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Opere di Alessio Barchitta in una delle mostre del ciclo «Portfolio», curata da Gaia Bobò a Palazzo Braschi a Roma per la Quadriennale. Foto: Carlo Romano

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Opere di Alessio Barchitta in una delle mostre del ciclo «Portfolio», curata da Gaia Bobò a Palazzo Braschi a Roma per la Quadriennale. Foto: Carlo Romano

I nostri 30 under 30

Nati o attivi in Italia, sono aperti al mondo, detestano le classifiche e fanno sistema tra loro: ecco i giovani protagonisti di oggi. La scommessa è capire se tra dieci o vent’anni camperanno ancora d’arte

Nicolas Ballario

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Quando questo giornale aveva stilato la Power100 dell’arte contemporanea tutti noi, che in questo campo lavoriamo, volevamo esserci. Anzi, mi correggo: non era tanto la smania di esserci ad animarci, quanto il rosicamento di non esserci. Questo perché il mondo dell’arte contemporanea del nostro Paese è piccolo, ci si conosce tutti e non è bello vedere i propri vicini di banco citati per merito dalla maestra ed esserne fuori. Ma sì, ci sta. Di vanità non si muore (almeno spero).

Quando ho cominciato l’indagine per il pezzo che segue ho notato una cosa: queste ragazze e questi ragazzi in una lista come questa sono felici di esserci (e due: almeno spero), ma non si dispiacciono di non esserci. Hanno altri valori, che mi pare siano lontani dal calpestare i colleghi come invece fa la mia generazione e tutte quelle prima della mia. Sono davvero aperti al mondo, detestano le classifiche e cercano di fare sistema tra loro, mentre è raro trovare un artista, un critico, un gallerista, un giornalista di più di quarant’anni che non parla male del 90% dei colleghi.

I nomi che leggerete di seguito sono qui perché probabilmente miglioreranno, anzi costruiranno il sistema del contemporaneo in Italia. Un sistema inclusivo e rigoroso. Ho chiesto a tanti amici e colleghi di indicarmi giovani talenti e ne ho vagliati moltissimi. Unica regola: dovevano essere dentro i trent’anni, non averne ancora compiuti trentuno. E allora eccoli, rigorosamente in ordine alfabetico (ovviamente questa ricerca riguarda solamente il nostro Paese). Il criterio che ho seguito è quello della scommessa che tra dieci o venti anni queste persone camperanno ancora d’arte. Vi do appuntamento dunque al 2033. Vedremo se ci ho preso.

Camilla Alberti, artista (1994)
Impiegando pittura, scultura e installazioni ambientali costruisce micro-mondi caratterizzati dall’ibridazione e dalla collaborazione tra specie diverse, scenari alternativi che mettono in discussione il paradigma antropocentrico. L’intento dell’artista non è il fornire visioni post-apocalittiche, ma evidenziare direzioni, evoluzioni e trasformazioni, possibili e percorribili, che possano migliorare il rapporto tra essere umano e ambiente.

Altremuse, collettivo, vari profili, 1993-1999
Altremuse è una piattaforma di divulgazione che nasce con il preciso intento di far posto ad «altre voci» all’interno di questa materia. Parla di arte con coltissimi riferimenti postcoloniali, femministi, iconologici e queer, ma allo stesso tempo riesce a comunicare con ironia in un mondo (quello del contemporaneo) che si prende sempre troppo sul serio. Sono un gruppo di ragazze e ragazzi con formazione diversa e vi consigliamo di seguire la loro pagina instagram, per cominciare.

Claudia Amatruda, artista (1995)
Laureata in Nuove Tecnologie dell'Arte. Attualmente frequenta un Master in Photography and Visual Design presso la NABA di Milano. La sua ricerca fotografica viene stravolta dalla scoperta di una rara malattia degenerativa e trova nel mezzo fotografico la possibilità di riscatto. Nel 2019 pubblica il libro fotografico «Naiade», presentato con talk e mostre collettive per sensibilizzare sulle malattie invisibili. Questo sembra “il suo anno”: nel 2023 infatti il suo lavoro verrà ospitato in alcuni importanti festival internazionali.

