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Mario Cavaglieri, «Museo di Parigi», 1954, Società di Belle Arti, Viareggio (Lu)

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Mario Cavaglieri, «Museo di Parigi», 1954, Società di Belle Arti, Viareggio (Lu)

Amart, il piacere dell’antiquariato in veste cool

La partecipazione di 61 espositori, ben 13 new entry, suggella la credibilità della fiera milanese, il cui successo crescente si deve anche a una campagna pubblicitaria frizzante e ironica 

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Dal 5 al 9 novembre torna, al Museo della Permanente, l’appuntamento sempre più atteso di Amart Milano, la mostra dell’antiquariato organizzata dall’Associazione Antiquari Milanesi e Promo.Ter che, alla sua settima edizione, si presenta con 61 espositori, tra i quali figurano ben 13 nuovi partecipanti. Segno che, a dispetto del momento non facile per il settore, Amart ha saputo guadagnarsi una vera credibilità fra gli operatori. 

Milano del resto, sebbene sia la capitale del design e dell’arte contemporanea, è stata lungamente un luogo centrale per il mercato antiquario e dimostra di continuare ad amare anche l’arte antica. Come ci spiega Michele Subert, presidente dall’Associazione Antiquari Milanesi, «Milano è proiettata verso il futuro, se qualcosa di nuovo accade, accade qui, ma Milano ha anche una solida tradizione artistica, cui resta legata. Basti pensare al successo delle mostre delle Gallerie d’Italia-Milano o del Museo Poldi Pezzoli (superfluo citare quella di Piero della Francesca), che hanno avuto un’affluenza altissima. Noi ci inseriamo in questo filone». 

Giuseppe Cesari detto Il Cavalier D’Arpino, «Cristo morto sorretto da due angeli», Ars Antiqua, Milano

Jules Petillion, «Boulevard extérieur: Rue Lafayette, Paris», Les Galeries Du Luxemburg, Bergamo

Rilanciata nel 2018 dall’allora presidente dell’Associazione, Domenico Piva, dopo anni in cui a Milano non c’erano più state mostre di antiquariato, Amart conosce un successo crescente, grazie anche al processo di svecchiamento dell’immagine raggiunto con le recenti campagne pubblicitarie, frizzanti e ironiche, di Frova, Castori e Solcia. Ecco allora che, sotto il segno del claim «Antiquariato. Un piacere contemporaneo», il Gioachino Rossini un po’ spettinato, ciuffo sulla fronte, che è raffigurato in un busto, diventa una Pop star (quale in effetti fu ai suoi tempi), mentre le tessere di un prezioso mosaico diventano pixel e la scena di libagioni campestri di un dipinto del Seicento, altro non sarebbe che l’immagine di un happy hour. E la zuppiera dipinta e dorata, tutta ori e fiori? Questa ovviamente è destinata a «MasterChef». 

Come ogni anno, Amart ha riconfermato il suo stretto rapporto con il Museo Poldi Pezzoli, per il quale ha contribuito al restauro di una pendola francese del Settecento appartenuta al fondatore, Gian Giacomo Poldi Pezzoli, che è ora esposta e di cui si vedranno le immagini all’ingresso del Museo della Permanente. Ingresso che è stato «vestito», come di consueto, dallo Studio Pellizzari, anche per accogliere la magnifica Alfa Romeo degli anni Trenta della collezione di Stefano Paracchi che, commenta Subert, «è uno straordinario esempio del design di quegli anni in cui si creavano auto meravigliose: un pezzo di arte applicata di altissimo livello».   

Cornelio Gerenzani, «Ritratto femminile», 1920-30 ca, Villa Fossati Raggio, Goldfinch Fine Arts, Genova

François-Pierre Guillois Manichino da atelier Francia, fine del XVIII secolo o inizio del XIX, Subert, Milano

Ma la vera domanda è: come sta andando il mercato antiquario? È sempre in affanno in tutti quei segmenti che non si pongono al vertice, per qualità e storia? Come ci spiega Michele Subert (che nel suo stand presenta, fra gli altri, un prezioso versatoio con bacile del 1758-61 di Étienne Evans, Manifattura di Sèvres, e un manichino da atelier francese del XVIII-XIX secolo, opera di François-Pierre Guillois), «il nostro è, in questo momento, un mercato bizzarro: il segmento più alto ha mostrato qualche flessione rispetto al 2024, sebbene i pezzi di grandissimo pregio, da collezione, siano sempre ricercati, ma c’è una nuova, grande attenzione per quei pezzi che, anche nelle arti decorative, abbiano quel “qualcosa in più” che ne fa degli oggetti speciali. Sono molto richiesti, infatti, i pezzi che portano in sé “una storia” ed è compito di noi mercanti saperla ricostruire. Ognuno di noi deve avere sufficienti strumenti per contestualizzare ogni opera nel suo tempo, nella sua cultura, nella vicenda del suo autore».     

