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Un render del futuro Museo del Design che renderà accessibile al pubblico il Castello Carrarese di Padova

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Un render del futuro Museo del Design che renderà accessibile al pubblico il Castello Carrarese di Padova

A Padova il Trecento rinasce grazie al design

Adibito a carcere fino al 1992, il Castello Carrarese si prepara per riaprire al pubblico nel 2028: sarà il maggior museo italiano dedicato alla produzione artistico-industriale del secolo scorso

Cecilia Paccagnella

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Nel 2021 otto siti padovani sono stati inclusi nella lista del patrimonio mondiale Unesco, ma, a concorrere con la Cappella degli Scrovegni, Palazzo della Ragione, l’Oratorio San Michele, la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani, l’Oratorio San Giorgio, la Basilica del Santo, la Cappella della Reggia Carrarese e il Battistero della Cattedrale, ve ne era un nono: il Castello Carrarese.

Fondato da Francesco il Vecchio (signore di Padova dal 1345 al 1388) negli anni Settanta del XIV secolo sulla precedente fortezza del tiranno Ezzelino (1237-56), il Castello si presentava alla città come presidio della ritrovata libertà. Per uno strano gioco del destino, infatti, durante la dominazione napoleonica l’edificio venne adibito a carcere, funzione che svolse fino al 1992. Ciononostante, il complesso rimase di proprietà del Ministero di Grazia e Giustizia, che non riuscì a garantire gli interventi di manutenzione necessari a preservarne l’integrità. Il Demanio lo assegnò in via definitiva al Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel 2006 e, nel corso dei restauri del 2007, riemerse un ciclo di affreschi risalente al Trecento: un’intera sala dedicata a Luigi il Grande, re d’Ungheria dal 1342 al 1382 e alleato di Francesco il Vecchio. Cinque anni dopo, quando fu compilata la candidatura Unesco «Padova Urbs Picta», in riferimento ai cicli di affreschi risalenti al XIV secolo presenti sul territorio, fu compreso anche il Castello Carrarese, tuttora nell’ombra del dossier poiché non aperto al pubblico.

L’obiettivo di restituire il complesso (con una superficie di circa 10mila metri quadrati) alla comunità è stato fortemente perseguito dal governo locale sin dagli anni Novanta, quando si propose di adibirlo a Museo della Scienza e della Tecnica: uno sguardo privilegiato in grado di recuperare fondi per molteplici interventi nel corso del nuovo millennio, per un totale di circa 40 milioni di euro.

Lo slot più recente, pari a 3,9 milioni di euro, è stato affidato a un raggruppamento temporaneo di imprese venete composto da Lares-Lavori di Restauro Srl, Edilrestauri Srl e Radar Srl, incaricate di restaurare l’ala est del Castello, futuro Museo del Design. Qui saranno destinate le opere di artisti padovani del secolo scorso, primo fra tutti Gastone Rinaldi (la cui sedia DU30 gli fece vincere la prima edizione del Compasso d’Oro nel 1954), nonché gli esponenti del Gruppo N, Paolo De Poli, Alberto Biasi, Ennio Chiggio, fino alla Scuola Orafa patavina.

«Con la consulenza scientifica dell’architetto Michele De Lucchi, prevediamo un Museo del Design emozionale, dove multimedialità e filmati concorreranno alla narrazione delle opere, spiega Andrea Colasio, assessore alla Cultura del Comune di Padova. Il design nasce in Italia anche grazie alla comunicazione: senza il “Carosello” non sarebbero entrate nelle case degli italiani la Lambretta, la Vespa, la Fiat 500 di Dante Giacosa, la Lettera 22 di Marcello Nizzoli... L’Italia cambia tra gli anni Cinquanta e Sessanta con la modernizzazione e noi vogliamo raccontare anche tutte le aperture internazionali». Il nucleo principale sarà infatti costituito dagli oltre 2mila pezzi della Collezione Bortolussi (in concessione al Comune), che comprende nomi internazionali come Philippe Starck, Vico Magistretti, Marcello Nizzoli, Gaetano Pesce e Marco Zanuso. L’allestimento dell’ala sud, completamente dedicato al design, «avrà una dimensione diacronica, ma anche autorale, vi si intrecceranno varie chiavi di lettura, ad esempio quella funzionale», precisa Colasio.

Una parte sarà inoltre destinata all’arte contemporanea. «Si sta discutendo con un’importante fondazione culturale depositaria di una delle principali collezioni di arte italiana del Novecento, che potrebbe andare ad occupare l’intero lato nord», confida l’assessore. Sempre a nord, il piano terra rimarrà testimone dell’essenza trecentesca del Castello, memoria storica di Padova: al fianco degli affreschi, troveranno sistemazione alcuni oggetti sottratti alla distruzione dell’antica Chiesa di Sant’Agostino (dove oggi si trova la caserma Piave), attualmente conservati al Museo degli Eremitani.

Il lato ovest, infine, sarà adibito a zona ristoro, con una caffetteria-ristorante dotata di terrazza panoramica.

«Si tratta di un’operazione curiosa: un museo del design dentro un luogo vocato ad essere patrimonio Unesco, in cui il Trecento dialogherà direttamente con il terzo millennio», conclude Andrea Colasio, secondo cui le sale espositive saranno pronte nel 2027 per aprire al pubblico nel 2028.

Un render del futuro Museo del Design che renderà accessibile al pubblico il Castello Carrarese di Padova

Cecilia Paccagnella, 22 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

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