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A quattro anni dalla riapertura dopo un restauro durato anni, presto seguita dalla chiusura per il Covid-19, il 25 marzo la Pinacoteca Tosio Martinengo ha aperto i battenti con un volto nuovo, grazie al riallestimento della sezione del ’700, propiziato anche da 11 acquisizioni recenti (donazioni, comodati, prestiti).
In attesa delle due grandi mostre previste per il 2023 (una proprio sul ’700, con Giacomo Ceruti, l’altra sul ’500, con Moretto, Savoldo e Romanino), la Pinacoteca presenta le sette sale rinnovate da Roberta D’Adda (Fondazione Brescia Musei) insieme al comitato scientifico della Fondazione, in cui si approfondisce il filone, così caro alla cultura pittorica bresciana, della vita quotidiana dei più umili.
Muovendo da Eberhard Keilhau detto Monsù Bernardo (1624-87) e passando per Antonio Cifrondi (1656-1730) e Giacomo Francesco Cipper detto Todeschini (1664-1736), si giunge a Giacomo Ceruti detto Pitocchetto (1698-1767), di cui sono arrivate in museo quattro nuove opere, che vanno ad arricchire il già foltissimo nucleo di dipinti di questo grande pittore, milanese di nascita ma bresciano d’adozione.
A essi si aggiungono quattro opere dai depositi, le «Nature vive» di Giorgio Duranti (1683-1768) e le «pitture di pigmei» di Faustino Bocchi (1659-1742). Si è poi avviato il progetto PTM ARTI+, con appuntamenti di danza, teatro, musica, ed esordiscono l’app Easy Guide e la nuova identità visiva del museo, dello Studio Tassinari/Vetta.

Veduta della Sala XVI dedicata alla ritrattistica bresciana del Settecento

Veduta della Sala XVIII con quadri di Giorgio Duranti
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