Martina Biolo, artista (1996)
Il suo lavoro si pone come tentativo di arginare l’instabilità del rapporto tra gli esseri umani e gli oggetti del loro quotidiano. Una dimensione, quest’ultima, fatta di amnesie e disattenzioni che portano le cose verso una progressiva dismissione. Le sue opere cercano di dare durevolezza alle cose. Spesso la fusione tra il corpo umano e l’ambiente domestico è quasi disturbante, valore che l’arte dovrebbe tenere a mente.

Gaia Bobò, curatrice (1995)
Roma, si sa, è complicata. Soprattutto sul contemporaneo ha spesso grandi problemi, ma se giovani come Gaia Bobò continueranno a muoversi così, forse le cose cambieranno. Non vogliamo dire che sia legata a doppia mandata alla città, perché ha lavorato con istituzioni di Bruxelles, San Pietroburgo e si è formata all’Hochschule für bildende Künste di Amburgo. Però ha anche collaborato con La galleria Nazionale, Magazzino e ora con La Quadriennale di Roma, per la quale è curatrice in residenza e il suo intervento si sente nelle molte mostre che cura. Approfittiamo del suo nome per dire che la Quadriennale sta facendo un grande lavoro sui giovani e alcuni nomi di questo elenco li abbiamo scoperti proprio grazie al suo programma.

Giulio Bozzo, imprenditore (1997)
A gennaio 2021 fonda Reasoned Art, startup società benefit dedicata alla cryptoarte, di cui è ceo. Tramite Reasoned Art organizza e cura diverse esposizioni in cui vengono esposti i più talentuosi artisti digitali contemporanei. Esperto del mondo Nft, blockchain e Web3, ha scritto il «Manifesto della Post-Contemporaneità». È riuscito a trovare spazi di esposizione per l’arte digitale non scontati: dagli schermi digitali delle stazioni ferroviarie al videomapping su monumenti come l'Arco della Pace e il Pantheon.

Gilda Bruno, giornalista (1998)
Giornalista, redattrice e fotografa che si affida alla scrittura per celebrare la nuova generazione di creativi internazionali e il loro contributo alla società odierna. Attualmente residente a Londra e specializzata in cultura visiva. Guarda alle discipline artistiche attraverso il suo background in comunicazione politica. Questo la porta a concepire l'arte come un veicolo per l'emancipazione di comunità sottorappresentate, tanto nella scena creativa quanto nella realtà di tutti i giorni.

Lorena Bucur, artista (1996)
Artista interessata all’interazione tra fotografia e scultura, con cui esplora temi di carattere politico e sociale. Impiegando macchine analogiche del periodo sovietico, Bucur ritrae particolari del paesaggio naturale stampandoli poi su tessuti e cemento: i materiali industriali fanno da supporto alle immagini della vegetazione spontanea che cresce nei pressi delle fabbriche in cui gli stessi vengono prodotti.

Elisa Carollo, curatrice (1995)
Ha conseguito un master in Art, Law, and Business presso Christie's New York e una laurea triennale in Marketing e management delle industrie culturali e creative presso l'Università IULM di Milano. Ha collaborato con la società internazionale di art advisory Gurr Johns e con la Fondazione Imago Mundi di Treviso. Sebbene periodicamente sentiamo dire di varie città del mondo sono “la nuova capitale dell’arte”, la verità è che questo ruolo ce l’ha New York e nessuno glielo leverà per molto tempo. Lei ci si è trasferita ed è molto attiva nella ricerca di nuovi talenti. Se continua così, sarà un buon punto di riferimento per le gallerie italiane per la ricerca di nuovi arstisti provenienti da quella scena.

