Image

«Grandi segni» (1984) di Carla Accardi venduto da Il Ponte per 62mila euro. Cortesia di Il Ponte Casa d’Aste

Image

«Grandi segni» (1984) di Carla Accardi venduto da Il Ponte per 62mila euro. Cortesia di Il Ponte Casa d’Aste

In stallo il mercato delle aste in Italia

Mentre i fatturati delle case d’asta si sono ampiamente ridotti rispetto al 2019, le ultime vendite hanno evidenziato i limiti della piazza italica. Mancano gli outsider

Image

Alberto Fiz

Giornalista Leggi i suoi articoli

Lontana anni luce dalla frenesia del mercato internazionale, l’Italia viaggia al piccolo trotto in presenza di uno spread che si fa sempre più ampio. Con Lucio Fontana a mezzo servizio (negli anni d’oro bastava lui per assicurarsi metà del fatturato), la stagione primavera-estate è scivolata via senza particolari entusiasmi bloccata dalla guerra e dalle incerte prospettive economiche.

I fatturati del resto sono apparsi ampiamente ridotti rispetto al 2019, l’anno prepandemia: Christie’s con due aste online concluse rispettivamente l’8 e il 16 giugno ha incassato 6,8 milioni di euro, mentre tre anni fa l’ultima Thinking Italian in presenza aveva portato nelle casse della società 13,9 milioni. Anche Sotheby’s, pur avendo realizzato la migliore asta della stagione (il 13 aprile il fatturato è stato di 14,2 milioni) mettendo insieme ben tre opere di Giorgio Morandi e un dipinto di Domenico Gnoli, ha subito una riduzione di circa il 20% rispetto a 36 mesi fa quando il totale era stato di 17,5 milioni.

Le medesime considerazioni valgono per Il Ponte, che con i suoi 6 milioni di euro raggiunti tra il 24 e il 25 maggio, rimane distante dagli 8,3 milioni del giugno 2019. Sebbene in questa fase siano evidenti i limiti del mercato italiano che fatica a rinnovarsi, per gli investitori si sono aperti nuovi spiragli con un’attenzione sempre più evidente nei confronti della pittura astratta degli anni ’60 e ’70.

La frenata dello Spazialismo e di tutto il settore legato alla monocromia ha costretto il mercato a riorganizzarsi. Per consentire a Fontana di reggere l’impatto della crisi è stato necessario ridurre drasticamente la sua presenza nelle aste. Così Sotheby’s è riuscita nel miracolo di vendere un difficile «Concetto spaziale» (55,5x38,4 cm) con un solo taglio verde per 730mila euro e Christie’s ha puntato su un taglio rosso (41x33 cm) portandolo sino a 942mila euro. Anche Il Ponte ha giocata la sua partita e una piccola «Natura in bronzo (39x50x45 cm) ha raggiunto i 625mila euro, cifra che non si discosta di molto dalle previsioni.

Decisamente favorevoli i valori di Enrico Castellani che sembra godere di un sistema di protezione assai meno rodato rispetto a Fontana, tanto che da Christie’s una rara «Superficie rossa» del 2002 con le estroflessioni che sviluppano una croce non è andata oltre i 138mila euro. E il primo giugno da Dorotheum a Vienna ha realizzato un ottimo affare l’acquirente che ha speso 215mila euro per mettersi in casa «Superficie bianca» del 1985 (60x120 cm).

Proprio la casa d’asta austriaca ha messo sul piatto un’altra perla proponendo ad appena 65-85mila euro «Labirinto negativo», storica composizione di Carla Accardi; in pochi istanti l’opera è salita a 153mila euro, cifra ancora concorrenziale tenendo conto che proprio lei è stata tra gli italiani più richiesti ad Art Basel con prezzi che sfioravano anche i 400mila euro e lo stesso Minini ha venduto meglio Accardi di Anish Kapoor.

Nell’ambito dell’astrazione l’altro artista di punta è Piero Dorazio che da Christie’s ha messo a segno due colpi da ko. A Milano «Visita di Venere», monumentale reticolo blu del 1962 (196x149 cm), ha cambiato proprietario per 756mila euro. Ma il 14 giugno a Parigi ha fatto ancor meglio «Troppo segreto», un altro reticolo blu del 1961 (195x114 cm) tra le poche opere d’arte contemporanea presenti nella collezione di Hubert de Givenchy; la provenienza prestigiosa gli ha assicurato l’aggiudicazione record di 819mila euro.

