uno scorcio di Parigi che dal 20 al 23 ottobre ospita la fiera di arte contemporanea Paris+ negli spazi del Grand Palais Éphémère

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uno scorcio di Parigi che dal 20 al 23 ottobre ospita la fiera di arte contemporanea Paris+ negli spazi del Grand Palais Éphémère

Parigi vuole consacrare il ritorno della propria supremazia

L’apertura di gallerie internazionali, le più favorevoli condizioni fiscali, la proprietà delle case d’asta e la nuova manifestazione firmata da ArtBasel, Paris+, confermano la rinnovata centralità della capitale francese nel mercato dell’arte

Michela Moro

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L’arrivo di Paris+, fiera dell’arte contemporanea che a Parigi ha sostituito Fiac, acquisita dal gruppo svizzero Mch, proprietario dell’universo Art Basel, chiude il cerchio virtuoso dell’arte e consacra la città come nuovo epicentro europeo del collezionismo e del mercato. È stata una crescita lenta, che si è giovata di fattori quali la Brexit, e di altri costruiti nel tempo, tra cui l’apertura nella regolamentazione delle aste, l’agevolazione per il mercato con una politica di tassazione favorevole e la conseguente apertura di sedi parigine per molte gallerie internazionali, da David Zwirner a Gagosian, da Blum & Poe a Thaddaeus Ropac, fino alle italiane, tra cui Continua, Tornabuoni e Massimo De Carlo, senza contare le due principali case d’asta, Sotheby’s e Christie’s che, con una storia tutta londinese alle spalle, sono diventate francesi nell’arco di un decennio.

In ottobre Parigi ha il suo fulcro durante la settimana di Paris+, e la sensazione è che, malgrado segua la Art Week londinese che include Frieze, sia di maggior interesse. Abbiamo verificato con alcuni protagonisti del mondo dell’arte, galleristi e direttori di case d’asta le dinamiche che hanno prodotto questo importante risultato.

Tre italiani nel Marais
Nel 2021 gli irrequieti soci di Galleria Continua, Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo, hanno aperto una nuova sede di 800 metri quadrati nel Marais, la settima per la galleria. Lo spazio è diventato subito un luogo d’incontro, una comunità, un crocevia di generazioni visitato perfino da una curiosa Brigitte Macron. «Non siamo mai stati strategici, racconta Lorenzo Fiaschi, abbiamo fatto sempre tutto in tempi non sospetti, seguendo il nostro istinto, ed essendo in tre ci piacciono le differenze, le alterità, anche la galleria del Marais è nata così, durante il Covid-19».

Secondo Fiaschi, Frieze apre a Seul e Art Basel a Parigi per cercare di prendersi delle parti di mercato, ma le due manifestazioni non sono simili, anche se a entrambe partecipano 30-40 gallerie molto forti, presenti in tutte le fiere, e Paris+ ha scelto numerose gallerie francesi per rispettare l’identità territoriale. Fiaschi ha fatto parte del comitato della Fiac per otto anni. La galleria partecipa alla fiera nella continuità: «Ma qualche cambiamento c’è, aggiunge il gallerista. Presenteremo Adel Abdessemed, che ha troncato i rapporti con David Zwirner; facciamo una grande mostra che apre il 7 ottobre e prosegue durante Paris+. Un’altra novità è Carlos Cruz-Diez, una presentazione monografica, due new entry che nascono dal legame con la Francia».

