Abitata sin dalla preistoria, la sottile penisola di Sirmione, che si protende nel Lago di Garda, conservò continuativamente un ruolo di rilievo dall’età romana (lo provano i resti della villa grandiosa detta delle «grotte di Catullo»), all’età tardoantica, fino alla longobarda.
Lo dicono le fonti, ma gli scavi degli ultimi decenni lo hanno ampiamente confermato, portando alla luce tra l’altro, nel cuore della cittadina, i resti di un sontuoso edificio tardoantico, che si aggiunge a quelli delle mura del castrum, di probabili impianti portuali nonché della Chiesa di San Pietro in Mavinas (fine V-inizi VI secolo) e della Chiesa e Monastero di San Salvatore, di fondazione longobarda.
Sirmione era toccata, del resto, dall’importante via romana che univa Mediolanum ad Aquileia, e già negli itinerari più antichi è citato il punto di sosta della «Sermione Mansio», dotato anche di uno scalo portuale.
A fare ordine nel vasto materiale degli studi recenti è stata Elisabetta Roffia, già soprintendente archeologo per la Lombardia, che nel libro Sirmione in età antica. Il territorio del comune dalla Preistoria al Medioevo, ha riunito i contributi di numerosi autori, coprendo l’arco temporale che dai rinvenimenti preistorici e protostorici attraversa gli insediamenti palafitticoli subacquei delle aree circostanti e giunge sino agli esiti degli scavi più recenti, entro e fuori il centro storico, dai quali sono emerse anche tombe singole e necropoli, spunto per un’indagine sulle tipologie sepolcrali, sui corredi e sulle usanze funerarie dall’età tardoantica al Medioevo.
Sirmione in età antica. Il territorio del comune dalla Preistoria al Medioevo, a cura di Elisabetta Roffia, 376 pp., ill. col. e b/n, Et Edizioni, Milano 2018, € 68,00
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