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Giovanni Curatola
Leggi i suoi articoliSono una cinquantina di anni che frequento con una certa continuità l’Iran. Conosco bene il Paese e il suo popolo. Per questo i recenti avvenimenti bellici (i bombardamenti di Israele e degli Usa) non mi hanno solo rattristato e avvilito, ma anche profondamente turbato e indignato. Quelli che per chi ha ascoltato i notiziari o letto i resoconti giornalistici più o meno accurati erano solo nomi strani ed esotici, per me sono luoghi concreti, con i loro colori e profumi, carichi di storia e di vita.
Natanz. Perché nessuno si è preso la briga di dire che non è solo un sito nucleare, ma che a un tiro di schioppo o di missile c’è una cittadina piena di persone e carica di storia? C’è un complesso costituito da una moschea (già di fondazione Selgiuchide, XII secolo), ampliata e trasformata in un tipico edificio a pianta iranica (cioè a quattro ivan) in età Ilkhanide (i Mongoli di Marco Polo che da qui è forse passato), nei primi anni (1304-05) del Trecento. Annesso si trova il santuario mausoleo dello Sheikh Abd al-Samad al-Isfahani, di pochi anni successivo (1307-08). È un luogo di pace, raccoglimento, meditazione e spiritualità intensa.
Nello spazio antistante gli edifici (chiamarla piazza è improprio), come spesso in Iran nei luoghi «santi», marcati dalla presenza della tomba di un Maestro, vi era un gigantesco e secolare platano, ahinoi, vinto dal tempo e abbattuto, i cui orgogliosi ributti, costituiscono una quinta teatrale di grande suggestione, indimenticabile. Le decorazioni in cotto non invetriato con inserti di ceramica smaltata monocroma (turchese, blu, bianco, nero) disegnano complessi ornati epigrafici, geometrici e di arabeschi di altissima qualità artistica, motivi fra i più spettacolari del primo Trecento persiano, fase di enorme vitalità artistica. Questi ornati accompagnano strutture architettoniche di assoluto pregio.
Questa è Natanz, per quel Dio che comunque lo si chiami dovrebbe ogni tanto ascoltarci, non una centrale nucleare. Se pronunciamo o scriviamo solo un nome fra i tanti, priviamo quel luogo della propria identità e commettiamo un altro crimine. Non ho notizie che il sito, per ora, abbia subito danneggiamenti.
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