Bernard Safran, «Medea», 1964

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Bernard Safran, «Medea», 1964

Medea, la madre oscura

Luca Scarlini

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Negli orecchi risuonano la concitatissima ritmica della ouverture della «Medée» di Luigi Cherubini, capolavoro operistico. E poi compare l’immagine di Maria Callas, furente, invasata, tanto nella versione prima al Maggio Musicale Fiorentino, scene e costumi di André Barsacq, che nella versione firmata dal visionario pittore Ghiannis Tsarouchis. Il volto della divina greca fu poi quello scelto da Pasolini per il suo film, scabro, in cui la cantatrice senza più voce si fa sciamana di condizioni d’esistenza impensabili.

Maurizio Bettini insieme a Giuseppe Pucci firma un ricco Mito di Medea, che è tra i titoli più felici della nutrita serie dedicata ai miti dal filologo classico, che qui firma insieme a Giuseppe Pucci. La dimensione terribile del figlicidio, la trasformazione della madre in una figura nera, oscura, rimane centrale oggi come ieri, nelle vesti di tabù disturbante e terribile, come conferma anche il recente film di Andrea Pallaoro, «Medeas» (2013), o come negli anni scorsi avevano ribadito opere centrali come la «Medea» di Lars von Trier, ispirata a una sceneggiatura di Dreyer pensata sempre per Maria Callas, prima di Pasolini e il cupissimo «Profundo carmesí» di Arturo Ripstein.

Il libro indaga acutamente l’ambiguità del mito e le sue diverse utilizzazioni nel corso dei tempi, giungendo alle attuali identificazione come migrante, figura di dolore di un’Europa sconvolta, o agli episodi di cronaca nera in cui donne dolenti si danno al crimine più nefando. L’iconografia scorre, con dovizia, da antichi vasi greci e etruschi, passando dagli affreschi meravigliosi di Ercolano e Pompei, per approdare agli affreschi di Ludovico Carracci a Palazzo Fava a Bologna, senza scordare gli exploit delle grandi attrici, come Mademoiselle Clairon che sconvolse la Parigi di Marie Antoinette, o Sarah Bernhardt ritratta da Alphonse Mucha in un manifesto celebre. Il tutto senza scordare la furia romantica messa in scena da Eugène Delacroix, gli incantesimi preraffaelliti di Frederick Sandys o l’inquietante scenario di follia domestica del quadro di Bernard Safran che chiude la scelta di immagini.

Il mito di Medea. Immagini e racconti dalla Grecia ad oggi, di Maurizio Bettini e Giuseppe Pucci, 320 pp., Einaudi, Torino 2017, € 30,00

Bernard Safran, «Medea», 1964

Luca Scarlini, 11 dicembre 2017 | © Riproduzione riservata

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