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Uno degli affreschi scoperti nell’intercapedine tra il soffitto settecentesco e il tetto della Chiesa di San Lazzaro a Modena

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Uno degli affreschi scoperti nell’intercapedine tra il soffitto settecentesco e il tetto della Chiesa di San Lazzaro a Modena

A Modena San Lazzaro è inaccessibile dal 2010

Il Comune sembra voler tenere nascosta la notizia della scoperta di affreschi del Quattrocento tra il soffitto e il tetto

Stefano Luppi

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Una pagina nera per la Chiesa di San Lazzaro di proprietà comunale, situata lungo la via Emilia dove nel XII secolo venne realizzato un ampio lebbrosario. L’antico edificio sacro è stato chiuso per l’incendio del 2010 e ha visto peggiorate le sue condizioni in seguito al terremoto emiliano del maggio 2012. A seguito di questi eventi gli interni non sono più stati visibili e, nonostante qualche controllo venga ogni tanto programmato, la «restituzione» pubblica delle sue condizioni non è comunicata né con continuità né con chiarezza, dunque non si conosce precisamente lo stato di conservazione della decorazione interna.

La chiesa, caratterizzata da un’unica ampia aula, presenta pregevoli affreschi dei pittori modenesi Adamo e Agostino Setti (ante 1523-24) che raffigurano Storie di san Lazzaro e santa Maria Maddalena e che furono in parte divorati dal fuoco del 2010. Nel 1964 gli affreschi, unica testimonianza sopravvissuta della decorazione cinquecentesca, furono staccati dalle pareti danneggiate dall’umidità e intelaiati. Seppur non omogenei per qualità intrinseca e conservativa, rappresentano un documento importante della storia dell’arte modenese. Eppure non sono visibili da molto tempo.

E c’è di più. La chiesa è stata teatro di un’importante scoperta su cui il Comune di Modena ha tenuto un prolungato e inspiegabile silenzio. La restauratrice sammarinese Agnese Maltoni, incaricata di una perizia in attesa del restauro annunciato già da anni, nell’intercapedine alta poco più di un metro che divide il soffitto settecentesco dal tetto, ha scoperto figure e decorazioni dipinte sul muro in bianco e rosso. La scoperta di queste pitture in un luogo di difficile accesso non è mai stata comunicata dall’ente locale, perciò gli studiosi non hanno potuto né vedere le opere né studiarle basandosi su fotografie.

Sulla base delle uniche immagini disponibili, pubblicate da «Il Resto del Carlino», le pitture rimaste nascoste per secoli sembrano riferirsi al XV secolo o a qualche decennio precedente e, pur non essendo di qualità eccelsa, sono meritevoli di studio e restauro. Sembrano raffigurare san Lazzaro o santi pellegrini, ma per ora, visto il perdurante silenzio comunale, non si sa di più. Il Comune ha annunciato, ma era il gennaio 2019, un restauro di San Lazzaro attraverso fondi regionali pari a 500mila euro. Poi più nulla.

Le altre chiese di proprietà comunale in città
Oltre a San Lazzaro, per le chiese di proprietà comunale a Modena la situazione ha luci e ombre. Sono state meritevolmente restaurate le chiese seicentesche di Sant’Agostino, luogo dei funerali estensi, e quella del Voto, costruita immediatamente a seguito della peste «manzoniana». È chiusa dal 2012 quella di San Biagio, sulla quale inizia ora un approfondito restauro per 825mila euro. La chiesa ha un’alta valenza artistica in quanto conserva «La Vergine accolta in Cielo», affrescata nella cupola da Mattia Preti nel 1652, e un affresco trecentesco raffigurante una «Madonna col Bambino» di Tomaso da Modena, unica testimonianza sopravvissuta della chiesa medievale precedente all’attuale.

Uno degli affreschi scoperti nell’intercapedine tra il soffitto settecentesco e il tetto della Chiesa di San Lazzaro a Modena

Gli affreschi scoperti nell’intercapedine tra il soffitto settecentesco e il tetto della Chiesa di San Lazzaro a Modena

Stefano Luppi, 01 dicembre 2021 | © Riproduzione riservata

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