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«La mia è stata una scommessa nata nella primavera del 2020, in pieno lockdown», spiega Maurizio Canesso (Gavirate, Va, 1961), commentando la decisione di aprire a Milano un’altra sede della sua famosa galleria, fondata a Parigi nel 1994, specializzata negli artisti italiani, o attivi in Italia, tra Rinascimento e Settecento.
Una scommessa, la sua, scaturita da una reazione vitale allo sgomento per la drammatica stagione che il mondo stava attraversando a causa della pandemia: «Con Ginevra Agliardi, che ne sarà la direttrice, rammenta ora, ci siamo chiesti come affrontare il futuro e, in quel momento di grande incertezza, abbiamo deciso di reagire e di aprire una nuova sede a Milano. Parigi è un punto di riferimento mondiale per l’arte, da lì passano i collezionisti di tutto il mondo ma Milano coniuga al meglio antico e contemporaneo. C’è un humus culturale straordinario e qui ho un dialogo aperto con storici dell’arte e musei. La Lombardia è anche il cuore dei miei interessi artistici: accanto ai genovesi e ai napoletani, ho sempre avuto in galleria moltissime opere di pittori del Nord Italia».
Non a caso, per l’inaugurazione della galleria (aperta in Palazzo Valerio, in via Borgonuovo 24), la Galleria Canesso presenta, fino al 20 novembre, la mostra «Due notturni di Antonio Campi e altri dipinti del Cinquecento cremonese» costruita intorno a due opere, ben note alla critica ma mai esposte prima, di Antonio Campi (1522-87), pittore prediletto del cardinale Carlo Borromeo: due esempi straordinari della sapienza luministica dei maestri del Manierismo lombardo, che tanto contarono per Caravaggio.

Maurizio Canesso
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