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La nuova galleria è in via Bonaventura Cavalieri 6 a Milano

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La nuova galleria è in via Bonaventura Cavalieri 6 a Milano

La Galleria Fumagalli apre una nuova sede a Milano

La gallerista Annamaria Maggi: «Tra i tanti non luoghi dell’arte, sarà uno spazio di esposizione ma anche d’incontro»

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Milano. A 45 anni dalla fondazione e a 25 anni dalla direzione di Annamaria Maggi (a Bergamo, nel 1991) la Galleria Fumagalli può a buon diritto fregiarsi del titolo di «galleria storica», e non solo per ragioni anagrafiche ma soprattutto per la quantità e la qualità delle piste che ha saputo aprire: è stata fra le prime, infatti, a riproporre sin dagli anni Novanta artisti come Castellani, Bonalumi e Uncini, oggi sugli altari di critica e del mercato internazionale, ma allora decisamente estranei al mainstream. E lo stesso accade ora, tra gli altri, con Giorgio Griffa, che ha esposto recentemente al Centre d’Art Contemporain di Ginevra, al Museu Serralves di Porto e alla Bergen Kunsthall, in Norvegia in mostre curate da Andrea Bellini, che hanno proiettato l’artista torinese sulla scena internazionale. Annamaria Maggi, in galleria prima come socia del fondatore Stefano Fumagalli poi, dopo la sua prematura scomparsa, come unica titolare, dopo aver spostato la sede da Bergamo a Milano, lungo i Navigli (in collaborazione con Museo Pecci e SpazioBorgogno), il 25 maggio apre con la mostra «Enrico Castellani, Robert Mangold, Robert Morris, Kenneth Noland. A personal view of Abstract painting and sculpture» la nuova, centralissima sede, in un loft in via Bonaventura Cavalieri 6, accanto alla Permanente.

Annamaria Maggi, da Bergamo a Milano, nel grande spazio lungo il Naviglio, e ora nel cuore della città: perché questi spostamenti?
Bergamo è una città culturalmente molto viva e ricca di collezionisti di rango ma innegabilmente è Milano il vero centro del sistema dell’arte in Italia, e come dice Jannis Kounellis «bisogna sempre mirare al centro». Al contrario di tanti colleghi, io non solo ho scelto di rimanere in Italia ma ho deciso di creare un vero «luogo dell’arte», fra i tanti «non luoghi» (le fiere, le aste, le aste online...) così diffusi nel nostro mondo. Vorrei che la nuova galleria fosse un luogo in cui l’artista, il collezionista, l’appassionato possano entrare, fermarsi e incontrarsi, instaurando rapporti veri, approfonditi. Resto infatti convinta del ruolo sociale dell’arte e della cultura. Per questo non proporrò soltanto mostre ma anche occasioni diverse d’incontro: dibattiti, presentazioni di libri (a settembre Dennis Oppenheim. Works and Video 1968-1972, edito da Skira, Ndr), videoperfomance (sempre a settembre, «Die Hamletmaschine», sul testo di Heiner Müller, scene di Jannis Kounellis, regia di Theodoros Terzopoulos, Ndr) e live performance, come il progetto di Maria Elisabetta Novello in calendario per gennaio 2017. Non è certo una novità, poiché lo facevamo già a Bergamo, ma è una consuetudine che mi sembra si sia perduta e che vorrei riattivare. E lo spostamento in centro è funzionale a questa visione.
Nella mostra d’esordio, curata da Hayden Dunbar, ha accostato due artisti «storici» della galleria, Castellani e Noland, e due presenti per la prima volta, Mangold e Morris. Perché questo dialogo a più voci?
Volevo una mostra che fosse al tempo stesso un omaggio alla storia della galleria, di cui sono molto orgogliosa, e un’apertura verso il futuro. Ma non solo: questi artisti apparentemente dissimili, pur nella pratica comune dell’astrazione, mostrano invece sorprendenti affinità. Vederli insieme lo proverà. Mi propongo, infatti, di attivare nuove idee, come penso accadrà con il ciclo di mostre, difficili ma molto stimolanti, che intendo dedicare ogni anno alla riscoperta di figure che siano state centrali nel sistema mondiale dell’arte: nella prima, a maggio 2017, Marco Meneguzzo rileggerà il grande lavoro di promozione dell’arte concettuale compiuto da Seth Siegelaub (1941-2013) negli anni Sessanta e Settanta. Nel frattempo, avremo nel prossimo ottobre una personale di Jannis Kounellis, poi quella di Maurizio Nannucci nel febbraio 2017.
Ha però in calendario anche due giovani artiste: Maria Elisabetta Novello, con la live performance cui accennava, e Chiara Lecca.
Sono progetti cui tengo molto: Elisabetta Novello presenterà nel gennaio prossimo un’installazione-performance con un «ricamo di cenere» sul quale alcuni danzatori balleranno fino a cancellarlo. Quanto a Chiara Lecca, un’artista che sostengo da 15 anni producendo ogni suo lavoro, stiamo ancora riflettendo: non certo perché manchino i progetti, ma perché, dopo le due recenti presenze museali in Germania e Belgio e la personale del prossimo settembre alla Ghisla Art Collection di Locarno, a mia cura, desideriamo un progetto inedito. Insomma, in questo nuovo spazio vorrei agire in modo più radicale di tanti colleghi e istituzioni che ultimamente si mostrano un po’ statici: vorrei mettermi in gioco, anche rischiando, sempre lontana da mode e omologazioni e guidata dalla passione, che è più remunerativa della speculazione. È ciò che abbiamo fatto in passato, e ha funzionato!


Il reportage completo è pubblicato in «Vernissage», la fotorivista allegata a «Il Giornale dell'Arte» di maggio 2016 ora in edicola

La nuova galleria è in via Bonaventura Cavalieri 6 a Milano

L'interno della nuova galleria Fumagalli a Milano

Annamaria Maggi con Dennis Oppenheim nella Galleria Fumagalli di Bergamo nel 2010

Ada Masoero, 20 maggio 2016 | © Riproduzione riservata

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