Una delle tre «navate» monumentali delle Ogr, acquisite e rifunzionalizzate dalla Fondazione Crt. Fotografia di Daniele Ratti © Fondazione Crt

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Una delle tre «navate» monumentali delle Ogr, acquisite e rifunzionalizzate dalla Fondazione Crt. Fotografia di Daniele Ratti © Fondazione Crt

Ogr: la creatività parte dai treni

Si inaugurano il 30 settembre a Torino le Officine Grandi Riparazioni restaurate con 90 milioni di euro: installazioni e concerti, e poi mostre, start up e imprese innovative. Un occhio al territorio e uno al mondo

Alessandro Martini

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Torino. Un’installazione semipermanente di William Kentridge, una temporanea di Patrick Tuttofuoco, concerti di maestri come Giorgio Moroder e di altri raffinati musicisti. È il programma delle Ogr (Officine Grandi Riparazioni) che, dopo quasi vent’anni di abbandono seguiti da tre di lavori, il 30 settembre riaprono al pubblico come Distretto della creatività e dell’innovazione. «Lavoriamo sui confini tra performativo e visivo, andando incontro a un bisogno primario del pubblico attuale». Così Nicola Ricciardi, 32 anni, milanese ma di formazione e attività internazionale, presenta i programmi delle Ogr, di cui è direttore artistico da maggio 2016, incaricato («dopo mesi di colloqui», spiega, e a tempo indeterminato: una vera eccezione nel panorama nazionale e non solo) dalla Fondazione Crt, proprietaria degli spazi e finanziatrice dell’ambizioso progetto. I grandiosi ambienti verranno svelati al pubblico in occasione del «Big Bang», le due settimane di apertura gratuita che, fino al 14 ottobre, proporranno concerti nei fine settimana, laboratori didattici e visite guidate agli spazi e alle installazioni. «Tutto Infinito» di Patrick Tuttofuoco, temporanea, è stata realizzata con l’intervento da protagonisti dei bambini di Casa Oz, che accoglie giovani che affrontano la malattia e le loro famiglie.
La grande processione dedicata ai «riparazionisti», appositamente commissionata a William Kentridge, rimarrà invece a lungo ad accogliere il pubblico nella corte esterna, per poi andare al Castello di Rivoli. I concerti si terranno nel grande palcoscenico, bellissimo (2.750 posti in piedi e 1.100 seduti) e adatto a progetti «sempre e soltanto concepiti in esclusiva per noi e con noi: cerchiamo l'unicità, non ospitiamo eventi, ma vogliamo sempre partecipare alla loro progettazione, in uno stretto rapporto con il territorio torinese, piemontese e internazionale», specifica Ricciardi. I primi nomi (Moroder, Omar Souleyman, The Chemical Brothers e Atomic Bomb!, oltre a italiani come Ghali ed Elisa), selezionati con Sergio Ricciardone, direttore artistico del festival avant-pop Club to Club, annunciano molto della programmazione futura, ma non tutto: si aggiungeranno proposte di musica classica ed elettronica, ma anche teatro, danza e arti performative. E, nelle altre maniche del grande complesso, mostre, laboratori, start up e imprese innovative.

Le ex Officine Grandi Riparazioni, per un secolo e fino all’ultimo decennio del Novecento impegnate alla manutenzione delle locomotive, occupano una superficie di 20mila metri quadrati, su un’area complessiva di 35mila prossima alla stazione ferroviaria di Porta Susa. La forma è quella di una gigantesca H, con locali alti fino a 16 metri e un’area capace di contenere (tanto per farsi un’idea) 11 Airbus A320 o 52 campi da tennis. A unire la ricerca artistica (arte contemporanea, musica e teatro, ospitate insieme nella Manica nord) e la ricerca in ambito tecnologico (Manica sud) sarà un’area dedicata al gusto, che troverà posto nel «transetto» mediano.
Questi ambienti, monumento ottocentesco alla storia industriale di Torino, aprono dopo impegnativi lavori di bonifica e la realizzazione dei complessi impianti tecnici sotterranei (murature, pilastri e capriate metalliche sono vincolati dalla Soprintendenza). La Fondazione Crt, presieduta da Giovanni Quaglia, ha investito 90 milioni di euro, di cui 10 nel 2013 per l’acquisto degli spazi da Rfi Sistemi Urbani, per 99 anni. Da allora il progetto è man mano cresciuto in costi e in ambizioni, da una prima ipotesi di solo consolidamento fino a una completa rifunzionalizzazione che ha reso tutti gli ambienti adatti alle più diverse attività (la temperatura è controllata e fissa su 20°). «Vogliamo che qui convivano due grandi anime: la ricerca artistica in tutte le sue declinazioni e la ricerca in vari ambiti della tecnologia e della scienza, spiega Massimo Lapucci, segretario generale della Fondazione Crt dal 2012 nonché direttore generale delle Ogr (dallo scorso giugno è anche presidente dello European Foundation Center). Attraverso un mix di attività, dall’accelerazione d’impresa alle arti visive e performative fino al food e alla virtual reality, le Ogr guardano a una nuova missione, pur mantenendo l’identità di “officina”: la generazione e la rigenerazione delle idee. Per realizzare questa grande e complessa sfida, e dare vita a un centro di sperimentazione e produzione di “cultura contemporanea creativa” tra i più innovativi e dinamici a livello europeo (un vero e proprio “place to go” per i prossimi anni, in continua trasformazione e dialogo con i protagonisti della scena globale) Fondazione Crt ha messo in campo il suo più grande investimento diretto su un unico progetto. Uno dei più grandi progetti di venture philanthropy oggi in Europa».

