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Daria Berro
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Alla Fondation Vuitton si è appena chiusa, con un buon successo di pubblico, «David Hockney 25» la mostra che ha celebrato l’ottantaseienne artista di Bradford (Yorkshire) invadendo con oltre 400 opere le sale dell’istituzione parigina e già si annuncia un grande omaggio in patria, in primavera.
Hockney ha infatti accolto l’invito della ceo Bettina Konak e del direttore artistico Hans Ulrich Obrist ed esporrà alla Serpentine North gallery di Londra nuovi lavori e opere recenti. Nella mostra, in programma dal 12 marzo al 23 agosto 2026 e a ingresso gratuito, si vedranno, tra le altre, le composizioni realizzate dall’artista con l’iPad durante la pandemia di Covid-19, o «Moon Room», specchio del suo interesse coltivato da lungo tempo per il ciclo della luce e il passare del tempo, o ancora i lavori digitali della serie «Sunrise». Uno dei pezzi forti sarà «A Year in Normandy» (2020-21), un fregio lungo novanta metri che mostra l’avvicendarsi delle stagioni nell’ex studio di Hockney in Normandia. L’opera è ispirata all’Arazzo di Bayeux, il panno di lino ricamato lungo 70 metri dell’XI secolo raffigurante gli eventi che portarono alla conquista normanna dell’Inghilterra, dopo la battaglia di Hastings nel 1066. Proprio nell’autunno del 2026 il prezioso manufatto dovrebbe tornare sul suolo britannico dopo mille anni, per essere esposto al British Museum (sempre che l’ondata di proteste suscitata dalla notizia non ne blocchi il prestito).
Considerato il successo della recente mostra parigina e della retrospettiva alla Tate Britain, che nel 2017 aveva attirato più di 478mila visitaori, c’è da aspettarsi che anche l’appuntamento della Serpentine godrà del favore del pubblico.
Per gli appassionati di Hockney si profila poi un ulteriore appuntamento: dal 7 novembre al 28 febbraio, Annely Juda Fine Art inaugurerà la nuova galleria londinese ad Hanover Square con una serie di opere realizzate dall’artista negli ultimi sei mesi: «In queste tele recenti, che raffigurano scene d’interni colorate, comunicano dalla galleria, Hockney sconvolge la prospettiva e crea più punti di fuga in un unico quadro, avvicinandoci all’esperienza vissuta della percezione».

David Hockney al lavoro. © David Hockney. Photo Jean-Pierre Gonçalves de Lima