «Le Chemin des Bois à Ville-d’Avray» (1879)

Courtesy Kunstmuseum Bern

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Alfred Sisley, «Le Chemin des Bois à Ville-d’Avray» (1879)

Courtesy Kunstmuseum Bern

La Svizzera e il nazismo: nuove regole sulla provenienza delle opere d’arte

Il Kunstmuseum di Berna amplia le proprie regole di condotta e le applica a un quadro di Sisley, di cui rinuncia alla proprietà

Negli ultimi anni il Kunstmuseum di Berna è stato al centro di numerose critiche, in particolare legate alla controversa eredità di 1.600 opere d’arte di proprietà di Cornelius Gurlitt, che l’istituzione elvetica accettò il 24 novembre 2014, nonostante i molti appelli a non compromettersi con un lascito strettamente legato alle persecuzioni naziste.

In mancanza di una legislazione nazionale che dirima le questioni sulla provenienza di opere d’arte, da allora il Kunstmuseum si è adoperato per emendare la propria immagine, dando il via a una serie di iniziative: nel 2014 ha adottato una categorizzazione delle opere della collezione Gurlitt (applicabile a tutte le collezioni del museo) in base alla provenienza, con un sistema a semaforo coi colori rosso-giallo-verde. Nel 2021 il museo ha rielaborato il sistema con l’introduzione di due ulteriori categorie (Berner Ampel 2021, Semaforo di Berna 2021: rosso, giallo, verde, giallo-verde, giallo-rosso), poi ampliate nel 2024 per creare un focus sulle opere non definibili come «razziate» ma soggette a transazioni inique o inadeguate in «Paesi terzi» durante il periodo nazista.

Ora l’insieme di quelle regole e dei relativi emendamenti è stato deliberato col nuovo nome Berner Ampel 2025: per la categoria giallo-rossa, il museo ha deciso di impegnarsi a entrare rapidamente in trattative con gli eredi dei proprietari originari, per una soluzione «giusta ed equa» e «rinuncia a posticipare una soluzione e ad attendere ulteriori esiti di ricerche future» come è solitamente prassi anche in altri Paesi nel caso di provenienze incerte di difficile ricostruzione. Al contrario, ha decretato l’istituzione: «La Fondazione Kunstmuseum Bern cerca attivamente una soluzione consensuale con l’aiuto di esperti riconosciuti. Lo scopo è una pacificazione di situazioni conflittuali scaturite da ingiustizie storiche. Tale scopo viene raggiunto quando si giunge a una soluzione sentita come giusta ed equa da entrambe le parti e che sia documentata in modo comprensibile anche per le generazioni future».

Parallelamente all’adozione del documento programmatico, e in applicazione delle nuove regole, il Kunstmuseum ha deliberato inoltre sulla richiesta di restituzione del dipinto «Le Chemin des Bois à Ville-d’Avray» (1879) di Alfred Sisley, avanzata dagli eredi del collezionista Carl Sachs, che il 20 agosto 2018 avevano registrato il dipinto sulla piattaforma Lost Art e il 28 febbraio 2024 avevano inoltrato richiesta al Kunstmuseum Bern per rientrarne in possesso. Il quadro era stato lasciato in eredità all’istituzione nel 1994 da Robert Werner Natter, la cui famiglia lo aveva comprato nel 1940.

In base all’attuale decisione, il museo rinuncia ora alla proprietà del dipinto perché «in conseguenza degli esiti delle ricerche sulla provenienza si evidenziano criticità rispetto alla sua vendita in Svizzera».

Carl Sachs (1858-1943) riuscì con la moglie a sottrarsi alle vessazioni naziste rifugiandosi in Svizzera nel febbraio 1939, e il 24 settembre del 1940 vendette il dipinto in questione al mercante Theodor Fischer di Lucerna, «evidentemente per ragioni di sostentamento e per potersi assicurare il permesso di soggiorno con un mutuo di garanzia di 100mila franchi svizzeri, si legge nel rapporto della commissione del museo. Tecnicamente non si tratta quindi, si sottolinea, di arte razziata, bensì di una «vendita in Paesi al di fuori della sfera d’influenza del nazismo, determinata da persecuzioni».

L’attenzione delle ricerche per dirimere il caso si è perciò concentrata sulle modalità della vendita stessa, sulla ricostruzione di tutte le transazioni riguardanti opere di Sisley avvenute in Svizzera tra il 1933 e il 1945, onde ottenere parametri di riferimento, e sul comportamento del compratore: «Sullo sfondo dei rapporti di affari tra il regime nazista e Fischer, si deve presumere che questi non solo sapesse delle sistematiche confische di beni e delle persecuzioni della popolazione ebraica ma che conoscesse la situazione personale di Sachs», è la conclusione del museo. La catalogazione come «giallo-rossa» dell’opera implica ora la tempestiva ricerca di una soluzione consensuale con gli eredi Sachs.

Fra i prossimi passi stabiliti dal museo, figurano anche decisioni pendenti su 19 opere dal lascito Gurlitt, tra cui una di Auguste Rodin («Ballerina cambogiana», 1906 ca) e tre di Pierre-Auguste Renoir: «Oedipus Rex 1» e «Oedipus Rex 2», entrambe del 1895, e «Natura morta», senza data.

Il Kunstmuseum di Berna. © Kunstmuseum Bern

Flavia Foradini, 25 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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