Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliGiotto avrebbe firmato la scena di Esaù respinto da Isacco nella Basilica superiore di San Francesco ad Assisi, per cui il brano d’affresco sarebbe suo, come ipotizzato talvolta in passato, e non del Maestro di Isacco.
Lo ha affermato Luciano Buso, ricercatore e studioso d’arte, in un convegno tenuto nella Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli ad Assisi dove ha illustrato le sue ricerche avviate nel 2008-09.
Applicando un suo metodo di analisi che «rivela firme, date, figure esoteriche celate nelle opere d’arte da Pompei ai giorni nostri», scrive nel suo sito, il ricercatore è sicuro di aver individuato nella scena assisiate la firma «Giottus» e la sigla «GB» (per Giotto da Bondone), oltre a volti demoniaci e a un probabile autoritratto del pittore.
Nel suo dossier Buso sostiene che Giotto «apponeva segretamente in ogni sua opera firme, date e immagini» e aggiunge di aver trovato anche due numeri, 1315 e 15, che daterebbero l’affresco a quell’anno escludendo perciò l’inizio dell’ultimo decennio del Duecento.
La scena di Esaù respinto da Isacco nella Basilica superiore di San Francesco ad Assisi
Altri articoli dell'autore
«We Were Here», il documentario di Fred Kudjo Kuwornu presentato alla Biennale di Venezia del 2024, è in corsa per le nomination alle statuette di Los Angeles. «Nel ’500 e ’600 troviamo soggetti neri anche in dipinti di artisti famosi. Ho cercato di intercettare quel momento dell’Europa in cui la razza non era una categoria su cui costruire differenze o un’ideologia razzista», racconta il regista
Sei anni fa il critico d’arte insultò l’allora presidente di Italia Nostra, contraria al prestito al Louvre del foglio di Leonardo. Dopo sei anni la vicenda si chiude con scuse via social e «una stretta di mano a distanza»
Da un incontro di studi moderato da Andrea De Marchi è emerso che la riproduzione 1:1 dell’«Adorazione dei Magi» degli Uffizi, ora restaurata ed esposta nella Pinacoteca Molajoli, era stata commissionata nel 1927 a Umberto Giunti, allievo di un celebre falsario, non per essere venduta come originale, bensì per abbellire un palazzo
Il vincitore dell’ottavo premio Ivo Pannaggi/Nuova generazione ai Musei civici di Palazzo Buonaccorsi



