Particolare di una veduta della città di Jayakarta nel 1605-1608

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Particolare di una veduta della città di Jayakarta nel 1605-1608

La storia di una grande capitale asiatica

Da sede di un principato guidato dal «locale» principe Jayawikarta a centro dell’impero coloniale olandese in Asia: Giacarta affascina per la sua storia e per le eterogenee architetture

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Francesco Bandarin

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La città di Batavia fu fondata dagli olandesi nel 1619 dopo la conquista della città di Jayakarta, sede di un principato guidato dal principe Jayawikarta, vassallo del grande Sultanato di Banten, che dominò per quasi tre secoli (1527-1813) la parte occidentale dell’isola di Giava. La zona svolgeva da almeno un millennio un’importante funzione commerciale sotto il Regno indù di Sunda (669-1579), che aveva costruito le sue fortune con la costruzione di un grande porto, il Sunda Kelapa (noce di cocco di Sunda), poi utilizzato dai sultanati islamici che avevano conquistato l’Indonesia a partire dal XIII secolo.

Alla fine del XVI secolo, gli olandesi avviarono una grande espansione politica e commerciale, che li portò a costituire uno dei più grandi e ricchi imperi marittimi della storia. Il principale artefice della espansione coloniale olandese fu la Compagnia delle Indie Orientali (Voc, Vereenigde Oostindische Compagnie), creata su iniziativa del Governo nel 1595 con l’unione di molte compagnie commerciali esistenti.

La Voc assunse rapidamente un ruolo di straordinaria importanza, operando come una vera a propria multinazionale capace di integrare tutta la gamma di settori operativi necessari al commercio internazionale (compravendita, cantieristica, navigazione, produzione di spezie, caffè, zucchero e vino). Con l’emissione di buoni e azioni, divenne anche la prima public company del mondo, fungendo da modello per lo sviluppo delle grandi imprese capitaliste dei secoli successivi.

La Voc si trasformò rapidamente da impresa commerciale in una vera e propria impresa-Stato, dotata di flotte, di eserciti, di apparati amministrativi, e per oltre 200 anni fu la più potente impresa privata del mondo. Fin dal 1610 la Voc aveva costruito un piccolo emporio commerciale nella riva opposta del fiume Ciliwung, di fronte alla capitale del principato, Jayakarta, dove era stato costruito anche un piccolo forte.

Approfittando della rivalità tra il sultano di Banten e il principe Jayawikarta, fomentata anche dagli inglesi che non vedevano di buon occhio l’espansione marittima olandese, la Voc, sotto la guida del governatore generale delle Indie Orientali Jan Pieterszoon Coen (1587-1629) riuscì nel 1619 a occupare la città, che venne rasa al suolo, ricostruita in stile occidentale e trasformata nel nuovo quartier generale della Voc nell’Asia orientale, e in un polo commerciale che fu il più importante del mondo nei secoli XVII e XVIII.

Nel 1621 la Voc ribattezzò la citta Batavia in ricordo della tribù germanica dei Batavi, di cui gli olandesi si reputavano i discendenti. Da qui fu condotta la progressiva conquista di tutto l’arcipelago indonesiano, a partire dalle importantissime isole Banda nei mari della Sonda, fondamentali per essere il luogo di origine di una delle spezie più ricercate all’epoca, la noce moscata.

Per 320 anni Batavia fu il centro dell’impero coloniale olandese in Asia, prima come sede della Voc e successivamente, con la nazionalizzazione della compagnia nel 1799, sotto l’autorità della Repubblica di Batavia (1795-1806), poi del regno napoleonico di Luigi Bonaparte (1806-1810), dell’Impero francese (1810-1815), degli inglesi dal 1811 al 1816, e infine del Regno d’Olanda, sotto la dinastia della casa di Orange-Nassau (dal 1815 a oggi).

Nel 1942 la città venne conquistata dai giapponesi e rimase sotto occupazione fino al 1946. A partire dal 1949, con l’indipendenza dell’Indonesia, è stata nuovamente chiamata Jakarta (Giacarta) ed è la capitale del Paese, diventando una delle più vaste città dell’Asia, con oltre 10 milioni di abitanti. La nuova città costruita da Coen nel XVII secolo era ispirata ai modelli urbani olandesi, e in particolare ad Amsterdam, con un centro attraversato da tre canali principali paralleli (Leeuwengracht, Groenegracht e Steenhouwersgracht) e uno trasversale (Tijgersgracht), ornato di palme da cocco.
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Un nuovo forte venne costruito per proteggere la città dai Sultanati e dagli inglesi. Il sito fu ampliato progressivamente, con importanti edifici pubblici, bastioni difensivi, mercati, depositi per le spezie e residenze. Rapidamente, la città attirò moltissimi immigrati dall’arcipelago indonesiano e dalla Cina. A metà del XVIII secolo, il 60% della popolazione era costituita da schiavi che lavoravano per la Voc.

Mentre l’impianto urbanistico di Batavia si è conservato abbastanza bene, molti degli edifici costruiti nei secoli XVII e XVIII sono stati gradualmente sostituiti da edifici in stile coloniale. Tra i principali tuttora conservati vi è il Municipio (Stadhuis) nella piazza centrale della città (oggi piazza Fatahillah), iniziato nel 1627 ma completato nel 1710, all’origine come sede della Voc, ispirato al ben più grande Paleis op de Dam (il Palazzo Reale di Amsterdam) e oggi
sede del Museo di Storia di Giacarta.

L’edificio Toko Merah (negozio rosso), costruito nel 1730 come residenza del governatore, è rappresentativo dello stile coloniale olandese delle origini, mentre l’edificio degli Archivi Nazionali (fine del XVIII secolo), originariamente dimora ufficiale, lo è dello stile delle Indie coloniali olandesi. La presenza di importanti colonie straniere è testimoniata da numerose architetture come la Chiesa di Sion eretta nel 1695 dai portoghesi, o da molti edifici in stile eclettico con influenze cinesi, come l’Ospedale cinese.

Il sito di Batavia è nel complesso ben conservato, come esempio eccezionale di urbanistica e architettura coloniale in Asia, e per questo è stato proposto dal Governo indonesiano per l’iscrizione nella lista del Patrimonio Mondiale, attualmente in corso di preparazione.

L’autore è stato direttore del Centro del Patrimonio Mondiale e vicedirettore generale per la Cultura dell’Unesco dal 2000 al 2018

Un ritratto del governatore generale delle Indie Orientali Jan Pieterszoon Coen

Francesco Bandarin, 18 agosto 2022 | © Riproduzione riservata

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