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Milano. Nei 32 scatti in bianco e nero che compongono il progetto inedito «Televisiva», Stefano De Luigi, fotografo quattro volte vincitore del World Press Photo, ha tracciato una sorta di compendio della televisione italiana degli anni ’90, documentando alcuni set televisivi e ritraendo molti di coloro che su quei set lavoravano.
Seri professionisti o figure effimere, protagonisti o comprimari di trasmissioni come «Domenica in», «Non è la Rai», «I Cervelloni», «Macao», che tra il 1994 (anno del primo Governo Berlusconi) e il 2000 (anno d’esordio del «Grande fratello», inizio della deriva voyeuristica tuttora in corso) hanno segnato l’universo televisivo italiano.
Le immagini di De Luigi diventano la metafora della società di allora ma anche lo specchio di quella di oggi, poiché i loro modelli di comportamento continuano a contrassegnare anche le condotte del nostro tempo, non solo nell’intrattenimento ma anche nella vita politica e nei rapporti interpersonali del cosiddetto «paese reale», dove la fatuità spesso sguaiata di quel microcosmo è ormai dilagata.
Con «Televisiva», curata da Giusi Affronti, si apre (dal 6 febbraio al 10 aprile) la programmazione 2020 di Other Size Gallery, ideata dalla nuova direzione artistica (Nora comunicazione, in partnership tecnica con il laboratorio Linke di Milano), che sarà interamente dedicata alla fotografia d’autore e si svilupperà in quattro mostre monografiche.
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