Tre dicerie fanno un pettegolezzo

C’è un nuovo assessore alla Cultura a Roma, il Consiglio d’amministrazione di PalaExpo è in scadenza e si dice in giro (ma chi lo dice poi?) che anche il direttore del Macro stia per cambiare

Luca Lo Pinto
Nicolas Ballario |  | Roma

Credo fosse Agatha Christie a ripetere in continuazione che tre indizi fanno una prova e allora io vorrei trasporre questa istanza dal giallo al rosa, per dire che tre dicerie fanno un pettegolezzo. E ho aspettato che fossero molto oltre tre le persone «molto inserite» a riportarmi la stessa voce, per decidere di promuoverla per rimuoverla: c’è un nuovo assessore alla Cultura a Roma, il Consiglio d’amministrazione di PalaExpo è in scadenza e si dice in giro (ma chi lo dice poi?) che anche il direttore del Macro-Museo d’Arte Contemporanea di Roma stia per cambiare.

Ecco, diciamolo subito in modo molto chiaro: no. Non è vero. Anzi, il mandato di Luca Lo Pinto doveva essere di tre anni ed è anche stato prorogato fino alla fine del 2023. Lo Pinto è riuscito in pochissimi mesi, nel periodo storico più complicato possibile, a rendere credibilità a quel museo. Non solo attraverso una programmazione espositiva di grande rilievo internazionale, ma anche consegnando a quello spazio una vocazione interdisciplinare.

Lo Pinto non ha ceduto alla futile tentazione di catturare un pubblico, ma sta lavorando a formarne uno nuovo: continue conferenze, workshop, incontri e ancora il cinema, il design, l’editoria, la musica e molto altro come stimolo costante che si è trasformato nel respiro di quel luogo. L’idea di immaginare il museo come un dispositivo editoriale è audace ed efficace, tanto da diventare un modello a livello internazionale. E aggiungiamo che, come tutte le iniziative dalla forte carica sperimentale, è un progetto che necessita di un periodo di sviluppo non breve.

Il Macro vive ed è davvero il Museo di Roma, perché con quel manifesto per l’immaginazione preventiva Lo Pinto ha tracciato un percorso nitido, che offre una stazione di sosta e di confronto per la Città. E sappiamo quanto mancasse una cosa del genere a Roma.

Allora basta con questi pettegolezzi, con queste voci figlie probabilmente di invidie di reazionari e conservatori che appesantiscono il volo che il Macro ha spiccato, godendo finalmente della stima di tutti i grandi player dell’arte contemporanea. Anche Cesare Pietroiusti, presidente dell’Azienda Speciale PalaExpo dalla quale il Macro dipende, ha detto che è escluso che Lo Pinto possa andarsene.

Ma siccome Pietroiusti è in scadenza, chiediamo all’assessore Miguel Gotor di mettere una pietra tombale su questi pettegolezzi e di dirci che Lo Pinto è blindato, perché è l’emblema della carica di innovazione che Roma può avere. Gotor, batta un colpo. Noi e tutto il mondo dell’arte saremo volentieri il suo megafono.

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Nicolas Ballario