Le carte vincenti della città
«Il titolo della nostra prima mostra era quello, per noi beneaugurante, di un quadro di Fontana: “Domani è il primo ottobre, domani parto per Parigi”, racconta Michele Casamonti, fondatore della Galleria Tornabuoni di Parigi. Era il primo ottobre 2009, inauguravamo la nostra sede parigina. Sono passati 13 anni, siamo indubbiamente stati i primi a sostenere gli artisti italiani in Francia in modo così costante. Abbiamo introdotto opere di arte italiana al Centre Pompidou, tra cui Dadamaino, Isgrò, Pomodoro. Per Fontana abbiamo collaborato con il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris con numerosi prestiti e per Castellani abbiamo organizzato una mostra con un volume curato da Bernard Blistène, direttore del Pompidou da lì a pochi mesi. Sono arrivato a Parigi quando era veramente periferica nel sistema dell’arte. Dal 2016 è stato un crescendo: la Brexit ha imposto una riorganizzazione europea della gerarchia del mercato dell’arte e Parigi è la città meglio strutturata per recuperare quell’eredità. Innanzitutto è la meglio attrezzata dal punto di vista culturale, la presenza di musei di arte moderna e contemporanea di altissimo livello è sotto gli occhi di tutti, a ciò si aggiungono eccellenze private come la fondazione di Arnault o la Bourse di Pinault o la Maison Rouge e gli altri musei privati».

Parigi ha poi delle caratteristiche che la rendono diversa da noi, anche dal punto di vista fiscale. «La situazione fiscale di Parigi non è molto diversa da quella di Londra, mentre quella italiana è indubbiamente la peggiore, continua il gallerista. L’Iva per l’importazione è il 5% a Londra e il 5,5% a Parigi, mentre in Italia è il doppio; da noi ci sono leggi che regolano il mondo dell’arte complessissime, burocratiche e talvolta da interpretare. Parigi ha un’innegabile attrattiva, una struttura ricchissima legata al mondo dell’arte e fiscalmente è allineata a Londra, è molto più vantaggiosa dell’Italia». Casamonti però non crede che nell’immediatoParis+ potrebbe portare grandi novità: «In sei mesi non si stravolge un sistema che dura da vent’anni, inoltre la manifestazione si svolge in una sede provvisoria (dal 20 al 23 ottobre al Grand Palais Éphémère, Ndr) e la vera Fiac tornerà al Grand Palais nel 2024 dopo le Olimpiadi. La differenza la faranno da lì in poi».

Un clima frizzante nel mondo degli affari e della creatività è registrato da Marta Sala, titolare di Marta Sala Editions, sofisticata realtà italiana impiantata a Parigi dal 2016. «La mia azienda produce arredi dal design contemporaneo ma pieno di memoria, che piace molto ai francesi, Hermès li ha utilizzati per i suoi negozi, spiega l’imprenditrice che è reduce da Maison&Objet, il corrispondente del nostro Salone del Mobile. Sono arrivati moltissimi stranieri con un potere d’acquisto elevatissimo, ho avuto clienti importanti che non mi aspettavo perché la fiera è di alto livello, anche se c’era meno aria di festa che al Fuorisalone. I francesi sono grandi sostenitori dell’eccellenza italiana e la città è veramente internazionale: l’altra sera mi son resa conto di essere in una sala dove erano presenti 18 nazionalità. Aspetto Paris+ e anche Paris Photo».

Strategico l’aiuto del Governo
Artcurial è stata fondata nel 2002, quando il mercato francese si stava aprendo alla concorrenza. Oggi ha una posizione internazionale, con sedi a Parigi, Monte Carlo e Marrakech, e rappresentanze ovunque in Europa. Nel 2021 la casa, che ha più di 25 dipartimenti, ha fatturato quasi 169 milioni di euro. Nel 2017 il gruppo ha acquisito John Taylor, uno dei più importanti player dell’immobiliare di lusso. Dalla sua posizione di direttore Europa di Artcurial, Martin Guesnet ha certamente una visione globale.

«È stato un processo lungo. È solo all’inizio del 2000 che ci sono stati molti cambiamenti. Il primo, fondamentale, è stato il sistema delle aste, che fino al 2000 in Francia era di monopolio per i banditori francesi, Sotheby’s e Christie’s non potevano vendere in Francia. Adesso è una competizione aperta, ma ci è voluto molto tempo per uscire dall’isolamento, ed è stato essenziale il sostegno dei nostri Ministeri della Cultura e delle istituzioni. Poi c’è stato un altro cambiamento di grande rilievo: Jean-Jacques Aillagon, all’epoca ministro della Cultura, ha fatto una legge molto importante sul mecenatismo, con cui le aziende e i privati francesi potevano acquistare arte e ottenere un po’ di sollievo fiscale».

