Non è, pensi, che la mostra proprio proprio riporti a Mantova Giulio Romano, come annunciano con enfasi, dal momento che lui è sempre stato lì: semmai porta al Palazzo Te e al Ducale un bel po’ di gente, che se non avesse la spinta promozionale di una mostrona a vederselo non andrebbe. In compenso ti devi beccare Mantova d’autunno, che dal punto di vista del clima e della luce non è proprio il massimo. Tant’è. Basta la botta degli «Amanti» dell’Ermitage, che vale da sola il viaggio e il prezzo del biglietto, e ti metti buono in treno. In realtà un po’ di bizzarria c’è, perché questa non è una mostra in due sedi, ma sono proprio due mostre diverse, con cataloghi e biglietti separati: immagino le burocrazie, le diplomazie, i casini, i dispetti.
Una è serissima, puntuta il giusto, sta a Palazzo Ducale ed è un ragionamento analitico sugli spazi stessi in cui la visiti: il che è un bel pensiero, come si dice, «site specific».
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