Sempre da Christie’s, invece, ha deluso Mario Schifano e «Parte superiore», significativa composizione del 1964 esposta quell’anno alla Biennale di Venezia, non è andata oltre i 242mila euro rispetto a una valutazione massima di 350mila. E nella stessa occasione «Dedicato ai pittori d’insegne», altro lavoro emblematico del 1979-80, è tornato al proprietario iniziale nonostante una corretta valutazione di 120-180mila euro. Siamo di fronte al primo stop del pittore romano da quando nel 2019 è iniziato il rally.

Un campanello d’allarme da non sottovalutare sebbene nella vendita di Sotheby’s «Milano», un dipinto monocromo del 1962 proveniente dalla collezione Sonnabend, abbia superato il milione di euro. Il mercato appare fluido con trend favorevoli di breve durata e improvvisi cambi di direzione. Di recente sono stati molti i casi che hanno coinvolto gli artisti italiani e tra questi basta ricordare Fabio Mauri, Carol Rama, Vincenzo Agnetti, Dadamaino o Paolo Scheggi.

Nulla appare definitivo nemmeno quando la gestione viene affidata a galleristi stranieri interessati più a curare il proprio magazzino che a realizzare una politica di valorizzazione a lungo termine. Anche Fausto Melotti non appare affatto stabile e da Il Ponte «Arte del contrappunto plastico n. 1» del 1969, che nel 2016 era stato venduto da Christie’s Londra per una cifra pari a 278mila euro, è tornato al proprietario iniziale nonostante una richiesta di 100-150mila euro.

Nella stessa occasione «Ombre vaganti», lirica scultura in ottone del 1975, si è imposta per 137mila euro. Chi volesse tentare la strada del Novecento classico ha ancora straordinarie opportunità con prezzi molto spesso inferiori a quelli di vent’anni fa. Da Christie’s è stato «liquidato» a 113mila euro «La forêt dans l’appartement», potente composizione surrealista di Alberto Savinio del 1930. Se i listini non ingannano, quella stessa opera era stata acquistata nel 2010 dall’attuale venditore in un’asta di Farsetti a Prato per 550mila euro.

Quanto a Filippo de Pisis si possono fare ottimi investimenti al di sotto dei 30mila euro e da Il Ponte c’è voluto un ironico dipinto del 1930, «Natura morta marina con tartarughe (Il cappello di Napoleone)», per convincere un collezionista a spendere 69mila euro triplicando le valutazioni minime.

Se Ardengo Soffici è sceso negli Inferi tanto che discrete composizioni degli anni ’50 sono state sfilate nella vendita di Il Ponte al di sotto dei 15mila euro, nel mare magnum dell’Informale ha dato qualche segnale di risveglio Ennio Morlotti, un outsider da tempo fuori dai giochi: nella vendita di Christie’s «Campo di granoturco» del 1956 ha raggiunto 75mila euro e da Il Ponte «Adda», del medesimo anno, si è imposto per 93mila euro ridicolizzando la richiesta iniziale di 15-25 mila. Talvolta si vince viaggiando controcorrente. Basta avere la pazienza di aspettare.

«Grandi segni» (1984) di Carla Accardi venduto da Il Ponte per 62mila euro. Cortesia di Il Ponte Casa d’Aste

Alberto Fiz, 03 agosto 2022 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

L’opera d’arte in tribunale: la nuova pubblicazione di Alessandra Donati e Novelio Furin

Da Anna Maria Maiolino a Greta Schödl a Claire Fontaine, ecco gli artisti che potrebbero decollare in Laguna. Scarseggia l’ultracontemporaneo. Record di artisti deceduti: 177 su 322. E i Leoni d’Oro del 2022? All’asta è andata meglio Simone Leigh, peggio Sonia Boyce

È scomparso il 26 gennaio a 93 anni il collezionista che aveva creato a Celle uno dei parchi di arte ambientale più importanti al mondo. Un visionario, irrefrenabile, che nella sua vita non ha mai venduto un’opera

La parola alla neodirettrice della Fondazione genovese, che anticipa alcuni suoi programmi

In stallo il mercato delle aste in Italia | Alberto Fiz

In stallo il mercato delle aste in Italia | Alberto Fiz