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Miart, missione compiuta

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Jenny Dogliani

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Contrariamente a quanto si pensava, alla conclusione della 21ma edizione di Miart, svoltasi dall’8 al 10 aprile a Fieramilanocity con oltre 45mila visitatori, non è stato annunciato il nome del successore di Vincenzo de Bellis, per quattro anni direttore della fiera e nominato curatore al Walker Art Centre di Minneapolis

Nel momento in cui questo giornale va in stampa, infatti, non si sa se sarà davvero Alessandro Rabottini, «vice» di de Bellis, il nuovo direttore, come dato (forse un po’ troppo frettolosamente) per scontato, o se invece l’organizzazione punterà su un nome a sorpresa e su qualche altra formula, magari un tandem con Rabottini, più curatore che uomo-mercato, affiancato da una figura di più marcate caratteristiche «commerciali». Ma per restare a ciò che si è visto negli stand, la fiera, ancora una volta molto elegante, proponeva principalmente dipinti, sculture, fotografie e piccole installazioni con prezzi da poche migliaia a oltre 3 milioni di euro e vendite un po’ in tutte le fasce.

Il numero non eccessivo e la provenienza variegata delle gallerie (154 da 16 Paesi) hanno determinato un equilibrio tra artisti storici e contemporanei, affermati ed emergenti, senza estenuanti ripetizioni di nomi e movimenti in auge. Insomma, se è ancora fresca l’atmosfera internazionale dell’Expo, una galleria su quattro tra le presenti partecipa ad Art Basel e si può contare sulla concomitanza del Salone del Mobile, la fiera non può che crescere accontentando la maggior parte degli espositori interpellati.

 

Cardi minimalista lirico

Tra questi, Mario Cristiani della Galleria Continua: «L’Expo ha fatto da traino e la fiera si è adeguata. Abbiamo visto parecchi collezionisti stranieri soprattutto svizzeri, concluso vendite tra i 20mila e i 40mila euro e stiamo per chiudere trattative importanti per opere di  Gormley e Ai Weiwei», i due artisti di punta con prezzi sui 500mila euro in stand con Hans Op de Beeck, Qiu Zhijie, Loris Cecchini e altri. Anche per Renato Cardi «la fiera ha fatto un grande salto di qualità, ma, proseguiva il gallerista milanese in uno stand di forte impronta minimalista-lirica, con opere di Donald Judd, Sol LeWitt, Calder e Melotti da 340mila a 2 milioni di euro, alcuni colleghi allestiscono malissimo gli stand. Sono molto soddisfatto delle vendite. Se Bologna fatica a diventare una fiera importante a livello europeo, Milano non perderà l’occasione».

Confermava l’aumento della qualità delle gallerie e del numero di collezionisti (15% in più del 2015), Francesco Pantaleone di Palermo, lamentando però i «troppi eventi esterni che distolgono l’attenzione di chi dovrebbe essere qui soprattutto per la fiera», forse una delle ragioni per cui «le vendite sono state un po’ più lente degli anni passati, ma con un trend comunque positivo». Tra le sue proposte Ignazio Mortellaro, Loredana Longo, Lucrezia Testa e Liliana Moro da 2mila a 20mila euro. Vendite leggermente sotto le aspettative per Alfonso Artiaco, con dipinti e installazioni di Ida Tursic & Wilfried Mille e Mathelda Balatresi da 2mila a 50mila euro. La newyorkese Andrea S. Zieher, della galleria Zieher Smith & Horton, proponeva opere da 15mila dollari del giovane Paul Anthony Smith, «che ha venduto molto poco pur suscitando grande interesse».

Peggio andava alla sua connazionale Danielle Shang della galleria Nicodim di Los Angeles e Bucarest, che affermava: «Penso che la fiera risenta dell’infelice situazione politica ed economica europea»; nel suo stand Przemek Pyszczek, Michiel Ceulers ed Ecaterina Vrana da 10mila a 20mila euro.

 

Intramontabile Melotti

Sempre nella sezione «Established» Lia Rumma concludeva buone vendite con Kentridge, Spalletti, Abramovic e altri. La galleria con sede a Napoli e a Milano aveva anche uno spazio in «TheNnow», dove quattro sculture in cemento da 12mila a 20mila euro di Luca Monterastelli (sold out) dialogavano con opere da 90mila a 220mila euro di Consagra (rappresentato dalla Galleria Tega di Milano) «più difficili da vendere viste anche le grandi dimensioni», spiegano gli assistenti di galleria.

«Sono piuttosto soddisfatto di questa edizione, dichiarava Carlo Repetto della Repetto Gallery di Londra. La qualità delle gallerie selezionate e le opere esposte hanno contribuito a renderla una manifestazione di alto livello e questo ha aiutato a soddisfare i desideri dei visitatori che con entusiasmo hanno circolato curiosi tra gli stand. In molti hanno così trasmesso ottimismo e un pensiero positivo che mi ha permesso di ottenere un buon risultato nelle vendite. In particolare ha funzionato Fausto Melotti di cui ho presentato una personale con sculture, gessi e opere su carta, un piccolo omaggio a trent’anni dalla sua scomparsa e dalla prima mostra personale nella nostra galleria di Acqui Terme. Buona anche la risposta su Calzolari, Pistoletto e Christo». 

 

Stand in tandem

A dividersi tra «TheNnow», la sezione allestita con stand a coppie e confronti tra artisti storicizzati ed emergenti, e «Decades», la sezione storicizzata, era invece Massimo Di Carlo con il figlio Filippo, della Galleria dello Scudo di Verona. In «TheNnow», in cui partecipava con la Galleria Campoli Presti di Londra e Parigi che portava Nick Mauss «con un buon riscontro di vendite per le opere sui 20mila euro di piccolo formato», questo giovane ma già consolidato artista era in dialogo con lavori di Gastone Novelli da 140mila a 270mila euro, proposti dalla Galleria dello Scudo.

«Per quel che mi riguarda, proseguiva Filippo Di Carlo, abbiamo lavorato meglio nella sezione “Decades”» con dipinti del ciclo «De America» di Vedova (dai 90mila ai 260mila) e ferri spezzati di Spagnulo (dai 60mila ai 150mila), tutto degli anni Settanta. Nella stessa sezione, Sperone Westwater schierava una sontuosa raccolta dedicata all’Astrattismo classico italiano, un versante documentato lo scorso inverno in una mostra nella sua sede newyorkese. A beneficiare della «rivalutazione dell’arte anni Settanta, soprattutto della Performance e Body art» era la galleria Richard Saltoun di Londra, spiegava Giulia Casalini tra fotografie di performance da 2mila a 88mila euro (in parte vendute) di Marina Abramovic, Gina Pane, Valie Export, Rose English, Luigi Ontani e altri.

Vendite più lente invece nella sezione «Emergent» (Premio Emergent alla García Galería di Madrid), pochi affari per Leopold Thun della galleria Emalin di Londra con opere di Athena Papadopulos da 6.800 a 7.400 euro, e per Antonella Spano della Doppelgaenger di Bari con Christian Rainer e Tony Fiorentino da 1.500 a 15mila euro. Da segnalare infine il Premio Herno alla Galleria Wilkinson di Londra (sezione «Decades») e il Premio Rotary vinto da Francesco Jodice rappresentato dalla Galleria Michela Rizzo di Venezia (sezione «Estabilished»). Premio (non ufficiale) per lo stand più elegante, a Massimo Minini, arredato, in omaggio a Milano capitale del design, con sedie di Pagano provenienti da Casa Gualino.

Jenny Dogliani, 05 maggio 2016 | © Riproduzione riservata

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