«Bianco Plastica» (1965) di Alberto Burri

Cortesia di Mazzoleni, Londra- Torino

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«Bianco Plastica» (1965) di Alberto Burri

Cortesia di Mazzoleni, Londra- Torino

A New York la decima Tefaf

La fiera che offre il panorama più completo della creatività mondiale apre alla Park Avenue Armory spaziando, come di consueto, tra generi ed epoche diverse. Sette le gallerie italiane

La primavera inoltrata è la stagione in cui lo spettacolo del Tefaf è di scena a New York. Quest’anno saranno circa 90 gallerie, provenienti da 15 nazioni e da 4 continenti diversi, a darsi appuntamento a Tefaf nella Wade Thompson Drill Hall di Park Avenue Armory, dal 10 al 14 maggio (l’anteprima su invito il 9 maggio). Le proposte espositive spaziano su un vasto arco temporale e di generi, che va dall’archeologia fino all’arte moderna e contemporanea, passando per la gioielleria, le arti decorative e il design.

Fra le opere già rese note si segnala la scelta della galleria multinazionale di Thaddaeus Ropac che ha deciso di portare in fiera una monografica sul lavoro di Joan Snyder, compresi i suoi «Field Paintings». Il Surrealismo onirico e visionario di Oscar Dominguez sarà invece presente nello stand di Applicat-Prazan con la tela «Le Printemps» del 1939.

Realtà e immaginazione convivono con maestria nei dipinti dall’eco cubista di Lyonel Feininger, proposto da Ben Brown con un olio su tela che raffigura il municipio della cittadina polacca di Trzebiatow, mentre Jenny Holzer viene esposta da Sprüth Magers con «Top Segret», uno dei suoi lavori sui documenti del governo statunitense della celebre serie «Redaction Paintings». 

Fra i maestri del Novecento si fa notare un de Chirico del 1926 da Landau Fine Art. Si tratta di una gouache che raffigura «Manichini», secondo un approccio nuovo, che abbandona la metafisica per richiamare la pittura tradizionale italiana del passato, in linea con il ritorno all’ordine che si affermò all’epoca.

Fra le proposte delle gallerie italiane (confermate Cardi, Continua, De Carlo, Galleria d’Arte Maggiore g.a.m., Mazzoleni, Robilant+Voena e Tornabuoni), ci sarà Burri da Mazzoleni, che «dipinge» con il fuoco, esprimendone tutta la deflagrante energia in «Bianco plastica», del 1965.

La trasformazione della materia, il potenziale senza limiti, il suo valore fortemente simbolico vengono così esplorati da Burri in questo esempio maturo della serie Plastiche, esposta per la prima volta a Roma nel 1962. La galleria d’arte Maggiore propone invece un tuffo nel contemporaneo, presentando l’ultima edizione disponibile sul mercato della fotografia di Allen Jones «Body Armour (Kate)», del 2013, che immortala la modella Kate Moss con un’armatura in fibra di vetro con scaglie di metallo, concepita in origine come costume per un film.

Nell’ambito del design non poteva mancare una star come François-Xavier Lalanne, ammirabile alla Galerie Mitterand con «Oiseau de jardin à bascule (Uccello a dondolo da giardino)», curiosa creazione in acciaio e rame del 1974 che trasforma l’immagine di un passero in una sedia a dondolo il cui movimento diventa metafora delle movenze del volatile intento a beccare.

«Body Armour (Kate)» (2013) di Allen Jones. © Maggiore g.a.m. Allen Jones

Elena Correggia, 08 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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