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Francesco Bandarin
Leggi i suoi articoliSamarcanda, nell’Uzbekistan sud-orientale, divenne nel XIV secolo la capitale di uno dei più grandi imperi dell’Asia, fondato dal sultano Timur (Tamerlano, 1320-1405), il grande conquistatore discendente di Genghis Khan. Timur avviò le sue campagne militari a partire dal 1360, conquistando il regno di Chagatai, creato dai Mongoli, l’altopiano del Khorasan in Iran, le regioni della Chorasmia nella zona del Lago di Aral, di Urgench nell’Uzbekistan orientale, di Balkh in Afghanistan, oltre all’India, all’Armenia, alla Georgia e alla Siria. In 35 anni di campagne creò uno dei più vasti imperi della storia, che si estendeva dal Volga fino alla Persia e all’attuale Iraq. La sua espansione si interruppe solo con la morte del fondatore, nel 1405.
Samarcanda era già all’epoca di Timur un centro politico e culturale importante, perché era stata una delle principali città dell’impero persiano Achemenide (550-332 a.C.), dell’impero di Alessandro Magno (356-323 a.C.) e dei regni di diversi sovrani iraniani e turchi, fino alla sua conquista da parte di Genghis Khan nel 1220. Per secoli Samarcanda fu anche uno dei centri più importanti della Via della Seta che collegava la Cina con l’Europa, e venne anche visitata da Marco Polo che nel Milione la descrive come «una città nobile, dove sono bellissimi giardini, e una pianura piena di tutti i frutti, che l’uomo può desiderare». Nel 1370 Timur decise di fare di Samarcanda la sua capitale, il centro di quello che venne chiamato il «Rinascimento timuride», un’epoca di straordinaria fioritura delle arti, delle lettere e delle scienze, che durò per oltre un secolo, dominando la cultura del mondo islamico e lasciando testimonianze artistiche e architettoniche di altissima qualità. Famose divennero le scuole di miniature di Samarcanda, ispirate all’arte persiana del libro, come anche le realizzazioni nell’ambito della ceramica, dei lavori in metallo, dell’oreficeria. Le scienze esatte, la matematica e l’astronomia ebbero grande sviluppo, soprattutto durante il regno di uno dei successori di Timur, il sultano Ulugh Beg (1394-1449), riconosciuto universalmente come uno dei più importanti astronomi del XV secolo, noto per aver misurato per primo la durata dell’anno solare con un errore di soli 25 secondi (Copernico aveva fatto la stessa misura con un errore di 30 secondi).

Una veduta della Moschea Bibi-Khanum
Ma certamente le realizzazioni più impressionanti del Rinascimento timuride furono le grandi opere architettoniche, che hanno fatto di Samarcanda un sito di importanza universale. Al centro della città si trova il Registan («deserto», in lingua persiana), una grande piazza usata per le cerimonie reali e anche per le esecuzioni capitali, circondata da tre grandi madrase, scuole islamiche ispirate all’architettura persiana. La Madrasa di Ulugh Beg (1417-20), fiancheggiata da grandi minareti, ha un immenso iwan (portale) decorato da ceramiche azzurre. Di fronte, si trova la Madrasa Sher-Dor (1619-1936), mentre la Madrasa Tilya-Kori (dorata), l’ultima a essere costruita nel 1646-60, fa da sfondo alla grande piazza e aveva la funzione di collegio residenziale. Non lontano dal Registan si trova una meraviglia architettonica, la Moschea Bibi-Khanum, una delle costruzioni più grandi del mondo islamico, dedicata alla moglie di Timur. Fiancheggiata da quattro minareti, la moschea copre un’area di 167x109 metri, ha una corte con quattro grandi iwan e contiene tre grandi sale coperte da cupole, di cui la maggiore raggiunge i 40 metri d’altezza. Tutta questa enorme struttura è rivestita di ceramiche con elaborate decorazioni. Vicino alla Moschea Bibi-Khanum si trova un grande complesso cimiteriale, il Shah-i-Zinda, che contiene un insieme di mausolei e tombe edificati a partire dall’XI secolo. La maggior parte dei mausolei è di epoca timuride, con le tombe dei familiari di Timur e dei principali rappresentanti dell’aristocrazia. Più distante si trova la tomba del sultano Timur, il Gur-i-Amir (Tomba del Re), un grande mausoleo sovrastato da una cupola rivestita di ceramiche azzurre, iniziato da Timur stesso e completato da suo nipote Ulugh Beg, che servì anche come cripta della dinastia timuride. Questo capolavoro dell’architettura timuride, ispirato alle grandi architetture persiane, è considerato il precursore delle tombe reali della successiva dinastia Moghul, come quella dell’imperatore Humayun a Delhi o lo stesso Taj Mahal ad Agra.
Tra le meraviglie di Samarcanda c’è anche lo straordinario Osservatorio astronomico di Ulugh Beg, riscoperto dagli archeologi russi solo nel 1908, che contiene quello che era all’epoca il più grande quadrante astronomico del mondo, con un raggio di oltre 40 metri. Molte delle architetture dell’epoca timuride hanno subìto, nel corso dei secoli, ingenti danni a causa di terremoti e di conflitti, e sono arrivate a noi in uno stato di conservazione molto precario. Nel corso del ’900, e particolarmente dopo la Seconda guerra mondiale, l’Unione Sovietica, di cui l’Uzbekistan faceva parte, promosse importanti interventi di restauro e ricostruzione di tutte le principali strutture, con metodi che oggi sono criticati per l’uso di materiali moderni e per alcune eccessive ricostruzioni. Attualmente, il Governo uzbeko ha avviato un vasto programma di restauro dei principali monumenti, in parte in collaborazione con l’Aga Khan Trust for Culture, che permetterà di correggere gli errori dei restauri precedenti e di ridare splendore a queste eccezionali architetture, iscritte dal 2001 nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco.

Una veduta del grande complesso cimiteriale Shah-i-Zinda
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