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Il cortile di Brera

Foto Cosmo Laera

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Il cortile di Brera

Foto Cosmo Laera

Per i 250 anni l’Accademia di Brera festeggia con Paolini e Hayez

Non solo mostre ma anche progetti tra Accademia e Pinacoteca per tutto il 2026, tra cui la rassegna «Brera Modern and Contemporary» a Palazzo Citterio

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Il 22 gennaio 1776 l’Accademia di Belle Arti di Brera, istituita da Maria Teresa d’Austria nell’ex Collegio Gesuitico, inaugurava i suoi primi corsi di Pittura, Scultura, Ornato e Architettura, potendo contare sin d’allora su docenti illustri come Giuseppe Piermarini, impegnato in quel momento nel gran cantiere del Teatro alla Scala, oltre che nello stesso palazzo di Brera.

Il 22 gennaio 2026, 250 anni dopo, l’Accademia di Brera, presieduta da Diego Visconti e diretta da Franco Marrocco, inaugurando il nuovo Anno Accademico, assegnerà la laurea Honoris Causa a Giulio Paolini, maestro del contemporaneo che non ha bisogno di presentazioni ma che, con evidenza, incarna in sé e nella sua arte i principi fondanti di questa istituzione, in cui si coltiva e si forma la contemporaneità senza mai dimenticare la lezione dei maestri del passato. La cerimonia si terrà nella Sala Napoleonica dell’Accademia, dove Paolini pronuncerà la Lectio Magistralis, mentre la Laudatio sarà tenuta da Federico Ferrari, docente dell’Accademia stessa.

Come se fosse una piccola città nella città, l’Accademia di Brera conta 4.500 iscritti (un terzo dei quali stranieri), 200 professori di ruolo e oltre 200 a contratto (5mila persone, con il personale amministrativo) e comprende tre Dipartimenti (Arti Visive, Progettazione e Arti Applicate e Comunicazione e Didattica dell’arte) distribuiti tra lo storico Palazzo di Brera, l’Ex Chiesa di San Carpoforo, il Campus delle Arti (in via di realizzazione nell’Ex Scalo Farini, che diventerà una sede ad alta specializzazione didattica e tecnologica per il mondo delle immagini, del video, della fotografia, del cinema, per lo studio delle arti e per gli archivi dell'arte contemporanea), la Cascina Ovi di Segrate (Scultura) e le Scuderie di Villa Borromeo ad Arcore (Restauro).

Per festeggiare la ricorrenza, più mostre si susseguiranno, a partire dal 30 giugno, quando la Sala Napoleonica dell’Accademia si aprirà per ospitare la mostra dal tema assai stimolante, curata dal docente e (grande) artista Gianni Caravaggio, in cui si esplorerà «la natura dell'esperienza estetica nel contesto mediatico contemporaneo, presentando opere di giovani artisti dell’Accademia che contrastano il dominio del consumo spettacolarizzato attraverso l’empatia sensibile e l’atto immaginativo». Dal 2 luglio 2026, nell’ex Chiesa di San Carpoforo, debutterà il progetto di Domenico Quaranta «Nuove Tecnologie dell’Arte», in cui si indagheranno le modalità in cui, negli ultimi 25 anni, l’arte ha saputo reagire (e recepire consapevolmente) il dilagare delle nuove tecnologie, mentre a luglio e agosto sarà la volta di «Accademia Aperta», un’occasione per visitare le aule dell’Accademia, comprese quelle, ricavate nell’ex Chiesa di Santa Maria di Brera, che nel primo ’800 fu dimezzata nel senso dell’altezza per realizzare i Saloni Napoleonici della Pinacoteca, ma i cui spazi conservano una grande nobiltà, dove oggi trovano posto i corsi di Scenografia. Non solo: i visitatori, guidati dagli studenti stessi, potranno sperimentare le diverse tecniche artistiche. Sempre in estate sarà presentato anche il primo dei tre volumi (Skira, con il supporto di Equita) sulla «Storia della Scuola di Pittura dell'Accademia di Brera», con gli anni dalla fondazione a fine Ottocento.

Straordinaria, anche per la collaborazione con la Pinacoteca di Brera che finalmente si consolida in un progetto a quattro mani, è la mostra autunnale, ordinata nelle Sale Napoleoniche della Pinacoteca, dedicata a Francesco Hayez (il monumento in suo onore, del 1890, si trova in piazzetta Brera, là dove si affacciava la bellissima facciata gotica di Santa Maria di Brera), che riunirà le sue opere possedute dalle due istituzioni, radunando i capolavori più noti, anche nelle diverse versioni. Ma non basta, curata da Giovanni Iovane, docente e già direttore dell’Accademia, nella Sala Stirling di Palazzo Citterio-Grande Brera la rassegna «Brera Modern and Contemporary» mostrerà come Brera sia stata un laboratorio d’innovazione e come sabbia ospitato figure di primissimo piano dell’arte del Novecento e di oggi: da Wildt a Carrà, da Fontana a Fabro, nelle sue aule si sono avvicendati, da docenti o da allievi, dei veri maestri della modernità e del nostro tempo. Il 15 ottobre le Scuole di Grafica e Decorazione porteranno l’arte contemporanea nel quartiere Corvetto con una mostra nella Chiesa sconsacrata di San Vittore e i Quaranta Martiri, mentre il 22 ottobre, s’inaugurerà in San Carpoforo «Magnolia», un progetto di Massimo Kaufmann e Lorenzo Madaro, che riunisce i migliori talenti diplomati negli ultimi anni, scelti dai docenti di tutte le scuole di Brera. Da ultimo, l’installazione permanente «Brera Svelata» negli spazi comuni del Palazzo di Brera racconterà con immagini storiche le vicende delle istituzioni che qui hanno sede: insieme alla Biblioteca Nazionale Braidense e all’Istituto lombardo di Scienze e Lettere, l’Orto Botanico, l’Osservatorio Astronomico, lo Studio di Francesco Hayez e il Cortile d'Onore.

La presentazione del palinsesto di mostre, cui hanno partecipato gli assessori alla Cultura di Regione Lombardia (Francesca Caruso) e di Milano (Tommaso Sacchi), e il direttore generale Grande Brera, Angelo Crespi, è stata anche l’occasione per presentare il nuovo logo dell’Accademia, creato da The Branding Letters di Silvia Barbieri e Chiara Pomati, che prendendo le mosse dal disegno originale (1810 circa) di Giuseppe Bossi, segretario generale dell’Accademia dal 1801 (aveva allora 23 anni), in cui si vede la dea Minerva seduta in trono che sorregge le tre Grazie, da cui nel 1822, morto prematuramente Bossi, fu tratta l’incisione poi utilizzata sino a oggi. Quel logo ottocentesco ora si presenta come un’asciutta silhouette declinata nel nero o in un rosso caldo, molto più flessibile e adatta alle più diverse forme di comunicazione.

La Biblioteca storica dell’Accademia di Brera. Foto Giacomo Infantino

Ada Masoero, 11 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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