A favore della centralità della Ville Lumière gioca anche il fatto che ora sia Sotheby’s sia Christie’s hanno proprietari francesi. «Ci piace la concorrenza, prima la posta in gioco era locale, ora siamo il mercato globale e le cose cambiano, aggiunge Guesnet. Parigi ha reagito perfettamente e oggi con Pinault di nuovo a Parigi, Arnault con la fondazione Cartier, abbiamo una situazione assolutamente unica. Cogliamo la sfida e anche se siamo la metà di Christie’s e Sotheby’s, siamo molto orgogliosi di questa situazione, solo vent’anni dopo la nostra fondazione che festeggeremo il 19 ottobre».

Il manager ritiene che un aiuto prezioso provenga dal Governo, che «ha lavorato diversi anni per sostenere il mercato. Da una parte tuteliamo le opere e il nostro patrimonio e dall’altra lasciamo che il mercato faccia il suo gioco. Un punto chiave in Francia è poi l’expertise. Se acquisti un’opera d’arte devi essere sicuro del prodotto e dell’oggetto che ti interessa e l’expertise francese ha sempre avuto un ottimo livello; questo rende i nostri clienti assai fiduciosi in ciò che proponiamo».

Una nuova Thinking Italian
La piazza parigina conta un fitto calendario di aste in ottobre e in questo contesto la sede di Christie’s con «Avant-Garde(s), including Thinking Italian», in programma il 20 e il 21 ottobre, accoglie per la prima volta la vendita di capolavori italiani secondo il fortunato format che dal 2000 si svolgeva a Londra. Christie’s offre così al pubblico la possibilità di apprezzare il meglio dell’arte italiana del dopoguerra, con opere di Manzoni, Boetti e Fontana che dialogano con Soulages, Niki de Saint Phalle, Léger e Yves Klein, tra gli altri, quale parte integrante della sua prestigiosa serie di aste del mese.

Sotheby’s punta su arte moderna e arredi prestigiosi
Sebastian Fahey, managing director Europa di Sotheby’s, valuta la partita tra Parigi e Londra da un punto di vista anglo-francese: «Parigi e Londra sono entrambe centri molto importanti, sia per Sotheby’s sia nel più ampio mondo culturale. Londra rimane il cuore del mercato dell’arte europeo e la sede europea di Sotheby’s, mentre Parigi è certamente fiorente da molti anni, con caratteristiche e punti di forza distinti, e questo fa di Londra e Parigi l’abbinamento perfetto per il nostro business europeo. A Londra manteniamo le nostre vendite principali di arte moderna e contemporanea: avremo un’offerta particolarmente importante durante Frieze, tra cui un trittico di Francis Bacon stimato intorno ai 30 milioni di sterline (34 milioni di euro, Ndr), e il primo dipinto a colori su carta di Gerhard Richter a 13-18 milioni (14,7-20,4 milioni di euro, Ndr). Dall’altra parte della Manica attendiamo con impazienza le aste che si svolgono durante Paris+: questa volta avremo un’asta che include artisti come Warhol, Soulages, Rodin e Chagall oltre le vendite di Modernités. Parigi è certamente la patria di eccezionali arti decorative: presenteremo collezioni principesche dello storico Hôtel Lambert (cfr. box a p. 88, Ndr), che sarà tra le offerte più preziose nel suo genere. Più in generale ci sono alcuni artisti, o categorie di collezionismo, che naturalmente ottengono risultati migliori in determinati luoghi di vendita, poiché il mercato è più sviluppato lì o è storicamente situato lì e continuerà a essere così».

L’occhio sulla Paris Art Week 2022

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Michela Moro, 17 ottobre 2022 | © Riproduzione riservata

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