Molti, si diceva, gli espositori che si presentano per la prima volta: da Londra, Callisto Fine Arts di Carlo Milano, che presenta, tra l’altro, un imponente busto seicentesco in marmo che ritrae Paolina Maggiore, madre dell’imperatore Adriano, esempio eloquente del gusto per l’antico nella cultura romana del Seicento; da Venezia (e Roma) Anderson Art Space & Gallery di Beatrice Burati Anderson, da Brescia Colantonio, galleria specializzata in design di alto livello degli anni tra i ’30 e i ’50, che espone una lampada da tavolo degli anni ’50, smaltata con lustri, un pezzo unico di Agenore Fabbri. Da Rimini viene Alice Fine Art, da Genova Goldfinch Fine Arts, galleria specializzata in arte italiana ed europea dal XVI al XVII secolo, che presenta tra gli altri il «Ritratto di un membro della famiglia Affaitati», 1569 ca, opera della cremonese Europa Anguissola e un «Ritratto femminile», 1920-30, del genovese Cornelio Geranzani. Mentre da Les Galeries du Luxembourg, Bergamo, si segnala la piccola tavola di Jules Petillion (1845-99), «Boulevard extérieur: Rue Lafayette, Paris», che restituisce l’animazione delle grandi strade alla moda di Parigi. 

Gio Ponti, Società Ceramica Richard-Ginori, Doccia (Firenze) Piatto dalla serie «Venatoria», 1925-28 ca, Raffaello Pernici-Best Ceramics, Rosignano Marittimo (Li)

Luigi e Angiolo Falcini, «Scrivania meccanica», 1835-55, Antichità Giglio, Milano

Tra le varie opere che ben rappresentano la pittura dell’Ottocento la tela «Episodio di Casamicciola. L’aurora del 29 luglio 1883», firmata dal torinese Rodolfo Morgari, datata 1884 e proposta da Secol-Art di Masoero (Torino), è particolarmente interessante per il soggetto raffigurato, la disperazione e la devastazione nella cittadina termale dell’isola d’Ischia distrutta dal terremoto del 28 luglio 1883, e per il fatto di essere stata presentata all’Esposizione Generale Italiana tenutasi a Torino nel 1884. 

E poi un nutrito drappello di milanesi che espongono qui per la prima volta, da Carlo Orsi, che propone due preziosi dipinti di Zanetto Bugatto, pittore di corte degli Sforza, a BKV Fine Art, che porta in mostra una «Sacra famiglia», 1647 ca, oltre tre metri di altezza, di Giovan Battista Discepoli detto lo Zoppo da Lugano, parte delle ante d’organo della Chiesa, perduta, di Sant’Anna in Milano, ad Ars Antiqua, che presenta un «Cristo morto sorretto da due angeli» del Cavalier d’Arpino (1568-1640) e una coppia di «Capricci architettonici» del romano Alberto Carlieri (1672-post 1720). Milanesi anche Marco Arosio, con una squisita urna (1924) con decoro a grottesca di Gio Ponti per Richard Ginori; Dario Mottola, specialista di scultura italiana, e Giampaolo Abbondio, che esibisce gli intriganti lavori «polimaterici» di Marco Paganini (1984) e Antichità Giglio, che accanto al ritratto della duchessa Rosina Serbelloni di Pelagio Palagi espone un mobile anch'esso del XIX secolo: una scrivania meccanica di Luigi e Angiolo Falcini.  

Ci sono poi ritorni di peso, come Gian Enzo Sperone, con sede oggi a Sent in Svizzera, gallerista e collezionista abituato a volare (altissimo) tra arte antica e contemporanea, che esibisce il tondo «NarciGiuda» (1993-95) di Luigi Ontani, una stampa fotografica esposta alla Biennale di Venezia del 1995, e Gilistra di Torino, galleria specializzata in arte giapponese del Novecento, che presenta una raccolta di singolari paraventi giapponesi del secolo scorso. A loro si aggiungono i fedelissimi, come M.F. Toninelli Art Moderne, Montecarlo, che come sempre occupa una parete all’ingresso: quest’anno lo fa con «La Victime», 1942, un raro dipinto di André Masson a tempera e sabbia su legno, documento delle tragedie della guerra. 

