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Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliLa Richard Saltoun Gallery di Londra sceglie la capitale, in via Margutta, per la sua prima sede fuori dai confini inglesi. A dirigerla Caterina Antonacci e gallery manager Chiara Marino. La mostra inaugurale, dall’8 marzo al 7 maggio, è della pittrice afro-portoghese Bertina Lopes (1924-2012).
Figlia di madre mozambicana e di padre portoghese, la Lopes dovette abbandonare nei primi anni ’60 Maputo, capitale del Mozambico, perché affiliata a gruppi comunisti clandestini in lotta con il Governo d’occupazione coloniale portoghese negli anni della dittatura dichiaratamente fascista di Antonio Salazar.
La polizia politica la controllava segretamente e la pittrice sfuggì alle misure repressive grazie a una rete di intellettuali impegnati nella lotta per l’indipendenza del Mozambico, arrivando a Roma. Di qui le immagini di conflitti, violenza e dolore nelle tante opere di denuncia che la Lopes realizzerà a Roma, nelle quali influenze picassiane si fondono con la policromia del folclore africano.
Bertina Lopes ebbe molte mostre in vita, ma non riuscì mai a intercettare le strade maestre del mercato. Lo fa ora, grazie a Richard Saltoun, non nuovo alla valorizzazione dell’arte italiana, con mostre già dedicate a Bice Lazzari, Eliseo Mattiacci, Silvia Giambrone, Marinella Pirelli.
Inedita per il gallerista inglese, più affine per storia e gusti all’Arte concettuale e al rigore espressivo, la scelta di un codice pittorico come quello della Lopes che affonda le sue radici nell’avanguardia della prima metà del ’900.
«Grande grido», 1970, di Bertina Lopes. © Cortesia di Richard Saltoun
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