Un primo assaggio delle potenzialità delle Ogr come spazio multifunzionale lo si era avuto nel 2011, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, quando nei suoi ambienti erano state allestite tre mostre. In cinque mesi avevano attirato circa 120mila visitatori. Lapucci ripercorre il lungo impegno della Fondazione Crt: «Il progetto di riqualificazione delle Ogr è nato nel 2008 da una richiesta della Città di Torino per realizzare un polo culturale e tecnologico in un’area strategica e centrale. A metà 2012 è stata quindi costituita la Società consortile Ogr-Crt, ente strumentale della Fondazione Crt partecipato da Fondazione Sviluppo e Crescita Crt e UniCredit Spa. La riqualificazione, iniziata nel 2014, ha trasformato quelle che erano Officine dei treni in nuove Officine della cultura contemporanea e dell’innovazione». A pochi metri sorge il campus del Politecnico di Torino.
Anche in sintonia con molti precedenti progetti della Fondazione Crt, l’attività delle Ogr mostrerà una particolare e specifica attenzione ai pubblici «inespressi»: «Mi riferisco in particolare a chi non è solito frequentare istituzioni culturali, non tanto per disinteresse, spiega Nicola Ricciardi, quanto piuttosto perché marginalizzato da difficoltà, che siano esse fisiche o mentali, economiche o di integrazione. Avremo ovviamente molti programmi di inclusione rivolti a pubblici diversi e a varie fasce di popolazione, incluse le più deboli, come i migranti. “Inclusività”, ci tengo a sottolinearlo, non è uno slogan, ma una progettualità vera, radicata», spiega con convinzione. E continua: «Fin dall’inizio abbiamo voluto imprimere alle Ogr un segno capace di testimoniare il rapporto diretto, non futuro o auspicato ma già in atto, con grandi istituzioni e manifestazioni internazionali: dalla Tate Modern di Londra alla Juilliard School di New York al Manchester International Festival. Non sono soltanto i nostri modelli, ma i soggetti con cui già oggi dialoghiamo e condividiamo progetti».

Dopo il «Big Bang» di avvio, le Ogr chiuderanno per un completo riallestimento: il 2 novembre riapriranno infatti per accogliere la serata inaugurale del festival Club to Club (con concerti in esclusiva di Kamasi Washington e di Powell con «visual» di Wolfgang Tillmans) e il giorno dopo la mostra «Come una falena alla fiamma», organizzata con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (la cui Collezione festeggia i primi 25 anni) e con il coinvolgimento di Museo Egizio, Palazzo Madama, Mao, Gam e Castello di Rivoli: un gioco di contaminazioni, dall’antico Egitto ai giorni nostri, a cura di un trio di curatori internazionali come Tom Eccles, direttore del Center for Curatorial Studies del Bard College di New York, Mark Rappolt, caporedattore della britannica «Art Review», e l’artista Liam Gillick, già «Young British Artist». Sempre nel corso del mese dell’arte contemporanea, il 3 e 4 novembre si terrà la prima edizione del progetto Museo Ventuno, una piattaforma di ricerca sui musei degli anni Duemila promossa da Amaci, l’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani. Tema del simposio, che vedrà confrontarsi direttori di musei ed esperti internazionali, sarà «I musei alla svolta post internet».

Nicola Ricchiardi guarda oltre: «Questi primi mesi sono per noi una fase di “start up”, ma da febbraio 2018 la programmazione entrerà a regime, con tutte le sue attività, collaborazioni, contributi di partner e soggetti diversi, con cui da tempo lavoriamo. Intendo il mio ruolo come quello di un allenatore di calcio: mi affido a persone che stimo, con cui dialogo (sono curatori e direttori, ma anche manager di festival locali o internazionali) e che quindi stimolo, coordino, sostengo». Tra gli altri, Luca Cerizza, che curerà la mostra di Tino Sehgal, e Barbara Casavecchia a cui è affidato, oltre che la personale di Susan Hiller, anche un complesso programma per coinvolgere i ragazzi tra i 17 e i 21 anni. Obiettivo: spiegare, svelandolo dal di dentro, il «lavoro culturale: un termine evocativo, che mi piace molto», sottolinea Ricciardi. E annuncia anche una mostra di Mike Nelson, sostenuta dalla Galleria Franco Noero, e una collettiva con il Castello di Rivoli, a cura di Marcella Beccaria.
Dal 2018 si sperimenterà anche una nuova suddivisione degli spazi: le tre navate saranno dedicate rispettivamente a Digital Gallery (allestita e gestita da un collettivo giapponese che aprirà qui la sua prima sede europea), esposizione delle opere della Fondazione Crt per l’Arte, oggi in comodato alla Gam e a Rivoli (soprattutto opere di grandi dimensioni o poco viste) e spazio per mostre concepite da artisti internazionali sul modello delle commissioni della Turbine Hall della Tate Modern di Londra.

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Alessandro Martini, 29 settembre 2017 | © Riproduzione riservata

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