Luana De Micco
Leggi i suoi articoliAmedeo Modigliani non era l’artista maledetto che lavorava velocemente e sotto l’effetto dell’alcol come vuole una certa tradizione. Uno studio scientifico portato avanti dal Lam-Musée d’art moderne, d’art contemporain et d’art brut e dal C2RMF, il Centre de Recherche et Restauration des Musées de France, a Parigi, rivela che Modì aveva una grande padronanza tecnica e che, prima di posare il pennello sulla tela, aveva già in mente la composizione finale.
Lo studio è stato realizzato sui 25 dipinti (6 dei quali conservati al Lam) e 3 sculture di Modigliani che appartengono alle collezioni pubbliche francesi. I risultati sono esposti nella mostra «I segreti di Modigliani» allestita al Lam fino al 20 febbraio 2022. «C’è poco materiale d’archivio su Modigliani. Gli scritti su di lui sono spesso tardivi e romanzati. Ha lasciato poco di sua mano. Alla fine l’archivio principale di cui disponiamo sono le opere, un corpus vasto che va dal 1906 al 1920», ha spiegato Marie-Amélie Senot, la conservatrice all’origine del progetto avviato nel 2018.
Tutte le opere sono state sottoposte ad analisi che «ci permettono di saperne di più sulla tecnica di Modigliani, ma sono anche utili in una prospettiva di conservazione. Ad esempio hanno permesso di restaurare il ritratto di Moïse Kisling, del 1916, e ritrovare le sfumature originali. Abbiamo invece dovuto rinunciare a intervenire sulla “Testa rossa su fondo verde”, un olio su cartone conservato al Centre Pompidou, perché la vernice che lo ricopre è penetrata in profondità nel cartone e ha definitivamente alterato il colore del fondo che, è stato scoperto, non è affatto verde, ma tendente al blu».
Si sa che Modigliani era un grande disegnatore, ma agli infrarossi sono emerse rare tracce di disegni preparatori sotto lo strato pittorico: «Questo significa che quando iniziava a dipingere sapeva esattamente che cosa voleva. In “Nudo seduto con camicia”, del 1917, è emerso che la camicia è stata dipinta direttamente sullo strato preparatorio e non in sovrapposizione al corpo della modella. Vuol dire che sapeva esattamente dove collocarla. Ma è anche una scelta estetica: la preparazione blu-grigia della base avrebbe messo in risalto il candore della camicia».
Le radiografie hanno rivelato anche la presenza di diverse composizioni sottostanti, paesaggi o ritratti, non schizzi, ma «opere finite»: sotto il ritratto «Antonia» (1915 ca) si nascondono ben sei composizioni. Lo studio permette di conoscere meglio le scelte di Modigliani in materia di pigmenti e di tecnica: «Col passare del tempo la pennellata si fa più liscia e perde la materialità degli esordi. In “Antonia” basta qualche punta di verde per illuminarle il viso».
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