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Un particolare del «Bacco» di Caravaggio, prestato dagli Uffizi a Vinitaly

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Un particolare del «Bacco» di Caravaggio, prestato dagli Uffizi a Vinitaly

Tutta la forza della cultura italiana per il Bacco a Vinitaly

Ha fatto molto discutere la decisione degli Uffizi di prestare due importanti opere al salone internazionale dei vini e distillati di Verona, ma potrebbe essersi trattato di un atto lungimirante

Gloria Gatti

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«La "Deposizione" di Raffaello alla convention annuale di Taffo, la "Nascita di Venere" di Botticelli al Mercato del pesce di Milano (con quella bella conchiglia da capasanta!), l’"Uomo Vitruviano" di Leonardo alla Fiera dello sport, il "Bacco" di Caravaggio a Vinitaly e il "Tondo Doni" di Michelangelo (che in fondo è un desco da parto) al Salone del Mobile» così Tomaso Montanari vede il futuro dei beni culturali italiani e commenta la decisione degli Uffizi di prestare due opere per la 55a edizione (2-5 aprile) del Vinitaly, il salone internazionale dei vini e distillati di Verona. Si tratta del «Bacco» di Caravaggio e di un altro «Bacco» attribuito a Guido Reni, voluti dal Ministero dell’Agricoltura di concerto con il MiC per combattere la deriva giansenista dell’Unione Europea che non si è opposta alla richiesta dell’Irlanda di apporre sulle bottiglie di vini, amari e liquori avvertimenti come quelli funesti che leggiamo sui pacchetti delle sigarette.

L’arte, invece, è scesa in campo come simbolo identitario della cultura del vino italiano e come arma pacifica a sua difesa, perché senza il vino non ci sarebbe il «Bacco» di Caravaggio, l’«Ultima cena» di Leonardo e una serie infinita di capolavori. La difesa della cultura del vino e della coltivazione della vite, identitarie già di per sé per il nostro Paese, è a difesa dell’arte stessa, dell’iconografia e delle tavole con pane e vino, che sono anche corpo e sangue di Cristo, per chi crede.

Questo appena commesso, una volta tanto, è un atto lungimirante che mette in campo tutta la forza della cultura italiana nella sua coralità identitaria per resistere a un messaggio scorretto (e pare anche scientificamente infondato) che ci vorrebbe tutti tristi, vegani, astemi e podisti. Per il mondo del vino, fatto di eccellenze dell’artigianalità e dell’agricoltura, un amico del settore, Daniele Manini, mi ha ricordato che quel Bacco in prestito rappresenta lo Stato che tutela con i suoi mezzi più potenti un’eccellenza italiana in pericolo.

Lo stesso può valere per Antonio D’Amico, Conservatore del Museo Bagatti Valsecchi di Milano, che ha appena concluso con grande successo di pubblico «In Arte Veritas», un itinerario guidato di degustazione di vini all’interno degli spazi della mostra per individuare le sinergie di aromi e odori con i dipinti esposti, nell’ottica di rendere il museo un luogo dinamico di aggregazione, una casa di tutti dove si va per trovare benessere per lo spirito e per il corpo (anche con buon cibo e buon vino).

Ci vediamo a Verona e prosit!

Un particolare del «Bacco» di Caravaggio, prestato dagli Uffizi a Vinitaly

Gloria Gatti, 30 marzo 2023 | © Riproduzione riservata

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