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La facciata della nuova sede veneziana di 193 Gallery

Courtesy of 193 Gallery. Photo Gabriele Bortoluzzi

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La facciata della nuova sede veneziana di 193 Gallery

Courtesy of 193 Gallery. Photo Gabriele Bortoluzzi

Con l’arrivo di 193 Gallery, Venezia è sempre più internazionale

Dopo Alberta Pane e Galerie Negropontes, anche la giovane realtà francese sceglie la città lagunare: un nuovo capitolo nel dialogo culturale tra Venezia e Parigi, all’insegna della contemporaneità e della sperimentazione

Veronica Rodenigo

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Galleria Alberta Pane, Galerie Negropontes, 193 Gallery. Corre lungo l’asse Parigi - Venezia il fil rouge che unisce queste tre realtà accomunate dalla medesima scelta: aprire una seconda sede eleggendo, dopo la capitale francese, la città lagunare. Le ragioni sono molteplici tra cui la reciproca fascinazione esercitata dalle due città e soprattutto l’attrattiva culturale su di un pubblico particolarmente colto quale quello d’oltralpe. Denominatore comune: la volontà di dialogo, di fare sistema, di aprirsi alla città.

Alberta Pane, che da vent’anni abita il Marais, nel 2017 decide di inaugurare la sua sede veneziana a Dorsoduro: 350 metri quadrati ricavati da un’ex falegnameria. Preferendo a Milano «già satura di proposte» Venezia, Alberta punta sulla sua «fortissima internazionalità, sulle dinamiche isolane che ti permettono di godere della qualità della vita», su di un’attrattiva certamente regolata dalle Biennali (in «Architetture Terrone» Romina de Novellis è protagonista fino al 10 settembre) e su una programmazione che però sia propositiva per tutto l’anno. Per Sophie Negropontes Venezia è «crocevia d’influenze. è il simbolo del perfetto equilibrio tra il rispetto per il passato e l’anticipazione del futuro, una cornice idilliaca per le creazioni contemporanee e le storie che esse racchiudono». Approdata alla Palazzina Masieri nel 2024, immagina un’interazione dinamica con la sede d’oltralpe (aperta nel 2012), con un focus specifico sull’architettura per quella lagunare (l’attuale mostra, «Architectural Landscapes» rimarrà visitabile fino al 22 novembre). Del resto, la sua presenza ha anche assicurato l’accessibilità alla palazzina (i cui interni sono stati ridisegnati su progetto di Carlo Scarpa) promuovendone così la conoscenza presso molti cittadini che non avevano prima d’ora avuto la possibilità di entrarvi.

 

 

Interno di 193 Gallery a Venezia. Courtesy 193 Gallery. Photo Gabriele Bortoluzzi

Ulteriore novità nel panorama veneziano è 193 Gallery, giovane realtà (anche per l’età anagrafica del suo team) nata nel 2018 a Parigi, su iniziativa di César Levy, e Linda Franco con l’obiettivo di creare uno spazio aperto alle voci emergenti e focalizzata sulla scena del «Grand Sud», dall’Africa all’Asia, dal Sud America alla Nuova Zelanda, senza tralasciare artisti europei. «Dopo una prima esperienza nel 2022, con uno spazio pop-up nella zona delle Zattere, racconta Clemence Pons, associate director della galleria, nel 2024 abbiamo inaugurato l’attuale sede a Dorsoduro 993/994, nell’ex farmacia Solveni. Un contesto spesso in dialogo con la programmazione di mostre personali e site specific pensate anche in relazione al contesto architettonico e simbolico della città».

Considerando Venezia come «città sospesa tra storia e sperimentazione e piattaforma imprescindibile per l’arte contemporanea globale, grazie alla presenza di fondazioni e collezioni di altissimo livello», quest’ultima nuova realtà lavora con una selezione di circa 20 artisti provenienti da tutto il mondo, tra cui Modou Dieng Yacine (Senegal), Zoila Andrea Coc-Chang (Cina-Guatemala), Rob Tucker (nuova Zelanda), Valentina Canseco (Brasile-Cile-Francia), Hyacinthe Ouattara (Costa D’Avorio) e Aldo Chaparro (Messico – Perù),  accomunati da una riflessione profonda su identità, migrazione, spiritualità, memoria e trasformazione («Bricks and Grids» la proposta in calendario fino al 27 luglio). Il protagonista della prossima mostra? «Aldo Chaparro, artista peruviano-messicano che lavora sulla forma, la superficie e la materia attraverso la scultura. Il progetto veneziano sarà un’esplorazione inedita dei suoi lavori in acciaio inox lucidato, con cui riflette sullo spazio, il corpo e la percezione, ma ci saranno anche le sue opere in acrilico pensate appositamente per Venezia e i suoi celebri Totem».

 

Veronica Rodenigo, 08 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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La Fondazione, istituita nel 2023 a Bassano del Grappa, si pone come centro di ricerca, di formazione specialistica, ma anche di produzione di cataloghi e mostre in giro per l’Italia

Una personale dell‘artista serbo tra Venezia e Milano, frutto della collaborazione tra BUILDING Gallery e Fondazione Giorgio Cini.

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