Ambra Castagnetti, artista (1993)
Viene dagli studi universitari in antropologia e si vede: le sue opere dipingono un mondo alternativo abitato da esseri sfaccettati, in cui la presenza umana non conduce a una visione antropocentrica, ma ad una compresenza in cui gli elementi si fondono l'uno nell'altro. Si parla di convivenza pacifica? No, niente utopia: questa fusione ha origine dal caos della natura e del desiderio umano e implica diverse relazioni di causa-effetto. Castagnetti ha all’attivo una partecipazione alla 59. Biennale di Venezia, curata da Cecilia Alemani, con il lavoro Dependency.

Roberto Celestri, divulgatore (2001)
Viene da una famiglia di antiquari e restauratori e studia cinema al Rossellini di Roma. Lì conosce l’uso dinamico del montaggio e della luce e lo usa per fare brevi video a importanti siti artistici che poi posta su Instagram: ha subito un successo pazzesco e il suo account arriva in breve a superare i 300mila follower. Lo chiamano quindi a tenere una rubrica nel  programma artbox di LA7 e poi L’almanacco del giorno dopo, condotto da Drusilla Foer su RaiDue.

Giulia Colletti, curatrice (1993)
Collaborazioni con La Biennale di Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia, Google Cultural Institute, Centre for Contemporary Arts Glasgow, Ludwig Múzeum di Budapest. Oggi è responsabile dei programmi pubblici e della sezione digitale del Castello Rivoli. Molto interessante Cosmo Digitale (di cui è alla guida), sede virtuale che ospita una selezione di opere inedite e a volte espressamente realizzate dagli artisti per la fruizione digitale.

Binta Diaw, artista (1995)
Studi al liceo artistico e poi all’accademia di Brera e a quella di Grenoble, dove ha conseguito un master. Attraverso fotografia, scultura e installazioni ambientali Diaw riflette sui temi più scottanti della contemporaneità artistica con grande maturità e autorevolezza: le migrazioni, la persistenza delle narrazioni coloniali, gli aspetti antropologici e sociali nel contesto europeo, il rapporto tra corpo e natura. La sua ricerca, di matrice intima e autobiografica, è volta all’esplorazione del continuo crocevia di storie e geografie che caratterizzano il nostro presente.

Daniele di Girolamo, artista (1995)
Si divide tra la Svezia e Pescara, la sua ultima personale è stata da Traffic a Bergamo, galleria che negli anni ha scommesso (e spesso vinto) su nuovi talenti. È passato da numerosi festival e il mondo naturale è tra i referenti principali della sua ricerca. Usa molto il suono, medium meno diffuso di quanto dovrebbe, per creare rielaborazioni, ricomposizioni e poesia materica.

Giuseppe di Liberto, artista (1996)
Percorso classico nella formazione: prima liceo artistico e poi Accademia di Belle Arti di Palermo. Terminati gli studi è uno dei vincitori dell’atelier d’artista della Fondazione Bevilacqua La Masa e si trasferisce a Venezia. L’opera di Giuseppe Di Liberto si connota come un’indagine artistica di carattere antropologico e rituale che pone al centro del suo obiettivo i processi di culto ed esorcismo della morte.

Bernardo Follini, curatore (1993)
È curatore alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, dove lavora dal 2017. È tutor di Campo, corso in studi e pratiche curatoriali della Fondazione, che rappresenta forse il più prestigioso centro di formazioni per curatori d’Italia. Nel 2016 ha fondato Il Colorificio, spazio no-profit e collettivo curatoriale, insieme a Michele Bertolino, Giulia Gregnanin e Sebastiano Pala.

Andrea Fontanari, artista (1996)
Ha un approccio alla pittura «classico» (anche se non so se questo termine ancora significhi qualcosa) e riuscire ad emergere con quello stile non è facile. Lui ce la sta facendo, anche grazie a un ottimo lavoro di Boccanera Gallery che lo porta in ogni fiera. Dipinge momenti che mettono a fuoco una nuova visione dell'ordinario e anche se potrebbe sembrare un limite il suo riferimento molto «localistico», in realtà questo rappresenta una grande forza e una buona maturità. Ne sentiremo parlare.

