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Scene sacre con scandalo

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Laura Lombardi

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Alla Galleria dell’Accademia una retrospettiva di Carlo Portelli, che si ispirò a Rosso Fiorentino 

Carlo Portelli resta una figura poco nota nel panorama del Cinquecento e la mostra «Carlo Portelli. Pittore di pregio», curata da Lia Brunori e Alessandro Cecchi alla Galleria dell’Accademia, museo che nella sua collezione possiede un’opera dell’artista, l’«Immacolata Concezione», fino 17 aprile gli rende giustizia presentando il contemporaneo del Foschi e di Bronzino sotto una luce più chiara e contestualizzata all’ambiente in cui opera.

Un’indagine che parte dalla biografia stessa, che le ricerche di archivio di Cecchi hanno in gran parte ricostruito, dalle origini a Loro Ciuffenna, in provincia di Arezzo, alla carriera fiorentina. Artista versatile, Portelli lavora con Salviati agli apparati delle nozze di Eleonora da Toledo e Cosimo I poi, nel 1565, a quelle di Francesco I e Giovanna d’Austria, per poi concludere con la collaborazione all’impresa dello Studiolo del Principe a Palazzo Vecchio, dipingendo il deludente «Nettuno e Anfitrite».

Autore di scene sacre in cui predilige soggetti quali la «Sacra famiglia» e la «Carità» (Madrid, Arezzo e Firenze), ispirandosi a Salviati, e di grandi pale d’altare, come ricorda il suo quasi conterraneo Vasari, pittore al quale, benché più anziano, egli guarda per alcune invenzioni compositive, Portelli è anche bravo ritrattista, come mostra ad esempio il «Ritratto allegorico e celebrativo di Giovanni dalle Bande Nere» di Minneapolis, debitore del ritratto del condottiero di Giovan Paolo Pace degli Uffizi e di quello della Galleria Palatina e restituito a Salviati da Cecchi, esposto accanto all’opera del Portelli.

Al pittore va inoltre il merito di essere pressoché l’unico a interessarsi a Rosso Fiorentino dopo la metà del Cinquecento, accogliendone le invenzioni stravaganti e visionarie, tanto che la sua «Immacolata concezione» per la Chiesa di Ognissanti del 1566, eseguito per una committenza spagnola (e al quale nel catalogo è dedicato lo studio di Paola Refice), scandalizzerà Raffaello Borghini nel 1584 per l’oltraggiosa esibizione delle nudità di Eva in primo piano (decenni prima la pala del Rosso poi detta dei «Santi Diavoli», ora agli Uffizi, aveva scandalizzato lo spedalingo di Santa Maria Nuova).

Il catalogo della mostra si presenta come una vera e propria monografia su Portelli, che ai saggi di Cecchi, della Brunori e della Refice, aggiunge quelli di Carlo Falciani sui ritratti e di Marzia Faietti per i disegni.

 

Laura Lombardi, 06 gennaio 2016 | © Riproduzione riservata

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Scene sacre con scandalo | Laura Lombardi

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