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Lusso sul Canal Grande

Veronica Rodenigo

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Dopo polemiche e ricorsi, Lvmh apre a Rialto il Fondaco dei Tedeschi nella versione Koolhaas

Apre al pubblico il primo ottobre con la denominazione di «T Fondaco dei Tedeschi» (La T sta per Travel, Ndr) il rinnovato Fontego, nella veste di shopping gallery afferente al gruppo Dfs-Duty Free Shop, controllato da Lvmh (Louis Vuitton Moët Hennessy).

Novemila metri quadrati di superficie in tutto dedicati a moda, accessori e prodotti di alta gamma, accanto al ponte di Rialto e a pochi passi dai magazzini Coin, sormontati da terrazza panoramica ed event pavilion destinato a iniziative culturali; per quella inaugurale Fabrizio Plessi vi porterà il progetto site specific «Under Water»: 60 schermi sospesi che riproducono mosaici sommersi dall’acqua (sino al 15 gennaio). Artefice della metamorfosi è lo studio Oma dell’olandese Rem Koolhaas (con Ippolito Pestellini Laparelli, Francesco Moncada, Silvia Sandor), incaricato dalla proprietà (Edizione Srl, holding di Benetton Group che ha acquistato l’immobile da Poste Italiane nel 2008 per 53 milioni di euro), mentre l’arredo interno porta la firma di Jamie Fobert, scelto dalla concessionaria Dfs. 

La trasformazione di quello che fu luogo degli scambi commerciali delle popolazioni teutoniche e nordiche, ricostruito a seguito di un incendio nel Cinquecento e poi pesantemente alterato nel corso degli anni Trenta per ospitare la sede cittadina di Poste Italiane, è stata segnata da numerose polemiche. Negli ultimi 6 anni si sono avvicendate le modifiche al progetto preliminare richieste dalla Soprintendenza, i ricorsi di Italia Nostra al Tar (poi respinti), che vi ha comunque contestato la «trasformazione delle falde di copertura in copertura orizzontale a vetro finalizzata a creare una sala polivalente contornata da un’area calpestabile e l’apertura di un grande foro nelle mura della corte interna tale da lasciare percepire la presenza delle scale mobili» nonché, pare, una crisi nei rapporti interni per l’esclusione dello studio Oma nella supervisione dell’allestimento interno al subentrare del britannico Fobert.

Oggi, dopo un cantiere lampo portato a termine da Sacaim-Rizzani De Eccher (2014-primavera 2016; l’allestimento è attualmente in corso) con un investimento di 36 milioni di euro per il solo restauro, il Fontego può considerarsi quasi pronto. Gli elementi che connotano maggiormente il progetto sono la contestata apertura a «scudo», che taglia la parete est al primo e al secondo livello per lasciare intravedere la scala mobile di collegamento ai piani; la copertura della corte centrale con un solaio in acciaio e vetro; la creazione, all’ultimo piano, del cosiddetto «event pavilion» sormontato dall’originaria lanterna rialzata, dal quale è possibile accedere alla terrazza panoramica. Quest’ultima, sovrastante la falda interna del tetto, interessa il solo fronte del Canal Grande offrendo una veduta a 360 gradi sulla città lagunare. Nel dettaglio, le soluzioni interne dello studio Oma lasciano spazio a scelte non uniformi: dalla pavimentazione a palladiana dell’ingresso con la scala mobile, la cui riproposizione alle pareti crea un effetto straniante, alla voluta messa in evidenza delle strutture in cemento armato degli anni Trenta e del mattone a vista, sino all’utilizzo dell’ottone, materiale prediletto che ricorre nelle profilature, nelle balaustre, nei serramenti, nelle scale di emergenza nonché all’ultimo piano, dove caratterizza le pareti perimetrali del corridoio interno e quelle dello stesso event pavilion.

Il risultato finale certo si potrà giudicare ad allestimento concluso così come anche l’effettiva fruizione al di là della destinazione commerciale: la convenzione del 2011 tra proprietà e Comune dovrebbe difatti garantire l’utilizzo pubblico della corte interna, ballatoi, terrazza panoramica e locali destinati a servizi, oltre a una fruizione della corte e del nuovo padiglione per l’organizzazione di pubblici eventi per un periodo di 10 giorni all’anno.

Veronica Rodenigo, 22 settembre 2016 | © Riproduzione riservata

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