Alessandra Leta, artista (1997)
Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera nel corso di Nuove Tecnologie per l’Arte, ha ottenuto un Master in Urban Studies presso l’Università di Basilea, in Svizzera, dove vive e lavora. Il suo lavoro riesce a restituire le immagini d’archivio che ricerca come archeologia utile a capire il presente. Il suo lavoro The Unmovable Mover (2022) ha vinto il premio Carte Blanche Étudiant della Paris Photo Fair e Picto Foundation ed è stato esposto al Grand Palais Éphémère e alla Gare du Nord di Parigi.

Giulio Locatelli, artista (1993)
Nel 2015 consegue il diploma di primo livello in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e nel 2017 ottiene il diploma di secondo livello in Pittura presso la medesima Accademia. Il filo è l’elemento primo della sua ricerca artistica ed è ciò che lo spinge verso l’attitudine a varcare e contaminare quel limite che si pone tra i linguaggi della pittura e della scultura. Tecla a Lodi, Fondamenta a Varese e Flying Carpet a Bergamo le sue prime personali. Ne vedremo altre presto.

Massimiliano Lorenzelli, gallerista (1995)
Quarta generazione di galleristi, Lorenzelli si sarebbe potuto adagiare sugli allori e campare tranquillo, invece ha fondato L.U.P.O., nuova galleria che si occupa di ricerca e di artisti emergenti. Giovani italiani, ma anche inglesi, coreani e provenienti da altri paesi per una programmazione autentica e sofisticata. Ha creato anche la collana L.U.P.O. Books per accompagnare le mostre. La parola «fucina» ormai è inflazionata, ma per la sua avventura non abbiamo paura di usarla.

Luca Marcelli Pitzalis, artista (1995)
Luca Marcelli Pitzalis si è laureato in psicologia alla Sapienza di Roma e poi ha frequentato l’Accademia di Brera. Lavora con una vasta gamma di media tra cui video, scrittura, installazioni, audio, performance e composizione musicale. Il suo lavoro indaga la relazione tra l’intimità e l’esterno nell’era dove domina la comunicazione urlata. Nell’epoca dove tutti siamo spinti a performare al massimo per essere cittadini degni di tale nome, Marcelli Pitzalis ci mostra invece la grandezza della fragilità.

Alisa Martynova, artista (1994)
Vincitrice dei premi Canon Giovani Fotografi, World Press Photo Contest in categoria Ritratti Serie, Korridor Preis für Dokumentarfotografie e Unstuck della Magenta Foundation. Il suo lavoro, sulla migrazione africana in Europa offre un nuovo modo di vedere il reportage, che Martynova non esercita che nell’ancoraggio a un modo di fare editoria che non esiste più: riesce a trasportarlo nei confini dell’arte e quindi a dargli nuova vita. Il suo lavoro è stato esposto in numerosi festival e ospitato in prestigiosi magazine.

Pietro Moretti, artista (1996)
Corpi che stringono, si aggrovigliano, soffocano, abbracciano, si trasformano e toccano. Nelle sue opere, Moretti tesse narrazioni tra il quotidiano e il fantastico e cammina al confine tra astrazione e figurazione. Dopo la laurea al Bachelor of Arts presso la Slade School of Art ha esposto in alcune collettive e si prepara alla sua prima personale alla Galleria Doris Ghetta di Milano. Nel 2022 il Castello di Rivoli ha acquisito una sua opera.

Zoe Natale Mannella, artista (1997)
Si avvicina al mondo della fotografia da autodidatta sviluppando un’estetica propria che si muove a cavallo tra reportage e ambientazioni artificiali per indagare i temi di intimità e di sessualità delle donne. A partire da una formazione nel mondo della fashion photography, Mannella rilegge il rapporto tra i canoni della moda e la pratica artistica, ripensando gli stereotipi di genere con una contro narrativa dell'universo femminile. Focalizzandosi nel racconto dettagliato delle relazioni nella propria sfera privata, Mannella riflette così sulla cultura contemporanea e sui suoi valori, attingendo all’immaginario pop, ironico e colorato, che configura uno stile sognante e istintivo.

