Arte e scienza s’intrecciano nella mostra «Nulla è perduto. Arte e materia in trasformazione» (dal 15 ottobre al 13 febbraio), ordinata alla GAMeC da Anna Daneri e dal direttore Lorenzo Giusti. Seconda tappa (dopo «Black Hole», 2018) del progetto pluriennale «Trilogia della Materia», che coinvolge storici dell’arte, curatori, filosofi e scienziati, l’attuale rassegna s’ispira alla legge della conservazione della massa, sintetizzata alla fine del ’700 da Antoine Lavoisier nel celebre postulato «Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma», le cui conseguenze si sarebbero manifestate nella fisica e nella chimica ma anche nelle arti.
Nelle quattro sezioni (Fuoco, Terra, Acqua, Aria) la rassegna presenta opere di autori sedotti dalle mutazioni della materia, partendo dagli «alchemici» dada e surrealisti (Marcel Duchamp, Max Ernst, Man Ray, Leonora Carrington...), passando attraverso le neoavanguardie (tra gli altri, Yves Klein, Otto Piene, Robert Smithson, Hans Haacke e i nostri Pier Paolo Calzolari e Paolo Icaro) e le figure emerse negli anni Ottanta, come Rebecca Horn o Liliane Lijn, per giungere ai nostri giorni con Olafur Eliasson, Wolfgang Tillmans, Cyprien Gaillard, Otobong Nkanga, Erika Verzutti e altri. Multidisciplinari il catalogo e i programmi collaterali, grazie a Meru Art*Science Research Program di Fondazione Meru/Medolago Ruggeri (che ha finanziato anche l’opera inedita di Nina Canell) e a Fondazione Dalmine.
Intanto il Comune di Bergamo ha pubblicato il bando di gara per trasformare l Palazzetto dello Sport nella nuova sede della GAMeC (13 milioni circa i costi, di cui sei erogati da Fondazione Ubi Banca Popolare). Il progetto prevede la demolizione delle tribune ma la conservazione del funzionale invaso ellittico. La superficie complessiva passerà dagli attuali 2.200 mq a poco meno di 6mila, e i lavori partiranno dopo la consegna, prevista per settembre 2022, della nuova Arena.
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