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Un anno fa scompariva Giovanni Romano (Carmagnola, 1939-Torino, 2020), grande studioso del Rinascimento lombardo e piemontese. Marco Voena, suo allievo all’Università di Torino, gli rende ora omaggio con la mostra «Bernardo Zenale. Il San Giovanni ritrovato», appena inaugurata nella sede milanese di Robilant+Voena, dove resterà visibile dal 22 novembre al 28 gennaio.
Cuore di questa mostra davvero preziosa è la grande pala d’altare raffigurante «San Giovanni Battista» a figura intera, 1507-09, la cui vicenda, ricostruita da Stefania Buganza, la vedrebbe realizzata dal maestro lombardo per la prima cappella a destra della Certosa di Garegnano, dove sarebbe rimasta per circa un secolo. Spostata da lì in una cappella del lato sinistro, se ne sarebbero poi perse le tracce finché, ai primi del ‘900, non ricomparve nella collezione del nobiluomo inglese Sir Henry Hoyle Howorth, che la donò a un’abbazia benedettina del Somerset, da cui Robilant+Voena l’ha acquistata, riportandola a Milano.
Intorno a questo spettacolare ritrovamento, la mostra esibisce altre opere di Zenale, come i tre tondi con l’«Annunciazione», possibile coronamento della «Pala Busti» della Pinacoteca di Brera, acquisiti dal collezionista nel 1963 in una delle prime vendite Finarte e qui esposti per la prima volta da allora, e la «Circoncisione» della collezione della banca svizzera PKB, presente nelle due grandi mostre sull’arte lombarda al tempo dei Visconti e degli Sforza (1958 e 2015) di Palazzo Reale a Milano. Insieme, figurano dipinti di artisti vicini a Zenale, dal Maestro della Pentecoste Cernuschi a Gandolfino da Roreto, da Macrino d’Alba al Maestro della Pala Sforzesca.

«San Giovanni Battista» (1507-09) di Bernardo Zenale (particolare)
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