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Copia romana dell’Afrodite di Cnido conservata all’Art Institute of Chicago

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Copia romana dell’Afrodite di Cnido conservata all’Art Institute of Chicago

Rimossa da un ufficio federale tedesco la replica della Venere de’ Medici

Il Criptico d’arte • La decisione è stata presa perché la copia bronzea «potrebbe essere percepita come sessista e che potrebbe esserci la necessità di agire in base alla legge federale sulle pari opportunità»

Flaminio Gualdoni

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Avevo appena iniziato a consolarmi perché finalmente qualcuno ha posto fine all’interdetto sulla nudità di Kim Phúc, la bambina vietnamita che nella foto celeberrima sta scappando da un bombardamento e i vestiti glieli ha tolti il napalm. Ora, bontà dell’algoritmo, prima non era così, l’immagine appare anche nel web, anche se mi chiedo quanto conti il fatto che adesso è considerata una foto d’autore di cui ben due fotografi, Nick Ut e Nguyen Thành Nghe, si contendono la paternità: prima, quando del fotografo ancora non fregava niente a nessuno, era «solo» una foto di guerra e vigeva l’occhiuta proibizione per cui una bimba nuda mai e poi mai, nel web.

La mente umana ha dovuto impegnarsi non poco per dimostrarsi più scema dell’algoritmo, ma alla fine è riuscita. Ho imparato da poco che dall’atrio dell’Ufficio federale per i servizi centrali e le questioni patrimoniali, a Berlino-Weissensee, hanno deciso di togliere una replica bronzea settecentesca, al vero, della Venere de’ Medici e di rispedirla al Museo Grassi di Lipsia da cui proveniva perché la responsabile per la pari opportunità dell’Ufficio federale, cito testualmente, «ha suggerito che la statua della Venere de’ Medici potrebbe essere percepita come sessista e che potrebbe esserci la necessità di agire in base alla legge federale sulle pari opportunità».

La Venere bronzea ha una sola incolpevole pecca, essere appartenuta al gerarca nazista Hermann Göring: per il resto appartiene alla genia nobilissima e ramificata delle derivazioni dal prototipo dell’Afrodite Cnidia di Prassitele, la prima statua di divinità femminile nuda dell’antichità, il paradigma di quella che, pur senza avvertire la fessissima responsabile dell’Ufficio federale berlinese, gli storici hanno sempre chiamato «Venus pudica». Dunque, una burocrate qualsiasi, non dotata del minimo di intelligenza e cultura ma votata al verbo spicciolo delle pari opportunità, con nonchalance manda al diavolo secoli di arte, letteratura, conoscenza. L’affaire, nel suo complesso, fissa un punto importante: quando un umano si impegna, non c’è algoritmo che tenga, riusciamo a essere degli idioti insuperabili.

Flaminio Gualdoni, 09 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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