Quale futuro per la Villa Reale di Monza?

Il direttore del Consorzio della Reggia, Giuseppe Distefano, spiega come riaprirà

la Villa Reale e i giardini della reggia di Monza
Ada Masoero |  | Monza

Pandemia e contrasti irrisolti: 14 anni prima della scadenza si interrompe il contratto con il Concessionario privato. Il direttore del Consorzio della Reggia, Giuseppe Distefano, spiega i prossimi passi «sotto il controllo pubblico».

Vittima collaterale del Covid-19 e dei duri contrasti tra il Consorzio della Reggia, presieduto dal sindaco di Monza Dario Allevi, e il concessionario privato Nuova Villa Reale Monza Spa (controllata da NA.GEST-Navarra Gestioni, e guidata da Attilio Navarra), ingigantiti dal crollo dei visitatori per la pandemia, la Villa Reale di Monza è al centro di un contenzioso che ha prodotto l’interruzione del contratto ventennale fra i due soggetti ben 14 anni prima della scadenza.

Nel momento in cui scriviamo, si sa che Attilio Navarra intende mettere all’asta gli arredi disegnati su sua commissione da Michele De Lucchi, le luci, i tendaggi, le attrezzature professionali della cucina (la gestione del ristorante-bistrot era stata da poco rilevata da Vicook, società della nota famiglia di ristoratori Cerea di Bergamo), tutti smontati e imballati già nei primi giorni di gennaio, da cui prevede di ricavare 1,2 milioni di euro.

Il contenzioso, tuttavia, poggia su cifre ben maggiori: già nel 2018 il concessionario gestore della Villa Reale (vincitore nel 2011 di un concorso internazionale per la valorizzazione e gestione della reggia monzese) aveva richiesto al Consorzio la revisione del piano economico finanziario e a fine 2019, con una diffida, un risarcimento di 8,3 milioni di euro. Da parte sua, il Consorzio della Reggia, per voce del suo nuovo direttore generale, Giuseppe Distefano (insediato nello scorso ottobre) obietta: «Le ragioni addotte dal Concessionario per la revisione del piano economico finanziario a nostro parere non erano legittime né accoglibili. C’erano state evidentemente da parte loro aspettative risultate errate.

In seguito al nostro rifiuto alla revisione, il Concessionario ha dichiarato di voler recedere dal contratto, di fatto sottraendosi agli obblighi che si era assunto. La pandemia ha poi aggravato pesantemente la situazione e ora la cifra richiesta è di poco meno di 10 milioni di euro. Vorrei però evidenziare che mentre gli Appartamenti Reali, gestiti dal Consorzio della Reggia, hanno riaperto il 28 maggio (fra i primi in Italia), il resto della Villa, gestito dal Concessionario, è rimasto sempre chiuso».

Occorre poi anche chiarire che i mobili in vendita ovviamente non sono, com’è stato scritto da alcuni, quelli storici della Villa (tra l’altro inalienabili, essendo la Reggia un bene pubblico) ma solo quelli commissionati dal Concessionario (banconi della biglietteria e del bookshop e altro) perché funzionali al proprio progetto.

È la fine, amara, di un’avventura iniziata nel 2014 quando, dopo il restauro del Primo piano nobile, condotto nei primi anni Duemila, s’inaugurò il restauro del Secondo piano nobile, condotto dalla la società presieduta da Attilio Navarra, che lo risanò da una situazione di totale degrado e lo destinò a sede di una propria programmazione espositiva.

Con un investimento complessivo di 20 milioni di euro, il Concessionario si fece carico anche del recupero del piano terreno (dove dal 1923 al 1930 si erano tenute le Biennali di Monza, da cui sarebbe scaturita nel 1933 la Triennale di Milano) e del vastissimo sottotetto, detto Belvedere, in cui giunse anche un’«antenna» del Triennale Design Museum. Una delle tante tappe della storia travagliata di un’autentica gemma quale è la Villa Reale, commissionata nel 1777 da Maria Teresa d’Austria a Giuseppe Piermarini, circondata dai Giardini Reali e immersa in un Parco di 720 ettari.

Ma la domanda vera oggi è: quale futuro attende la Reggia? La risposta può darla solo il Consorzio della Reggia, che il 15 gennaio è rientrato in possesso del bene, dopo la rottura del rapporto e la risoluzione del contratto «per gravi inadempimenti del Concessionario privato» (cui il Consorzio contesta in un comunicato «una situazione di totale abbandono del bene pubblico da parte del soggetto che aveva vinto la gara per gestirlo per 20 anni»). Ora, prosegue il testo, «l’obiettivo prioritario è poter riaprire al pubblico la Villa Reale».

Come riaprirla, lo spiega a «Il Giornale dell’Arte» il direttore Giuseppe Distefano: «Noi siamo pronti a dare continuità ai servizi necessari per tutelare e fruire l’edificio, per il quale negli ultimi tempi siamo stati molto preoccupati. Il nostro interesse è di riaprire prima possibile, compatibilmente con la pandemia in corso, e lo faremo un pezzo alla volta. Contemporaneamente occorrono un piano strategico articolato e un programma culturale degno del luogo». Quanto alla presenza di futuri partner, il Consorzio sembra fermamente intenzionato a gestire l’intera Villa in modo integrato e unitario, collaborando con realtà esterne private «solo per attività accessorie come ristorazione e bookshop ma mantenendo sempre il controllo, perché l’attività culturale va governata avendo presente la priorità dell’interesse pubblico. Stiamo lavorando da settimane all’idea del futuro della Villa, continua Distefano, ma il Consorzio è un ente partecipato da più realtà (Mibact, Regione Lombardia, Comune di Monza, Comune di Milano, Assolombarda, Camera di Commercio di Milano Lodi Monza e Brianza, Ndr), dunque le decisioni saranno collegiali. Una grande opportunità ci giunge dall’Accordo di Programma promosso da Regione Lombardia con tutte le istituzioni partecipanti, che ha già messo a disposizione 55 milioni di euro. Una parte sarà destinata alla valorizzazione e tutela del bene attraverso interventi già individuati, mentre 32 milioni saranno utilizzati conseguentemente a un Master Plan in cui si delineeranno identità e obiettivi della Villa e del Parco. Per la sua stesura è stato individuato un gruppo di lavoro composto da esperti delle più diverse discipline (architetti, paesaggisti, agronomi, esperti di comunicazione e altro) che lavorerà da febbraio». Senza dimenticare poi i nove lavoratori della Reggia, che rischiano di pagare un prezzo altissimo

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