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Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliÈ allarme per la possibile chiusura del Centro Internazionale di Fotografia presso gli Scavi Scaligeri. L’area, che conserva resti d’età romana e medievale, dalla metà degli anni ’90 è anche centro espositivo dedicato alla fotografia gestito dal Comune. La chiusura sarebbe funzionale, per ragioni di sicurezza, all’avvio del cantiere di restauro del soprastante Palazzo del Capitanio, acquistato da Fondazione Cariverona per farne spazio espositivo e sede dei propri uffici ma le polemiche locali riferiscono un’altra verità. Il passo viene visto come escamotage da parte del Comune per poter chiudere una realtà che, seppur consolidata, comporterebbe una spesa di gestione annua di circa 400-500mila euro, stando a quanto riportato dalle cronache cittadine. Diretta la replica di Paolo Bolis, capo Ufficio stampa del Comune. «Poiché è imminente l’avvio dei lavori per il Palazzo, è stato chiesto di sospendere l’accesso del pubblico per motivi di sicurezza. Noi non possiamo far altro che prenderne atto. Se il direttore dei lavori incaricato dalla Fondazione Cariverona (il progetto è affidato allo studio scaligero Arteco, Ndr) riuscisse a trovare un’alternativa per il passaggio del pubblico, non avremmo nulla in contrario. Il problema non è di scelta politica». La Soprintendenza avrebbe inviato una richiesta di chiarimento al Comune proprio in merito al futuro dell’area archeologica. «Gli scavi scaligeri sono una risorsa, peraltro neppure completamente nostra, puntualizza Bolis. La proprietà degli scavi è per l’80% dello Stato. Di proprietà comunale sono le cementificazioni, la parte del percorso. Poi è vero che la gestione è attualmente affidata al Comune ma il problema per noi è semplice: se il direttore dei lavori ordina la chiusura è perché non c’è alcuna garanzia di sicurezza per chi vi accede». Bolis per ora non conferma neppure le voci di una chiusura permanente una volta ultimato il cantiere che dovrebbe durare tre anni a partire, probabilmente, da luglio (e non a metà maggio come precedentemente diffuso). Tutto però lascia presagire che la vicenda sia tutt’altro che risolta.
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