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La facciata del Kunstforum der Bank Austria di Vienna

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La facciata del Kunstforum der Bank Austria di Vienna

A fine agosto chiude il Kunstforum di Vienna

Dopo 150 mostre nel museo della Bank Austria (proprietà Unicredit), si attende «un funerale di infima classe con becchini italiani», lamenta la stampa austriaca

Flavia Foradini

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Dopo mesi di stillicidio è definitivo: il Kunstforum der Bank Austria chiuderà i battenti a fine agosto. L’edificio in cui ha sede l’istituzione diretta da un quarto di secolo da Ingried Brugger era stato venduto dalla banca nel 2010 alla ditta Signa dell’immobiliarista Réné Benko, che fino al crack finanziario che l’ha travolto di recente, aveva sponsorizzato il Kunstforum abbuonando il canone di affitto. Con l’entrata in campo dei liquidatori del suo impero sparso in vari Paesi, anche il palazzo affacciato sulla piazza della Freyung è stato destinato a far cassa in tempi rapidi e all’inizio del 2025 è stato trovato un acquirente nell’industriale austriaco Josef Rainer, che però si è detto disinteressato a continuare a ospitare il Kunstforum. Da qui il precipitare degli eventi verso una chiusura in tempi più che brevi.

Con il fallimento di Signa e il passaggio di proprietà «è venuto a mancare un sostegno fondamentale», ha affermato Wolfgang Schilk, ad della Bank Austria, proprietaria dell’istituzione: «Nonostante i nostri sforzi, non è stato possibile trovare un sostituto». La banca continuerà a finanziare progetti culturali e artistici, ha promesso Schilk, ma non intende più gestire un proprio spazio espositivo. Su due piani e 1.100 metri quadrati di superficie, al Kunstforum erano state realizzate 150 mostre con focus soprattutto su arte moderna e contemporanea, viste in media da 230mila visitatori all’anno, con punte di oltre 600mila nell’anno 2000.

A nulla sono valse le proteste del mondo culturale di Vienna, le lettere aperte firmate da artisti e intellettuali e le critiche sulla stampa nazionale: «Un funerale d’infima classe con becchini italiani», ha scritto l’autorevole rivista austriaca «Profil», con riferimento all’appartenenza di Bank Austria a Unicredit.

L’annunciata chiusura del Kunstforum der Bank Austria si aggiunge a quella di altri spazi espositivi privati di Vienna: quello della banca Bawag, quello della Generali Foundation (che dal 2014 ha dato in comodato la propria collezione al Museum der Moderne di Salisburgo) e quello di Francesca Thyssen-Bornemisza. Una tendenza che preoccupa gli operatori del settore, soprattutto in tempi di risparmi determinati anche dalla procedura Ue d’infrazione per deficit eccessivo, piovuta sulle spalle del nuovo Governo austriaco.

Il Kunstforum aveva preso il via gradualmente all’inizio degli anni ’80 e dal 1988 al 2000, sotto la direzione di Klaus Albrecht Schröder, era diventato un punto di riferimento nella capitale austriaca. L’importanza nel paesaggio museale di Vienna era stata poi ulteriormente rafforzata con la direzione di Ingried Brugger, subentrata in seguito al passaggio di Schröder alla guida dell’Albertina: «È una storia molto triste, ma era prevedibile, ci aveva detto Schröder quando la notizia della chiusura era stata resa pubblica. Da parecchi anni il contratto di affitto veniva rinnovato solo anno dopo anno e per soli 12 mesi, una modalità insostenibile per qualsiasi museo».

Benché a molti osservatori paia ineluttabile che venga meno un importante tassello della vita culturale e artistica di Vienna, e nonostante l’attuale diniego sia della Municipalità di Vienna sia dello Stato federale a impegnarsi per sostenere il prosieguo dell’attività espositiva, Ingried Brugger non ha abbandonato la speranza di poter ricominciare, e si sta adoperando per trovare una nuova sede e nuovi sponsor.

La mostra di Marina Abramovic prevista dal 2 ottobre al Kunstforum verrà adattata e ospitata negli spazi dell’Albertina Modern, a partire dal 10 ottobre: un salvataggio che può essere riconducibile anche al fatto che la Bank Austria è sponsor proprio dell’Albertina. In caso di cancellazione della mostra, le penali sarebbero state corpose e il danno d’immagine per la banca assai rilevante.

Una veduta dell’ingresso del Kunstforum di Vienna

Flavia Foradini, 05 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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