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Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliNove artisti interpretano nelle stanze del Castello Gamba altrettanti rammendi ambientali. «Opere a parete, installazioni visive e sonore guidano lo spettatore a guardare con empatia agli squilibri che, se pur focalizzati su particolari situazioni individuate in Valle d’Aosta, si possono leggere come modelli di alterazioni universali» spiega la curatrice Gabriella Anedi. Non quindi esempi di vera e propria arte ambientale bensì ricostruzioni possibili di rotture, spazi feriti, di equilibri compromessi o collassati, incluse le relazioni tra esseri viventi.
Il tutto comincia da un’immagine fotografica che mappa il luogo violato. Agli artisti coinvolti (Piera Antonelli, Pietrina Atzori, Romilda Boccia, Mariagiovanna Casagrande, Daniele De Giorgis, Daniela Evangelisti, Brenno Franceschi, Chicco Margaroli, Emilia Persenico, con performance inaugurale di Gloria Campriani) il compito di creare un’opera visionaria nutrita da memoria e desiderio.
Daniela Evangelisti focalizza l’attenzione sul ghiacciaio del Gran Etrèt, in Valsavarenche e realizza un’installazione tattile e video-sonora che materializza l’attuale stato di sofferenza del ghiacciaio. Piera Antonelli, con «Cucendo natura» prende in esame l’allargamento di una vecchia pista di fondo, che ha comportato un innaturale solco tra il bosco scosceso e i margini dei prati. Anche il corso del vicino ruscello è stato interrato per impedire lo scioglimento della neve: nella sua opera l’artista cerca così di costruire una nuova armonia tra elementi che sono stati separati e feriti. Chicco Margaroli con l’installazione «Ingenuity» affronta il tema dell’acqua, partendo da un’emergenza idrica analizzata nella Conca di By, a Ollomont, alle falde del grande nevaio a ridosso del ghiacciaio di Valsorey, a 2.900 metri di altitudine. L’arretramento e la dispersione della sorgente, che garantiva l’approvvigionamento idrico ai pascoli alti dell’alpeggio, ha causato nel 2022 una tale carenza d’acqua che le mandrie hanno subito una grave percentuale di aborti, non potendo essere più dissetate in modo adeguato né nutrite con erba fresca. Margaroli materializza così in mostra vesciche di vitello stabilizzate, veri e propri bacini di raccolta idrica per tutti noi mammiferi, disposti come aggregazione a reticolo di molecole di H2O. Una sospensione leggera che invita a rileggere i delicati meccanismi di interazione tra uomo natura e ambiente.
Dalla performance di Gloria Campriani, che ha caretterizzato l’inaugurazione della mostra, è stata inoltre tratta l’opera tessile nel parco che circonda il castello: un flusso continuo di fili tirati e colorati, paralleli e divergenti accompagnati da musica composta da Paolo Zampini.

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