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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliNella stagione compresa tra il 1962 e il 1963, esauritasi la carica innovativa dell’Informale, si consumava a Milano l’esperienza del Gruppo del Cenobio, una corrente legata ai nomi di Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Ettore Sordini, Angelo Verga e Arturo Vermi: cinque giovani pittori che fecero del segno l’epicentro delle proprie sperimentazioni.
La brevissima esistenza di questo movimento, il cui nome si deve alla galleria milanese il Cenobio, è documentata dal 14 marzo al 6 maggio al Centro Steccata di Parma con trenta opere nella rassegna «Agostino Ferrari e il Gruppo del Cenobio». Il segno piatto di Sordini, ispirato alle forme antropomorfe e naturali, fa da contraltare ai concitati grovigli geometrici di Verga.
Un’analoga carica psicologica pervade l’opera di Ugo La Pietra, i cui graffi sulla tela cosparsa di spesso pigmento rappresentano sono ottenuti attarverso l’automatismo grafico. Le linee scure e verticali di Vermi, invece, avvicinano il linguaggio pittorico al grado zero. Ma il vero protagonista della rassegna è Ferrari. È presente con 14 dipinti realizzati dagli anni ’60 ad oggi nei quali i segni sono tracce, memorie, simboli, orme cariche di indizi, linee di confini immaginari.
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