Roberto Nicolucci, storico dell’arte (1994)
Professore di storia dell’arte moderna all’Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma. E se non bastasse conquistare una cattedra a 28 anni, Nicolucci raddoppia e fonda la sua casa editrice che vede in Napoli l’opportunità di avere un punto di vista privilegiato «per immaginare dopo queste stagioni di emergenza un primo rilancio del paese, che deve essere, sì, economico e civile, ma soprattutto culturale, nel senso più ampio e nobile del termine». Si è formato presso l’Università Suor Orsola Benincasa e scrive per il quotidiano Il Tempo.

Matthew Noble, gallerista (1993)
Si laurea in Chimica Farmaceutica presso l’Università di Glasgow. Nel 2018, mentre vive a Londra, decide di fondare il progetto itinerante ArtNoble con l’obiettivo di fornire una piattaforma dedicata esclusivamente alla promozione di artisti emergenti. Nel 2021, ArtNoble gallery apre il suo primo spazio espositivo permanente a Milano nel quartiere di Lambrate. La galleria rappresenta artisti emergenti e mid-career con un’attenzione principalmente rivolta ad artisti italiani: lo spazio è davvero interessante.

Ismaele Nones, artista (1992)
La sua ricerca artistica si propone di far nascere nuovi luoghi facendo interagire tematiche attuali con linguaggi, tecniche e soggetti attinti dal mondo iconografico. Il sacro si mescola con il profano, l’antico con il contemporaneo. Emergono dalla sacralità dei soggetti temi come la sessualità, la contemplazione, l’alienazione. Fin da piccolo segue il padre nella sua attività di iconografo, collaborando alla realizzazione di opere pittoriche monumentali in Italia e all’estero. Ha studiato all’Accademia di belle Arti di Venezia e negli ultimi anni è difficile non notare le sue opere, anche in mezzo a mille, per esempio nelle fiere dove è rappresentato dalla Galleria Lunetta11.

Giulia Parlato, artista (1993)
Il suo lavoro analizza l’uso storico delle immagini come documento di verità, in particolare nei suoi usi scientifici e forensi, e sfida questo linguaggio, creando un nuovo spazio in cui si svolge una messa in scena. Il lavoro di Giulia è stato esposto a livello nazionale e internazionale in mostre collettive e personali e alcune sue opere sono conservate in collezioni pubbliche. È membro fondatore di Ardesia Projects, una piattaforma curatoriale dedicata alla fotografia contemporanea. È anche una creative retoucher.

Aronne Pleuteri, artista (2001)
Prima studia flauto traverso poi, spinto dalla voglia di realizzare cartoni animati, si iscrive al Liceo artistico e quindi all’acccademia: questo artista attraverso pittura, musica, performance e video attualizza le sue visioni allucinate che sono ludiche e amare allo stesso tempo. Ha al suo attivo la performance «Voglio essere impercettibile» al Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea e la doppia personale «Caos Calmo» presso la Collezione Giuseppe Iannaccone. Si laureerà a breve e si dice che la cerimonia sarà molto particolare. Staremo a vedere.

Jacopo Veneziani, divulgatore (1994)
Dottorando in storia dell'arte moderna all'Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne di Parigi (dove si è laureato in storia dell'arte moderna) è «il» divulgatore dell’arte classica per eccellenza. Viene notato dalla redazione di RaiTre su Twitter, dove racconta l’arte, e diventa presenza fissa del programma di Massimo Gramellini «Le parole», il sabato sera. Ha scritto un paio di libri di grande successo per Rizzoli e da alcuni mesi è il presidente della galleria Ricci Oddi di Piacenza.

Nicolas Ballario, 03 novembre 2023 | © Riproduzione riservata

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