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Fabio Mauri, «Lo zerbino insolubile», taglio su zerbino, 200 x 420 cm, particolare, Studio Fabio Mauri e Galleria Michela Rizzo

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Fabio Mauri, «Lo zerbino insolubile», taglio su zerbino, 200 x 420 cm, particolare, Studio Fabio Mauri e Galleria Michela Rizzo

Parole scritte, incise e scolpite

Alla Fondazione La Verde La Malfa di Catania opere di Fabio Mauri, Federico De Leonardis e Aldo Runfola propongono una riflessione sul linguaggio

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Jenny Dogliani

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San Giovanni La Punta (Catania). La parola scritta e scolpita è al centro del prossimo appuntamento della Fondazione La Verde La Malfa-Parco dell’Arte di San Giovanni La Punta, che domenica 19 giugno alle 18 inaugura la collettiva «Attraverso parole» (con opere di Fabio Mauri, Federico De Leonardis e Aldo Runfola) e presenta il libro di poesie inedite di Elena La Verde Abbracciare il tempo. 1951-2012 (Giunti editore), una raccolta di versi dalla prima giovinezza agli ultimi anni di vita scritti, senza retorica, come un diario dell’anima nel quale si riconoscono i molteplici sentimenti umani e la crudele bellezza della natura.

Curata da Giuseppina Radice e realizzata in collaborazione con la Galleria Michela Rizzo di Venezia, la mostra propone fino al 23 ottobre una selezione di installazioni e opere a parete in cui la parola viene utilizzata in vari modi. Intagliando su uno zerbino la frase «Lo zerbino insolubile», per esempio, Fabio Mauri gioca con l’aspetto semantico del linguaggio, privando il tappetino della sua funzione e del suo significato. S’ispira alle ricerche della Poesia Visiva, invece, «Ciascuno» di Aldo Runfola, una tela in cui le iniziali dell’artista sono utilizzate come un semplice segno grafico per dare forma a un anonimo volto stilizzato, simbolo di omologazione e perdita di identità. A legare la parola alla memoria e alla cultura dell’umana civiltà è infine Federico De Leonardis con «Ossa di Shelley (da Marco Aurelio)», una targa in marmo con diverse lacune incisa in un idioma antico, omaggio alla storia e a ciò che di essa è giunto sino a noi. Sua anche l’installazione «A tempo», una colonna di libri schiacciata da un metronomo che suggerisce come ciò che noi chiamiamo storia, in fondo, non sia nient’altro che una visione soggettiva e transitoria.

Fabio Mauri, «Lo zerbino insolubile», taglio su zerbino, 200 x 420 cm, particolare, Studio Fabio Mauri e Galleria Michela Rizzo

Aldo Runfola, Ho paura, 1992, lana su tela, 30x40cm, courtesy Aldo Runfola e Galleria Michela Rizzo.tif

Federico De Leonardis, A tempo, 2010, pila di libri di musica, metronomo, filo a piombo, magnete, 40x50x154cm, courtesy Federico De Leonardis e Galleria Michela Rizzo

Fabio Mauri, Formazione di un pensiero anarchico, 1995, cartone, 80 x 55 cm, courtesy Galleria Michela Rizzo

Aldo Runfola, Neon, 2003, installazione, courtesy Aldo Runfola e Galleria Michela Rizzo

Aldo Runfola, Ciascuno, 2002, trittico lana su tela 200x150cm courtesy Aldo Runfola e Galleria Michela Rizzo

Aldo Runfola, Ho paura, 1992, lana su tela, 30x40cm, courtesy Aldo Runfola e Galleria Michela Rizzo

Fabio Mauri, The End, 2009, incisione su cartone, 200 x 220 cm, courtesy Galleria Michela Rizzo.JPG

ederico De Leonardis, Area di riporto, 2011, tampone per timbri, 30x40cm, courtesy Federico De Leonardis e Galleria Michela Rizzo

Federico De Leonardis, Ossa di Shelley (da Marco Aurelio), 2013, marmo travertino, 119x69x6cm, courtesy Federico De Leonardis e Galleria Michela Rizzo

Federico De Leonardis, Ultimo round, 2010, tampone per timbri, 30x40cm, courtesy Federico De Leonardis e Galleria Michela Rizzo

Jenny Dogliani, 10 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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