 

Pietro Della Vecchia, «Armigero», Fine Art by Di Mano in Mano, Cambiago (Mi)

Specchiera in legno scolpito e dorato Firenze, metà XVII secolo, Sine Tempore Studio, Milano

Passeggiando tra gli stand e attraversando secoli di storia, nello spazio di W. Apolloni (Roma) ci s’imbatte in una selezione di dipinti di Francesco Hayez, fra i quali colpisce la testa mozza del Conte di Carmagnola, giustiziato a Venezia nel 1432: un soggetto suggerito all’artista dall’omonima tragedia (1820) di Alessandro Manzoni. Antichità La Pieve (Sabbio Chiese, Brescia) presenta il «Suicidio di Didone» di Carlo Francesco Nuvolone, esponente di spicco della famosa famiglia di artisti lombardi. Nello stand della galleria Milani Antichità (Solesino, Pd) sono firmati e datati sia un busto maschile in marmo bianco di Raimondo Trentanove («Rdo. Trentanove Fece Roma 1830»), sia il dipinto raffigurante una scena intima tra Venere e Cupido di Domenico Pellegrini («D.co Pellegrini f.it 1792 Rom».) C’è poi, da Altomani & Sons (Milano-Pesaro), l’incantevole «Madonna con il Bambino» (1435-40 ca), bassorilievo in stucco dipinto e dorato in una cornice a tabernacolo, di Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano, figlio adottivo di Filippo Brunelleschi, restituito di recente alla famiglia del collezionista ebreo che, sotto il nazismo, vide le sue raccolte requisite, mentre, restando fra le sculture ma trasferendoci in Africa, è di grande fascino la figura femminile in legno dell’ultimo 800, cultura Baulé (Costa d’Avorio), dalla marcata simmetria e purezza formale, presentata da Dalton Somaré, Milano. 

Non mancano i tappeti, come quello anatolico, antico (della metà del Seicento) e pregiatissimo, proposto da Mirco Cattai, Milano, né i mobili, come (da Arcuti Fine Art, Roma-Torino) il tavolino con parafuoco estraibile, 1790 ca, attribuito a Gaspare Bassani, un artefice di cui gli studi stanno riportando solo ora alla luce la maestria; da Attilio Cecchetto Antiquario (San Vito di Altivole, Treviso) la coppia di piccoli comò in legni pregiati realizzata a Roma alla metà del XVIII secolo e da Sine Tempore, Milano, un’eccezionale specchiera fiorentina in legno scolpito e dorato della metà del XVII secolo. Tra Otto e Novecento fu invece realizzato da Eugenio Quarti il salottino in mogano con intarsi in madreperla e ottone che vinse il Grand Prix all’Expo di Parigi del 1900 (FineArt by Di Mano in Mano, Milano).  

Per la pittura dei primi anni del secolo scorso si fanno notare il paesaggio montano del 1914 di Enrico Morbelli esposto da Enrico Gallerie d’Arte, Milano, e la luminosissima tela di Llewellyn Lloyd proposta da Società di Belle Arti, Viareggio-Milano, raffigurante la figlia dell’artista, Gwendolen, concentrata nella lettura. Per le arti decorative del Novecento, da non perdere lo stand di Raffaello Pernici (Rosignano Marittimo, Livorno), che esibisce un grande piatto (1925-28 ca) di Gio Ponti per Richard Ginori, della serie «Venatoria» e «Susanna», sculturina ceramica del 1929 di Giovanni Grande per Lenci. Ma molto, molto altro, e di non minore interesse, si trova negli stand di Amart, da esplorare tutti con l’identica attenzione.

Pietro Rotari, «Santa Maria Maddalena», Antichità La Pieve, Sabbio Chiese (Bs)

Rodolfo Morgari, «Episodio di Casamicciola. L’aurora del 29 luglio 1883», Esposizione Generale Italiana, Torino 1884, n. 1290, Salone Nord Secol-Art di Masoero, Torino

Ada Masoero, 04 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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