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Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliLe Gallerie (al plurale) degli Uffizi che ci tengono a essere aperte a «culture diverse», la Galleria Borghese a Roma, la Galleria Nazionale delle Marche a Urbino: tre musei statali con autonomia speciale in autunno hanno visto riconosciuti dal Mibact i loro nuovi Statuti. Con un principio significativo che tutti registrano nei «preamboli»: sono istituzioni senza fini di lucro.
Vagliati dai rispettivi Comitati scientifici, approvati dai Consigli di amministrazione, redatti con un occhio al codice etico dell’International Council of Museums-Icom e uno al Codice dei Beni culturali, questi atti rappresentano un «requisito minimo» per un museo autonomo.
A dir la verità un decreto ministeriale del 23 dicembre 2014 impone che gli Statuti vadano approvati «entro sei mesi dal conferimento dell’incarico al direttore del museo». A metà dicembre 2017 il Ministero ha certificato i testi di 14 musei per cui ne mancano altri sei: Palazzo Ducale di Mantova, Palazzo Reale di Genova, Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma, Capodimonte a Napoli, Reggia di Caserta e Museo Archeologico di Taranto.
Gli Uffizi, accanto al «valore identitario», si prefiggono come «missione» «lo scambio dialettico tra i visitatori di diverse culture». Un principio intelligente, tanto più in tempi di chiusure. «In un mondo globalizzato è bene non arroccarsi ma stabilire che esiste una pluralità di lingue e approcci», osserva un componente del Comitato scientifico. Altri principi fondanti del museo diretto da Eike Schmidt? Un forte legame con il territorio, con le ville medicee ad esempio, con scuole, università e settori produttivi quali moda e design.
La romana Galleria Borghese, guidata da Anna Coliva, ha il merito di rendere lo Statuto facilmente accessibile online. Rivendicando il diritto esclusivo dell’uso del nome e dell’immagine pone l’accento sulla produzione editoriale propria e sul merchandising. E invoca relazioni «con tutti i portatori di interesse rilevante, i mass media, arte contemporanea, musica, moda, design».
A Urbino la Galleria Nazionale delle Marche, che ha sede nel Palazzo Ducale dei Montefeltro, rimarca connessioni con il Polo museale, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche, i privati. Accanto alla lotta al «rischio di dispersione» delle opere spiccano elementi cari al direttore Peter Aufreiter: curare bene servizi come bookshop, caffetteria e ristorante (il progetto è in divenire), favorire il marketing e il fundraising, la didattica, essere «un luogo inclusivo» anche per portatori di handicap.

Il cortile del Palazzo Ducale di Urbino
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