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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliMilano. Messi alle spalle i giorni duri della guerra, tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta Roma diventò la città della dolce vita. L’Italia era ormai una repubblica, attraversata dal boom economico e dalla voglia di divertimento. Nella sua capitale confluivano artisti, intellettuali, attori e registi, che si confrontavano seduti ai tavolini dei bar di piazza del Popolo. Così al Caffè Rosati, Mario Schifano e Giosetta Fioroni, tra gli altri, diedero vita alla Scuola di piazza del Popolo. Fu grazie a loro che, dopo una breve ma intensa esplosione dell’Informale, alla Biennale di Venezia del 1964 venne inaugurata la stagione della Pop art italiana.
A ripercorrere questo particolare periodo è la Galleria Aica-Andrea Ingenito Contemporary Art con la mostra «Fioroni, Rotella, Schifano. La dolce vita dell’arte romana» dal 20 settembre (inaugurazione ore 18,30) al 5 novembre. Il percorso include una ventina di opere tra tele e décollage. Dalle iconiche figure realizzate con colori industriali, oro e alluminio da Giosetta Fioroni si passa ai lavori di Mario Schifano che, influenzato dal soggiorno a New York dove frequentò la Factory di Andy Warhol, seppe fondere i simboli del consumismo con la sensibilità di un espressionismo materico crepuscolare. E infine l’inventore del décollage, Mimmo Rotella, la cui arte furtiva ha cannibalizzato manifesti di pubblicità, cinema e moda rivelando, di quel mondo spensierato, il lato oscuro che troppo bene oggi conosciamo.

Mimmo Rotella, La Dolce Vita, 1990, décollage

Mario Schifano, Senza titolo, 1979-80, smalto su tela

Giosetta Fioroni, Una donna in silenzio, 1964, matita, smalti colorati, alluminio su tela
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