Redazione GDA
Leggi i suoi articoliLe Gallerie (al plurale) degli Uffizi che ci tengono a essere aperte a «culture diverse», la Galleria Borghese a Roma, la Galleria Nazionale delle Marche a Urbino: tre musei statali con autonomia speciale in autunno hanno visto riconosciuti dal Mibact i loro nuovi Statuti. Con un principio significativo che tutti registrano nei «preamboli»: sono istituzioni senza fini di lucro.
Vagliati dai rispettivi Comitati scientifici, approvati dai Consigli di amministrazione, redatti con un occhio al codice etico dell’International Council of Museums-Icom e uno al Codice dei Beni culturali, questi atti rappresentano un «requisito minimo» per un museo autonomo.
A dir la verità un decreto ministeriale del 23 dicembre 2014 impone che gli Statuti vadano approvati «entro sei mesi dal conferimento dell’incarico al direttore del museo». A metà dicembre 2017 il Ministero ha certificato i testi di 14 musei per cui ne mancano altri sei: Palazzo Ducale di Mantova, Palazzo Reale di Genova, Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma, Capodimonte a Napoli, Reggia di Caserta e Museo Archeologico di Taranto.
Gli Uffizi, accanto al «valore identitario», si prefiggono come «missione» «lo scambio dialettico tra i visitatori di diverse culture». Un principio intelligente, tanto più in tempi di chiusure. «In un mondo globalizzato è bene non arroccarsi ma stabilire che esiste una pluralità di lingue e approcci», osserva un componente del Comitato scientifico. Altri principi fondanti del museo diretto da Eike Schmidt? Un forte legame con il territorio, con le ville medicee ad esempio, con scuole, università e settori produttivi quali moda e design.
La romana Galleria Borghese, guidata da Anna Coliva, ha il merito di rendere lo Statuto facilmente accessibile online. Rivendicando il diritto esclusivo dell’uso del nome e dell’immagine pone l’accento sulla produzione editoriale propria e sul merchandising. E invoca relazioni «con tutti i portatori di interesse rilevante, i mass media, arte contemporanea, musica, moda, design».
A Urbino la Galleria Nazionale delle Marche, che ha sede nel Palazzo Ducale dei Montefeltro, rimarca connessioni con il Polo museale, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche, i privati. Accanto alla lotta al «rischio di dispersione» delle opere spiccano elementi cari al direttore Peter Aufreiter: curare bene servizi come bookshop, caffetteria e ristorante (il progetto è in divenire), favorire il marketing e il fundraising, la didattica, essere «un luogo inclusivo» anche per portatori di handicap.
Articoli precedenti
Al MoMA la retrospettiva della pioniera della performance che si vorrebbe rivedere più volte
Documenti dell’Archivio di Stato di Ancona li rappresentano nel contesto storico del regime fascista
La seconda puntata di una corrispondenza sui motivi che ci spingono a visitare i luoghi dell’arte
Le due importanti città-stato etrusche sono gemellate idealmente da ieri