Selfie, scalate e vandalismi
Ogni volta è la stessa storia, la stessa levata di scudi, come del resto per alluvioni, terremoti, corruzione ecc.
D’accordo, è difficile arrestare gli atti di vandalismi contro i beni culturali, è difficile controllare milioni di turisti che brulicano nel nostro Bel Paese. La deturpazione dell’Elefantino della Minerva (progetto secentesco di Gian Lorenzo Bernini) risale alla notte tra il 13 e il 14 novembre scorso, ultimo episodio di una lunga serie che affonda nella notte dei tempi e che nella Roma moderna, diciamo così, si può far partire dal raptus di László Tóth il 21 maggio del 1972, quando il geologo australiano d’origini ungheresi assestò quindici martellate alla Pietà di Michelangelo in San Pietro al grido di «Sono Gesù Cristo, risorto dalla morte». Tra queste due date, solo per citare i danni ai monumenti berniniani, la coda spezzata a uno dei mostri marini della Fontana dei Fiumi in piazza Navona nel 1997, la testa mozzata a una delle tre api della omonima fontana ai piedi di via Veneto nel
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