La collezione Schukin, il ritorno di una leggenda

Al Museo Puskin oltre 450 opere appartenute a Sergei Schukin e ai suoi fratelli

Pablo Picasso «Donna con ventaglio» (1909), Museo Puskin, Mosca
Anna Savitskaya |  | Mosca

Nell’autunno del 2016, quando nella parigina Fondation Louis Vuitton si apriva la mostra della collezione di Sergei Schukin (1854-1936), con opere del Museo Puskin e dell’Ermitage pochi avrebbero immaginato di poter vedere una simile mostra in Russia. Ma grazie a un accordo tra musei quest’estate si possono ammirare in sequenza «Schukin. Biografia di una collezione» al Museo Puskin di Mosca (fino al 15 settembre) e «Grandi collezionisti russi. I fratelli Morozov» (fino al 6 ottobre) all’Ermitage di San Pietroburgo.

Le due principali collezioni private di arte francese, dagli impressionisti a Picasso, di prima della Rivoluzione vengono così ricreate e mostrate con la massima completezza possibile. Entrambe vennero confiscate dopo la rivoluzione bolscevica e successivamente divise tra il Puskin e l’Ermitage. «Sarà un’occasione unica per il pubblico di misurarsi con i nomi più celebri dell’arte moderna, provenienti dalla collezione di Sergei Schukin e rappresentati dalle loro opere più note, esposti insieme nello stesso luogo»: Marina Loshak, direttrice del Museo Puskin, riassume così la mostra «Schukin. Biografia di una collezione» allestita nel museo moscovita.

Oltre 450 pezzi tra dipinti, disegni, sculture, oggetti di arte applicata e materiali d’archivio occupano pressoché per intero il secondo piano. Sono opere delle collezioni di Sergei Schukin (1854-1936) e dei suoi fratelli Piotr, Dmitri e Ivan (proprietari di un’azienda tessile, avevano il collezionismo nel sangue). Tuttavia, l’attenzione si concentra sui capolavori raccolti da Sergei.

Natalia Semenova, sua biografa e una delle curatrici della mostra, spiega che in oltre due decenni Schukin acquisì 256 tele di artisti francesi. Al Puskin se ne possono vedere 150, tra cui 24 di Matisse (tra cui «La Danse») e Picasso, 13 di Monet e André Derain, 7 di Cézanne e 5 di Rousseau.

Un appuntamento davvero unico dal momento che molte delle opere in mostra in futuro non potranno più lasciare le loro sedi originarie per ragioni conservative. Ai dipinti sono accostati brani di diari e lettere provenienti dall’archivio di famiglia.

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