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La voglia russa di essere contemporanei

La V-A-C Foundation arriva in Laguna

Veronica Rodenigo

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Si colloca lungo il cosiddetto «Museum mile», a poca distanza da Palazzo Cini a San Vio, Gallerie dell’Accademia e Fondazione Guggenheim, la prima sede lagunare della V-A-C Foundation (Victoria - the Art of being Contemporary). Fondata nel 2009 e presieduta da Leonid Mikhelson (magnate e collezionista russo, Ceo della gas company Novatek) insieme a Teresa Iarocci Mavica (attuale direttrice), l’istituzione votata alla promozione dell’arte contemporanea russa già da cinque anni opera a Venezia attraverso mostre temporanee ai Tre Oci. Ora prende casa in un palazzo ottocentesco che si affaccia lungo le Zattere.
 
L’intervento di restauro e riqualificazione (l’immobile, ex sede del Provveditorato al Porto, di proprietà dell’Autorità portuale, è stato concesso alla fondazione con un contratto di affitto di 18 anni più 18) porta la firma dello studio veneziano apml (Alessandro Pedron e Maria Pia La Tegola). Due anni di lavori (tra fase progettuale e cantiere) per circa duemila metri quadrati di superficie totale distribuiti su quattro livelli in cui troveranno collocazione spazi espositivi, una foresteria per artisti e curatori (all’ultimo piano), un bookshop e un ristorante. 

L’apertura al pubblico è fissata al 13 maggio (preview il 10), in concomitanza con la 57ma Biennale d’Arte, con la mostra dal titolo «Space Force Construction» (fino al 25 agosto). Organizzato in collaborazione con l’Art Institute di Chicago nell’anno in cui ricorre il centenario della Rivoluzione Russa (1917), il progetto espositivo focalizza l’attenzione sull’arte sovietica degli anni ’20 e ’30 (El Lissitzky, Gustav Klutsis, Aleksandr Rodchenko, Varvara Stepanova) ponendola in dialogo con opere recenti di artisti contemporanei fra cui Abraham Cruzvillegas, Melvin Edwards, Barbara Kruger, Christian Nyampeta, Mikhail Tolmachev.

In tutto oltre 100 lavori (in prevalenza provenienti dalla Collezione «Ne boltai!» di Praga, dall’Art Institute di Chicago e da collezioni pubbliche e private, oltre a quanto appositamente commissionato) per la curatela di Matthew Witkovsky, Katerina Chuchalina insieme ad Anna Ilchenko e Peter Taub, responsabile del programma d’arte performativa. «Questo non sarà un secondo padiglione russo, specifica Teresa Iarocci Mavica, bensì uno spazio internazionale (a ingresso gratuito Ndr) che consentirà di sviluppare ulteriormente il nostro impegno con le nuove generazioni di artisti, superando le barriere nazionaliste.

L’arte non ha né passaporti né nazionalità e soprattutto può fare molto più della politica». Non una collezione permanente dunque ma un programma espositivo articolato (per ora sino al 2019) in cui avrà rilevanza la finalità formativa della scuola curatoriale. Intanto a Mosca proseguono i lavori per quello che è destinato a diventare il nuovo quartier generale della Fondazione. Affidato a Renzo Piano, il progetto GES-2 prevede la trasformazione, entro il 2019, di un’ex centrale elettrica dei primi del Novecento e dell’area circostante, nella cosiddetta «Red October Island», sulla Moscova. A connotare la sua programmazione, insieme all’attività espositiva, sarà anche un’ampia sezione interamente dedicata alla formazione.

Veronica Rodenigo, 06 maggio 2017 | © Riproduzione riservata

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