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Redazione
Leggi i suoi articoliIl fotografo e attivista brasiliano Sebastião Salgado è scomparso oggi, 23 maggio, a Parigi. Aveva 81 anni. A darne notizia l’Instituto Terra, fondato da Salgado e dalla moglie Lélia Wanick, un'organizzazione per la riforestazione ad Aimorés, sua città natale nello Stato del Minas Gerais, che ad oggi ha piantato oltre tre milioni di alberi. Nel 2010 aveva contratto una forma di malaria in Indonesia, durante il suo progetto «Genesis». Le complicazioni di questa malattia si sono evolute in una grave leucemia, che oggi lo ha portato alla morte.
Nato nel 1944, aveva una formazione da economista: si era infatti laureato in Economia nell’Universidade Federal do Espírito Santo e aveva conseguito dottorati nella medesima disciplina presso la Universidade de São Paulo e a Parigi. Ma è il suo lavoro fotografico ad avergli dato fama. Nel corso della sua lunga carriera ha visitato oltre 100 Paesi, portando avanti progetti in bianco e nero che hanno sempre messo al centro la dignità umana, l’impegno per un mondo più giusto, più solidale e più ecologico.
Salgado aveva cominciato a lavorare come fotografo nel 1973, mentre era impiegato come segretario dell'Organizzazione Internazionale del Caffè (Oic), con una serie di scatti realizzati in Africa. Da allora, aveva intrapreso la carriera di fotoreporter, immortalato tra l’altro i primi 100 giorni di governo dell'ex presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, compreso l'attentato a cui è stato vittima il repubblicano nel 1981.
Ma è stato ritraendo la popolazione povera di aree disagiate in America Latina e in Africa che Salgado ha acquisito fama mondiale. Il suo secondo libro fotografico, Sahel: L'uomo in panico, pubblicato nel 1986, che mostrava gli effetti della siccità nel Nord Africa, era il risultato di una collaborazione con l'organizzazione Medici Senza Frontiere.
Due dei suoi lavori più notevoli sono la serie «Êxodos», culminata con una mostra presso la sede delle Nazioni Unite a New York, con ritratti di 90 bambini sfollati in tutto il mondo, e l’agenzia di notizie As Imagens da Amazônia, che concretizza la sua lotta ambientalista e la sua difesa della foresta.
Nel 2014 Salgado stato il protagonista del documentario «Il sale della terra», codiretto dal regista tedesco Wim Wenders e da Juliano Ribeiro Salgado, figlio del fotografo. Il film ha vinto un premio a Cannes ed è stato candidato all'Oscar come miglior documentario.
Al Mart di Rovereto e al Muse di Trento, fino al 21 settembre, è allestita in questi giorni la mostra diffusa «Ghiacciai», con molti scatti inediti: un’occasione di conoscenza e approfondimento della poetica dell’artista che offre la possibilità di affrontare uno dei temi più urgenti del nostro tempo, quello del cambiamento climatico.
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